Com’è noto, i
vincitori del recente concorso a Dirigente scolastico nella Regione
Calabria sono stati fortemente penalizzati (per non dire beffati) dal
piano di dimensionamento varato dalla Regione Calabria per l’anno
scolastico 2012/2013 che ha soppresso un centinaio circa di Istituzioni
scolastiche autonome.
In virtù del riparto di competenze tra Stato e Regioni in materia, così
come sancito dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 147 del 5
giugno 2012 - che richiama precedenti sentenze sulla vexata quaestio
delle competenze (la n. 200 del 2009 e la n. 22 del 2011) - sembra
opportuno sottolineare che, ancor di più dopo la Riforma del Titolo V
della Costituzione, del 2001, la programmazione del servizio scolastico
sul territorio (denominata “dimensionamento”) rientra tra i compiti
affidati alle Regioni e ciò in virtù del fatto che, secondo
l’insegnamento della Consulta, la preordinazione di criteri
relativi al dimensionamento delle scuole «ha una diretta ed immediata
incidenza su situazioni strettamente legate alle varie realtà
territoriali e alle connesse esigenze socio - economiche di ciascun
territorio, che ben possono e devono essere apprezzate in sede
regionale…». Solo in sede regionale, quindi, possono essere
apprezzate e tutelate realtà e peculiarità, e solo a partire
dalla stessa sede possono essere effettuate scelte che incidono sulla
qualità dell’offerta formativa e, in parallelo, sull’occupazione -
presente e futura - finalizzata all’obiettivo europeo della migliore
inclusione sociale.
Non è superfluo evidenziare che nel corrente anno scolastico su 407
Istituzioni scolastiche attualmente operanti in Calabria (da 508
esistenti ante dimensionamento) ben il 22% di esse è andato a reggenza,
ossia senza l’assegnazione di un Dirigente e di un Direttore dei
servizi generali e amministrativi. Così come non è tollerabile che i
posti di Dirigente scolastico messi a Concorso con un bando pubblico
valevole su tutto il territorio nazionale possano esistere o scomparire
a seconda delle scelte operate dalla classe politica regionale di turno.
Ebbene, la Regione Calabria, chiamata, per l’A.S. 2013/2014, a
rivedere, a seguito della sentenza della Corte Costituzionale sopra
citata, la riorganizzazione dell’intera rete scolastica (che già tante
perdite di posti di lavoro ha provocato - in primis posti di Dirigente
scolastico e di Direttore dei Servizi Generali Amministrativi), si è
dimostrata, ancora una volta, fanalino di coda in tutta Italia, con
buona pace di tanti proclami e di buone intenzioni preelettorali, tra
cui annoveriamo la richiesta di ben 408 dirigenze allo Stato centrale
da parte dell’attuale Presidente della Giunta Regionale. La Regione
Calabria, infatti, è una delle poche che non riesce a portare a casa
neppure le 353 dirigenze (+ 5 CPIA, ossia: centri provinciali per
l’istruzione degli adulti) concesse stentatamente dallo Stato sulla
base del tanto discusso parametro, 900 alunni per scuola, elaborato in
sede di Conferenza Stato-Regioni. A fronte di 35 dirigenze in più
calcolate sulla base del parametro di 900 alunni, solo 11 sono, invero,
le autonomie (ad oggi) recuperate in tutto l’ambito regionale e
l’inerzia di quanti hanno responsabilità in materia rischia di
procrastinare sine die quella soluzione tanto attesa su cui fondare i
presupposti necessari al fine di recuperare le 24 circa (ossia 35
– 11) dirigenze in più ad oggi “bruciate” in Calabria.
