maCosì scompariranno concorsi e graduatorie
Roma. Laurea triennale, laurea magistrale, esame abilitante e un anno di tirocinio: sono i requisiti che serviranno per insegnare in qualunque scuola italiana, dalle elementari alle superiori. Lo stabilisce il secondo decreto attuativo della riforma della scuola, approvato ieri dal Consiglio dei ministri. E' un piccolo terremoto nel mondo della scuola, che vede scomparire concorsi e graduatorie. E che inserisce la novità, assoluta, della programmazione triennale dei posti di docente. Ma non la chiamata diretta da parte delle scuole._
I REQUISITI - Finito il periodo dei concorsi e delle graduatorie, agli insegnanti non basterà più - come nel caso della scuola elementare - possedere un diploma di istituto magistrale con abilitazione per insegnare. Né servirà più partecipare ai concorsi e iscriversi in graduatoria. Dopo la laurea triennale, ci si deve iscrivere a corsi di laurea magistrale specifici per l'insegnamento. Al termine dei due anni di corso, si consegue la laurea magistrale.
E si può accedere al concorso che ha valore abilitante per l'insegnamento. Superato al concorso, gli insegnanti sono assegnati alle scuole dove svolgeranno un anno di tirocinio, che sarà retribuito, ma anche soggetto a una valutazione da parte di un apposito comitato (il comitato per la valutazione del servizio). Solo se il comitato darà una valutazione positiva dell'insegnante, gli aspiranti professori potranno essere ammessi al concorso per l'assunzione nelle scuole (già autorizzato in sede di programmazione)._
LA PROGRAMMAZIONE DEI POSTI - Novità assoluta è la programmazione dei posti. Ogni tre anni, un decreto del presidente del Consiglio autorizza a bandire i concorsi per un numero di posti valutato attraverso le stime del ministero. Tra i dati incrociati dai tecnici di viale Trastevere, il numero dei posti di insegnamento, il numero degli alunni (anche disabili, per i quali è necessario un insegnante di sostegno), il turn over del personale docente._
I POSTI NELLE UNIVERSITA' - I corsi universitari per diventare docenti saranno così a numero programmato. Ogni regione avrà, distribuiti nelle varie università, un numero di posti pari a quelli previsti di coprire per concorso nella scuola statale della stessa regione. Se, insomma, si prevede la necessità di cento docenti in una regione per la fine del triennio (considerando i due anni per la laurea magistrale e l'anno di tirocinio), saranno cento i posti distribuiti nelle varie università di quella regione. A questi, si aggiungerà una percentuale del 30 per cento, per le esigenze complessive del sistema di istruzione._
AVVIO GRADUALE - Il nuovo metodo di reclutamento entrerà in vigore in maniera graduale. Per il momento, il 50 per cento dei posti sarà assegnato in base alle vecchie graduatorie e il 50 per cento con il nuovo sistema di reclutamento. «In pochi anni mi auguro - ha dichiarato il ministro Moratti - che riusciremo a esaurire le graduatorie attuali e quindi passare al nuovo sistema, certamente più qualificante». _
LA CRITICA - Non è stato immune da critiche il nuovo sistema di reclutamento. Se tutti si sono dichiarati d'accordo sulla laurea per tutti i docenti, qualche perplessità era stata avanzata sulla gestione del personale da parte delle regioni. Una critica superata con la decisione di attribuire alla presidenza del Consiglio il decreto per il piano triennale, e di non inserire, nel decreto, la possibilità di chiamata diretta da parte degli istituti.
La riforma della scuola (legge 53 del 2003), almeno sulla carta, è quindi compiuta. Con il varo definitivo degli ultimi due decreti attuativi - quello sul secondo ciclo di istruzione e l'altro che modifica il meccanismo di accesso alla professione di insegnante - il nuovo profilo dell'istruzione in Italia è stato delineato. Gli altri quattro decreti che hanno già ricevuto il via libera nei mesi scorsi riguardano il primo ciclo di istruzione, la valutazione, l'alternanza scuola-lavoro e il diritto-dovere all'istruzione.
A. G.,
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