La proposta più comune che viene fatta dai respinti allo scritto o agli orali del concorso ordinario a preside, bandito due anni fa, è quella di bandire un nuovo concorso. E non solo da costoro parte la proposta ma anche da chi, in omaggio alla legge, non ha chiesto la sospensiva al Tar al quale invece molti altri si sono rivolti pur con punteggi di ammissione bassissimi e pure anche senza titoli, sicuri di ottenere credito legale nella evidente furbizia con cui il diritto è aggirato con il silenzio perfino dei sindacati e pure del Governo che ha adottato il Milleproroghe per salvarli. E la proposta è ora di più avvalorata dalle ulteriori novità che stanno nascendo in fase di colloquio orale, dopo lo scempio dello scritto in cui è stato dimostrato, attraverso i verbali, che i compiti furono corretti in pochissimi minuti, glissando perfino erroracci di grammatica e di sintassi. E successo dunque che un manipolo di professori, profondamente indignati, sobillati poi dalle parole dell’esperto legale della trasmissione della Rai, “Mi manda Rai3”, alla quale si erano rivolti per sollevare il caso a livello nazionale, spinti inoltre dall’atteggiamento interlocutorio del responsabile dell’Ufficio scolastico regionale, si sono rivolti alla Procura della repubblica e hanno inoltrato denuncia penale.
“Appare evidente”, dicono i professori, “che i pubblici ufficiali membri della commissione, nel corso dello svolgimento delle funzioni di correzione degli elaborati, hanno reiteratamente violato le norme di legge e di regolamento sopra citati e così procurato agli altri candidati un ingiusto vantaggio patrimoniale e agli esponenti un danno ingiusto in quanto esclusi dalla prova concorsuale.” E aggiungono: “Per tutto quanto esposto, i sottoscritti chiedono a V.S. – Signor Procuratore della repubblica di Palermo - di verificare la eventuale sussistenza di estremi di reati punibili ai sensi della legge penale vigente per i fatti meglio descritti in narrativa (falso in atto pubblico e abuso d’ufficio) ovvero per quelli meglio visti da codesta Autorità o per quelli che dovessero emergere nel corso delle successive indagini di P.G. Con riserva di costituirsi parti civili nei modi e termini di legge.”
Ma c’è di più. Alcuni docenti ci dicevano che dopo l’ordinanza del Tar di ricorreggere gli elaborati la commissione avrebbe proceduto senza più garantire l’anonimato, attribuendo lo stesso punteggio e in alcuni casi qualche voto in meno addirittura. E sarebbe scattato pure un paradosso perché la commissione ora starebbe correggendo con opposta lentezza. Per questo, dicono costoro, sarebbe bene che la Procura della repubblica di Palermo cominciasse a guardarci dentro e probabilmente troverebbe malformazioni rilevanti che andrebbero dalla stesura dei verbali, alle false dichiarazioni di presenza e perfino alla incompatibilità di alcuni commissari che avrebbero parenti al concorso e che si sarebbero dimessi solo dopo la correzione degli scritti o nel corso degli orali. I docenti invece respinti agli orali sollevano altre perplessità come la mancanza di griglie di valutazione adeguate su cui basare il punteggio finale e la loro successiva comparsa dopo documentati esposti. E ancora esami di gruppo fuori dalle regole fissate e con tempi di colloqui arbitrari di appena 10 minuti. Si capisce dunque che intorno a questo concorso è nato un pastrocchio di feudale memoria e nel quale la maggiore sconfitta è certamente la scuola che con ogni probabilità fra qualche tempo sarà gestita da un dirigente impreparato a dare vigore, dignità e sicurezza didattica al proprio Istituto, mentre si strilla di bullismo, di crisi di identità del docente, di funzione educativa e di dare indicazioni sicure agli alunni sul senso della vita e della felicità. E se questa è la triste conclusione, ci chiediamo: il signor ministro come intenderebbe risolvere il problema? Si sta adoperando per fare chiarezza?
PASQUALE ALMIRANTE (da www.lasicilia.it)