Sicuramente non sarà un inizio d’anno scolastico tranquillo, e
non solo per la contrazione delle cattedre e delle supplenze,
che falcidieranno migliaia di precari, ma anche per la riduzione di
fondi alle scuole e le immancabili, conseguenti, forti proteste.
La politica del rigore di bilancio sta dando i suoi amari frutti e
senza le giuste alternative diventa come delle sciabolate nel buio.
16 mila nuove assunzioni (8 mila docenti e 8 mila Ata) a fronte di
oltre 41 mila pensionamenti danno il polso della situazione, a
cui si aggiungono 18 mila insegnanti licenziati e oltre 140 mila da
anni in attesa dello scorrere della graduatoria.
Intanto l’ordinanza sulle supplenze conferma la possibilità per
i docenti di ruolo di optare per altre sei ore aggiuntive alle 18
settimanali e nessuna ora a disposizione è prevista, mentre i
sindacati minacciano ad ottobre sia occupazioni simboliche delle scuole
e sia scioperi generali unitari a cui si stanno aggiungendo già
manifestazioni eclatanti di precari un po’ dovunque, ma sotto la comune
bandiera delle mutande, le sole, dicono, con cui lo Stato li ha
lasciati.
Loro fra l’altro si aspetterebbero che i collegi di ruolo non
accettassero ore eccedenti, sia per farli lavorare e sia per mettere in
crisi gli Usp, anche se fondamentale appare l’atto di
solidarietà che però rischia di perdersi davanti a
qualche euro in più sul magro stipendio.
In ogni caso qualcuno dovrà loro spiegare, soprattutto agli
ultra quarantenni lambiccanti ancora la supplenza annuale, cosa
dovranno fare del loro futuro, ma bisognerebbe pure illustrare ai tanti
giovani che vogliano iniziare la carriera di insegnante quali
possibilità avranno di trovare il posto.
Da che infatti si parla di istruzione nel nostro paese, si è
sempre saputo che la gavetta per ottenere una cattedra fosse lunga ma
che col tempo al fine ci si riuscisse: oggi tuttavia stanno ancora
così le cose? A guardare bene questa vecchia realtà
è assai mutata dopo l’abbandono dell’unica soluzione possibile
per azzerare il precariato: piazzare il 50% dei posti alle graduatorie
a esaurimento e il restante 50% ai neolaureati.
La finanziaria, la nuova riforma della istruzione superiore, la
riduzione delle ore e l’aumento di alunni per classe hanno invece tolto
tutte le sopravesti, lasciando appunto molti professori definitivamente
in mutande: saranno l’anno venturo del tutto spogliati?
di PASQUALE ALMIRANTE La Sicilia 30 agosto 2009