Il Dott. Marco Marzolini, genitore e psicoterapeuta, chiamato professionalmente per il problema relativo al Liceo Classico Beccaria, come riportato in Repubblica e da Edscuola.it, affronta il tema delle troppe bocciature ...
Da Edscuola.it .
Da Repubblica LA LETTERA Beccaria, io boccio i professori MARCO MARZOLINI*
Domenica, 24 Luglio 2005
LA LETTERA
Beccaria, io boccio i professori
MARCO MARZOLINI*
Cinque studenti bocciati all´esame di stato nella classe 3 L del liceo classico Beccaria. Repubblica titola: «Troppi i bocciati le mamme protestano». Sono proprio queste mamme le uniche protagoniste di questa vicenda o c´è altro in questa sconcertante anomalia statistica dell´esame di maturità? Come genitore di un neodiplomato del Beccarla e psicoterapeuta chiamato anche professionalmente a occuparmi del fatto, credo che l´accaduto meriti qualche considerazione più meditata .
Ho conosciuto bene le ragazze e i ragazzi di quella classe, quasi tutti, i promossi e i bocciati; ho avuto svariate occasioni, da anni, di incontrali individualmente e in gruppo, di valutarne il modo di essere e di agire, le difficoltà, le capacità, le speranze e le aspettative ed anche la disponibilità di appassionarsi alla vita.
Adolescenti assolutamente nella media, ciascuno con i propri tratti e le proprie particolarità, certo diversi gli uni dagli altri, ma tutti drammaticamente "normali", come può essere la normalità di un adolescente.
Socievoli, curiosi, alle prese con le contraddizioni e le incertezze tipiche dell´età; e altrettanto "normalmente" goliardici e giocosi.
Ciò che è accaduto nella "famigerata" terza L non è riducibile al suo epilogo, come se, confondendo la causa con l´effetto, ci si debba oggi soffermare sulla presunta inclinazione isterica di qualche madre delusa, né all´opera di un fato beffardo che si sarebbe divertito a concentrare in quella classe una coorte straordinariamente omogenea di diciannovenni antisociali.
È invece l´espressione, senza mezze misure, di un fallimento didattico ed educativo, fallimento anche possibile, come in ogni impresa umana, ma – è questo il punto – sistematicamente misconosciuto e negato, non visto dai suoi attori insegnanti, mostruosamente proiettato sui ragazzi: lo scacco dei docenti trasformato in disinteresse e indisciplina dei discenti.
Un processo incontrollato, che parte dalla incapacità di tollerare la propria inadeguatezza, di riconoscerla e di affrontarla, e scivola inevitabilmente verso dinamiche apparentemente – ma solo apparentemente – incomprensibili, fatte di messaggi distorti, di incoerenza, di sgretolamento dell´autorevolezza e della fiducia, schegge impazzite del disastro relazionale che si è consumato negli anni, schegge tanto più pericolose, quanto meno consapevoli.
È esattamente per questo genere di fenomeni che il vecchio Freud avrebbe voluto applicato, per alcune professioni come quella di insegnante e di educatore, l´obbligo del trattamento psicoanalitico: perché solo una conoscenza di sé, profonda e consolidata può evitare, in un compito così delicato ed emotivamente coinvolgente, di scambiare, confusivamente, le proprie difficoltà ed i propri nodi irrisolti con quelli dell´altro.
Il professore che alla fine dell´esame chiede indistintamente a tutti, anche al ragazzo che sa già di bocciare, cosa farà all´Università non è il finale grottesco di una barzelletta scolastica, né solo l´aneddoto surreale su una sorta di par condicio ottusa, sadica, sgangherata.
È il segno drammatico dell´assenza di empatia, cioè di quella funzione evoluta che permette all´adulto di immedesimarsi con l´universo mentale dell´Altro, in quel contesto e in quel momento; per questo la mancanza di empatia è il peccato più grave per un professionista della comunicazione.
È lo stesso peccato (e non l´insuccesso scolastico in sé) che, certamente insieme ad altri fattori, può in qualche caso indurre, in alunni più fragili o più soli, un gesto drammatico e disperato.
Oggi la scuola superiore è di fatto scuola dell´obbligo; dovrebbe quindi alfabetizzare, cioè fornire l´istruzione e la formazione di base perché un giovane possa interagire in modo sufficientemente adeguato con la società in cui vive.
Come la terza media quarant´anni fa o la quinta elementare ottanta anni fa.
Ma allora…ridateci qualche vero Maestro! E si boccino quindi meritatamente tutti gli insufficienti veri, chi non ha voluto apprendere, ma anche chi non ha saputo educare.
MARCO MARZOLINI
*genitore e psicoterapeuta