Hanno scelto di manifestare tra le due sponde dello Stretto per
sottolineare che "la grande opera da compiere non è il ponte, ma un
collegamento tra la scuola e il Paese". Letizia Sauta, insegnante
precaria, lo scorso anno aveva interrotto lo sciopero della fame solo
dopo l'insistenza di Dario Francechini ed oggi, domenica 12 settembre,
era lì, tra i 4 mila (2.500 secondo la questura) scesi in piazza a
Messina per protestare contro i tagli previsti dal ddl Gelmini.
Dall'altra parte dello Stretto, a Villa San Giovanni, un gruppo di 300
precari - arrivati da Puglia, Basilicata e Campania - faceva eco agli
slogan dei colleghi siciliani, che hanno occupato la stazione
ferroviaria, bloccando i treni per un'ora e mezza e invaso uno degli
imbarcaderi dei traghetti delle Fs.
Una giornata senza incidenti ma all'insegna della tensione con le forze
di polizia, che hanno denunciato 25 precari e in queste ore ne stanno
identificando altri.
A fianco degli insegnanti e del personale Ata, hanno sfilato Cobas,
esponenti politici dell'opposizione e rappresentanti della Cgil, che a
Villa San Giovanni sono stati presi di mira dal sindacato autonomo Rdb.
Cronaca di una giornata di protesta
- Quando i manifestanti si sono radunati alle 11 di
domenica 12 settembre a piazza Cairoli, scandendo cori contro il
governo ("Vogliamo una
sola disoccupata, ministro Gelmini sei licenziata"), si è capito
presto che la loro intenzione era quella di dirigersi verso la stazione
marittima.
La polizia ha provato a contenere la folla per evitare che arrivasse
agli imbarcaderi, ma un gruppo si è staccato e ha raggiunto una delle
cinque invasature delle Fs, bloccando la nave "Riace" che attendeva di
salpare per Villa San Giovanni.
Nessun problema, invece, per i traghetti privati.
Poco dopo le 13 i manifestanti hanno occupato alcuni binari della
stazione centrale, dove gli esausti passeggeri di un convoglio,
proveniente da Torino e diretto a Palermo non l'hanno presa bene; ma
tra loro c'era qualcuno che allargava le braccia, mostrando una certa
comprensione per la rabbia dei manifestanti.
Il gruppo si è sciolto dopo le 15 e prima di lasciarsi i manifestanti
si sono dati appuntamento per un'altra iniziativa da organizzare per il
18 settembre a Palermo, la città dove Pietro
Di Grusa, del Comitato precari, ha fatto lo sciopero della fame
davanti al provveditorato per due settimane, "mentre la gente era a
mare - ha detto prima di andare via -.
Sono precario da 25 anni e senza lavoro dall'anno scorso".
Gelmini: Entro il 2018 assorbiremo
tutti i precari
- Intanto, il ministro Gelmini ha risposto a distanza ai
manifestanti: "Per risolvere il problema dei 220 mila precari - ha
detto - l'unica soluzione è il numero programmato che sarà introdotto
da quest'anno", confermando che nell'arco di 8 anni, grazie ai
pensionamenti, circa 21 mila l'anno e grazie anche alle nuove
immissioni in ruolo, "è possibile entro il 2018 dare risposta a tutti i
precari che abbiamo ereditato".
Secondo il ministro, "saranno 150 mila le immissioni in ruolo, mentre
per le restanti 70 mila persone si tratterà di contratti a tempo
determinato. Non ci saranno più spazi aperti a tutti, perché questa
modalità si è dimostrata non valida: anziché assegnare posti di lavoro
si sono assegnati posti di attesa nelle graduatorie".
Il ministro ha ammesso che questo provocherà problemi all'ingresso dei
giovani: "Programmare il numero - ha detto - significa sicuramente dare
ai giovani non il blocco, ma un numero limitato di posti".
Ma sindacati e opposizioni chiedono il ritiro del provvedimento e il
portavoce di Idv, Leoluca Orlando, parla di "un dramma che non riguarda
solo centinaia di migliaia di precari, ma l'intero Paese, nel quale si
guarda con atteggiamento di sufficienza, commiserazione e indifferenza
gli intellettuali e i professionisti".