La famiglia,
intanto, è passata alle vie legali, dando incarico a un avvocato di
diffidare l’istituzione scolastica a sostituire la docente di sostegno.
Ormai ha lasciato la scuola (e non vuole più tornarci) il ragazzo
autistico iperattivo affidato al sostegno di un’insegnante cieca.
Frequentava la prima classe del liceo scientifico Caminiti di Santa
Teresa di Riva, in provincia di Messina. Inutilmente la famiglia
chiedeva da tempo un’assistenza più adeguata. Nulla da fare,
l’amministrazione scolastica non ha offerto alcuna alternativa. “Una
situazione assurda”, commenta amaramente Maria Vitale Merlo dello Sfida
(Sindacato famiglie italiane diverse abilità) che patrocina la causa.
“Il ragazzo è in continuo movimento. Come fa una persona cieca a vedere
dove va e in che pericoli si mette?
Una persona cieca, inoltre, è abituata a farsi sentire toccando le
persone. E questo era un motivo in più per scatenare altri problemi,
perché guai a toccarlo quello studente: a causa della sua patologia,
infatti, scatta e se ne va. Del resto come poteva restare in classe
senza alcun profitto? Non sapendo cosa fare d’altro, lo mettevano
davanti a un computer a sentire musica. Solo per tenerlo buono, ma
senza alcuna possibilità di crescere nell’istruzione”.
L’associazione tiene a sottolineare che sotto accusa non è l’insegnante
cieca. “In altre condizioni – continuano alla Sfida – crediamo che
potrebbe essere utile e professionalmente preparato. Ma qui no, è la
persona sbagliata al posto sbagliato”. Come si è detto ogni tentativo
di trovare una soluzione pacifica non ha avuto esito. La famiglia è ora
passata alle vie legali, dando incarico ad un avvocato di diffidare
l’istituzione scolastica a cambiare le cose.
“Gli atteggiamenti alquanto discutibili, scaricabarile, silenzi,
rifiuto al confronto – dice ancora la Merlo – hanno determinato solo un
disagio e un grave danno allo studente che, per ovvi motivi, rimane a
casa.
A tutt’oggi chi è preposto a dover dare risposte e trovare soluzioni
tace. A pagare, ancora una volta, sono la famiglia e l’alunno. Sfida
chiede che le figure coinvolte dimostrino senso di responsabilità e
apertura “mentale” alle problematiche della disabilità; perché si
evitino contrasti che minano la serenità dei rapporti scuola famiglia
ed evitino contenziosi giudiziari”. Va detto che negli anni precedenti
il ragazzo autistico era riuscito a superare con buon profitto le
classi di elementari e medie.
Perché aveva accanto un sostegno adeguato. Alle superiori, dove
certamente il ruolo di un idoneo insegnante di sostegno sarebbe stato
ancor più decisivo per via di un assurdo meccanismo sull’assegnazione
dei posti, l’obiettivo è stato miseramente fallito. Un caso
incredibile, ma che pare non sia per nulla isolato.
Augusto Pozzoli - ilfattoquotidiano.it