Non c’è bisogno di ricordare che il dimensionamento scolastico in
Calabria ha lasciato, con drammatica evidenza nelle province di Cosenza
e di Reggio Calabria, del tutto inalterate quelle diffuse situazioni
d’incostituzionalità (ormai conclamate) che continuano ad erodere,
oltre che il diritto all’immissione in ruolo di quanti hanno superato
il concorso a Dirigente scolastico, anche, e certo non meno gravemente,
il diritto allo studio dei giovani studenti calabresi, costretti
ancora, per il futuro anno scolastico 2013-2014, a fare i conti con le
inefficienze legate sia ad un massiccio e disorganico ricorso alle
reggenze, sia al sovradimensionamento che ha portato a mega
Istituti scolastici del tutto ingovernabili. Patologie denunciate
da tutti, ma non sanate da alcuno, e ciò più per paralisi della
volontà politico/amministrativa che per difficoltà ascrivibili alla
fattibilità giuridica, come ci dimostrano Regioni decisamente più
“virtuose” della nostra.
Al di là delle legittime aspettative dei vincitori del concorso a
dirigente scolastico in Calabria, riteniamo sia un grave danno (per la
Scuola in genere, per ciascuna delle Istituzioni scolastiche implicate,
oltre che per la professione dei dirigenti scolastici) la
mancanza di un Capo di Istituto stabile e quindi in condizione di
potersi dedicare alle esigenze della comunità scolastica a lui affidata.
Ed allora, a fronte dell’inerzia ostruzionistica di alcune Province,
come quella di Cosenza (fermo restando che, purtroppo, anche la
Provincia di RC - in materia di dimensionamento - ha fatto molto di
meno di quanto avrebbe potuto e dovuto fare), che cosa si aspetta, come
Regione Calabria, ad esercitare i poteri sostitutivi e nominare un
Commissario ad acta che provveda al giusto e necessario
dimensionamento? Ed infatti, tutti si chiedono il perché la Giunta
Regionale calabrese, su impulso del competente Assessore regionale
all’Istruzione, nell’interesse del sistema scolastico calabrese, a
fronte dell’inerzia della Provincia di Cosenza, non si determini ad
adottare i poteri sostituivi che pure, in virtù del principio di
sussidiarietà, ad Essa competono, e non provveda quindi, come sarebbe
doveroso, a restituire alla Scuola calabrese una parte di quanto alla
stessa è stato sottratto in virtù della indiscriminata opera di
dimensionamento perpetrata nel precedente anno scolastico. Si possono
ritenere convincenti le “motivazioni” addotte dall’assessore
provinciale all’Istruzione della Provincia di Cosenza a giustificazione
della sua inerzia?
Conclusasi la tornata elettorale, ormai non è più tempo di promesse
propagandistiche. Semmai è il momento delle scelte e dei fatti concreti
!!
Pertanto, si esorta l’Assessore regionale al ramo, Prof. Caligiuri, a
non rimanere sordo alle sollecitazioni che provengono dal mondo della
Scuola calabrese, già pesantemente penalizzato dal piano di
dimensionamento approvato nello scorso anno scolastico, e a far di
tutto, anche attraverso la nomina di un Commissario, per rimediare al
mancato dimensionamento scolastico nella Provincia di Cosenza, la
quale, probabilmente per una ingiustificata contrapposizione politica
verso una Giunta regionale di diverso colore, si ostina a non voler
fare nulla in tema di dimensionamento scolastico, lasciando inalterato
il sistema attuale delle reggenze nelle varie Scuole, ad oggi,
purtroppo, sempre, più numerose.
Se tale sollecitazione dovesse rimanere lettera morta, vorrà dire che
all’inerzia dell’Amministrazione provinciale di Cosenza - e di altre
Province parimenti rimaste inerti - si sarà sommata la deplorevole
inerzia dell’Amministrazione regionale calabrese, con l’effetto della
perdita definitiva di ulteriori 24 autonomie scolastiche in ambito
regionale, con conseguenti disservizi e perdite di posti di
lavoro, in primis le nuove dirigenze fruibili in base al
parametro di 900 alunni per ogni Istituzione scolastica.
Il tutto nell’indifferenza di una classe politica latitante sul
piano dell’impegno concreto volto ad assicurare il diritto
costituzionale al lavoro ed allo studio, incapace di assumersi in pieno
le proprie responsabilità ed ormai del tutto sorda ai bisogni del
Territorio calabrese.
f.to: i vincitori del concorso a D.S. nella Regione Calabria.
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