Si riaccendono
nuovamente i riflettori sul “caso” del concorso a cattedra che
interessa molti docenti cosentini rimasti con il fiato sospeso per
questa vicenda. Restano tante ombre e molti dubbi. Mentre
il mistero degli elaborati spariti parrebbe aver trovato una soluzione,
restano insoluti alcuni punti. Il “caso”
relativo alla sparizione era scoppiato subito dopo la
pubblicazione sul web del verbale redatto dalla commissione
esaminatrice di Lettere, in cui si evidenziava che alcune buste erano
prive di elaborati. Da qui l'inchiesta della Procura di Catanzaro
avviata a seguito dei numerosi esposti dei candidati che hanno
partecipato al concorso. Nel mentre sia Orizzonte scuola che
l'Anief avevano chiesto delucidazioni in merito al verbale, senza avere
alcuna risposta. Dopo una settimana spunta il comunicato dell'Ufficio
scolastico regionale in merito al ritrovamento degli elaborati,
apparentemente svaniti, a cui a distanza di qualche giorno ne segue un
altro, che ha scatenato l'ira dei candidati.
Ricordiamo che, in un primo momento, l'ufficio scolastico aveva
dichiarato che per “un eccesso di zelo”avrebbe
fatto inserire una ulteriore busta per tutelare l'identità dell'autore
dell'elaborato. Tesi che, in breve tempo, sembra essere svanita nel
nulla.
A distanza di qualche giorno però l'USR ha inviato un altro
comunicato stampa nel quale non si evidenzia più “l'eccesso di zelo”, ma si parla
solo di mero errore dei candidati che, presumibilmente, pare abbiano
inserito l'elaborato nella busta media e non nella grande, delle tre in
dotazione.
Affermazione questa che ha scatenato la rabbia dei concorrenti bruzi
come quelli del resto della Calabria, i quali dichiarano di esser
certissimi di avere inserito l'elaborato nella busta in formato A4, e
di averlo fatto, soprattutto, in presenza della commissione. Quindi
smentiscono quanto affermato dall' Usr nel comunicato.
I candidati si chiedono come mai l'Usr abbia fatto due comunicati
differenti, distanti l'uno dall'altro e “contraddittori”.
A questo punto c'è qualcosa che non torna.
I partecipanti sono sul piede di guerra e in questa vicenda vogliono
vederci chiaro.
Non accettano di esser loro “il capro
espiatorio” di un “errore”
che è a monte di tutto.
Anche perché i candidati presenti in aula, a svolgere la prova scritta,
non erano poi tanti, così come qualcuno ci racconta, più o meno
suddivisi a gruppi di sette o dodici per aula per cui ognuno vedeva
bene ciò che faceva l'altro e, quindi, il proprio vicino di
banco.
Resta il fatto che il famigerato “concorsone”
continua a tingersi di giallo. Così come suscita perplessità la notizia
di una commissaria dimissionaria.
Sono tanti gli interrogativi che emergono. Tante le ombre.
Di certo qualcuno dei candidati il rospo non se lo è ingoiato, ed è
pronto a fare guerra, né tanto meno è chiara la vicenda dei numeri
attribuiti a ciascun candidato a cui pareva corrispondere il numero
della busta contenente gli elaborati, apparentemente svaniti, sì perché
sembrerebbe che quei numeri non siano più gli stessi, stando a
quanto afferma l'Usr, e, quindi, pare che siano cambiati.
Difatti, alcuni dei partecipanti tramite legale, hanno chiesto
l'accesso agli atti, proprio per far luce su questo passaggio. Così
come resta poco chiaro il fatto che alcuni candidati abbiano ricevuto
due buste, mentre altri tre. Il giallo, dunque, continua.
Certo è che i concorrenti interessati non lasceranno andare la cosa con
estrema facilità.
Stando ai fatti, dunque, non sono state rispettate e applicate le
indicazioni ministeriali, per cui oltre alle tante anomalie, emergono
dei vizi sostanziali, pertanto, la prova rischierebbe di esser
invalidata e il concorso ripetuto. “Se meritocrazia e trasparenza
amministrativa”, dicono i candidati, “viene auspicata dal
ministro Profumo, chiediamo a gran voce che venga fatta chiarezza e,
laddove esistano i presupposti, chiediamo ancora che si impedisca la
prosecuzione di un concorso che presenta falle da ogni parte”.
Adele Sammarro
adelesammarro@tiscali.it