
Virginia Magnaghi, Valeria Spacciante, Virginia Grossi, potevano prendersi il loro diploma e tornare alla loro sedia, nella sala semivuoto per il distanziamento Covid 19, invece, si sono esposte con un discorso a tre voci ben articolato nello svolgimento.
Innanzitutto un doveroso ringraziamento ai Professori ed anche a tutto il Personale non docente, citando anche il Personale della portineria, della mensa e della biblioteca.
Il “grazie” per quanto ricevuto in questi anni ha accompagnato le varie tappe del percorso universitario. Sono entrati studenti liceali, con in mano il diploma di maturità ed ora hanno il titolo accademico di “dottori” e “ricercatori” universitari con il marchio di eccellenza della storica e prestigiosa Scuola Normale di Pisa.
Il loro discorso manifesta il grande desiderio di una scuola vera non performante ma formativa, non competitiva ma in grado di mettere in azione le competenze individuali nell’azione collaborativa.
Hanno richiesto un maggior coinvolgimento nelle scelte tematiche delle ricerche Non un sistema scolastico frontale, io insegno tu galleggi, ma relazionale, dialogante, seminariale, costruttivo. Il successo dipende anche dal modo in cui si instaura e si condivide la relazione di apprendimento-insegnamento.
Hanno evidenziato come la scuola e la ricerca dovrebbero privilegiare la dimensione del servizio alla società e del benessere di tutti, svincolandosi dalle logiche di mercato che scuola-azienda, essendo soggetta al potere economico, spesso impone e governa.
Anche senza citare Anna Maria Ciccone, la prima donna siciliana, di Noto, che ha insegnato Fisica e spettrometria alla Normale negli anni Quaranta, le neolaureate hanno evidenziato con riferimenti statistici le disparità di genere tra i personale docente, come pure il divario nella selezione di ammissione tra i ragazzi del Nord e del Sud e la grafica della provenienza degli studenti della Normale lo conferma.
Con fermezza hanno dichiarato:. “Se noi siamo arrivate qui, non è grazie a questo sistema, è nonostante questo sistema”.
Il messaggio è stato raccolto dal Direttore Luigi Ambrosio, il quale nell’intervento conclusivo ha aggiustato il tiro di alcune frecciatine delle studentesse, ma il messaggio è stato forte ed incisivo anche per l’ampia eco che ha avuto sui social.
Una scuola che forma, che educa, che aiuta a crescere come persone e cittadini è stato sempre il grande obiettivo e la finalità dell’istituzione scolastica che “se ben inizia sarà a metà dell’opera”.
Il cammino verso l’eccellenza dovrebbe caratterizzare tutti gli ordini di scuola, senza mai accontentarsi degli “obiettivi minimi” e la centralità dello studente, protagonista attivo del percorso formativo, è un valore da custodire e rispettare nella prassi di ogni giorno.
Giuseppe Adernò