Le nuove consapevolezze
delle "Indicazioni nazionali"
sull'Italiano L2: valorizzare il plurilinguismo e riconoscere la
diversità delle esigenze linguistiche.
Nelle recenti “Indicazioni nazionali per la scuola
dell’infanzia e del primo ciclo dell’istruzione”, lo spazio
dedicato al tema dell’italiano e dello sviluppo linguistico, in
generale, è molto ampio e approfondito. In particolare, l’attenzione
nei confronti dell’italiano come seconda lingua si basa su tre punti di
partenza e altrettante consapevolezze:
• nel nostro Paese vi è da sempre una
diffusa varietà linguistica, originata soprattutto dalla persistenza
della dialettofonia e dalla presenza di minoranze linguistiche;
• fra gli alunni cosiddetti “stranieri”, i profili linguistici sono diversi: accanto a coloro che entrano nella scuola subito dopo l’arrivo dal loro Paese, i quali sono ovviamente non italofoni – e che, negli ultimi anni, sono in costante calo – vi sono i bambini nati qui e “immersi” fin dalla nascita nei significati e nei suoni dell’italiano;
• è importante che nella scuola vi sia il riconoscimento delle situazioni di bilinguismo. Chi apprende l’italiano come seconda lingua non è infatti una tabula rasa, ma è in grado di comunicare, e a volte anche di leggere e scrivere, nella madrelingua.
A proposito del primo aspetto, nelle “Indicazioni” si legge: “Nel nostro Paese, l’apprendimento della lingua avviene oggi in uno spazio antropologico caratterizzato da una varietà di elementi: la persistenza, anche se quanto mai ineguale e diversificata, della dialettofonia; la ricchezza e la varietà delle lingue minoritarie; la compresenza di più lingue di tutto il mondo; la presenza infine dell’italiano parlato e scritto con livelli assai diversi e con marcate varianti regionali. Tutto questo comporta che nell’esperienza di molti bambini e ragazzi l’italiano rappresenti una seconda lingua”.
• fra gli alunni cosiddetti “stranieri”, i profili linguistici sono diversi: accanto a coloro che entrano nella scuola subito dopo l’arrivo dal loro Paese, i quali sono ovviamente non italofoni – e che, negli ultimi anni, sono in costante calo – vi sono i bambini nati qui e “immersi” fin dalla nascita nei significati e nei suoni dell’italiano;
• è importante che nella scuola vi sia il riconoscimento delle situazioni di bilinguismo. Chi apprende l’italiano come seconda lingua non è infatti una tabula rasa, ma è in grado di comunicare, e a volte anche di leggere e scrivere, nella madrelingua.
A proposito del primo aspetto, nelle “Indicazioni” si legge: “Nel nostro Paese, l’apprendimento della lingua avviene oggi in uno spazio antropologico caratterizzato da una varietà di elementi: la persistenza, anche se quanto mai ineguale e diversificata, della dialettofonia; la ricchezza e la varietà delle lingue minoritarie; la compresenza di più lingue di tutto il mondo; la presenza infine dell’italiano parlato e scritto con livelli assai diversi e con marcate varianti regionali. Tutto questo comporta che nell’esperienza di molti bambini e ragazzi l’italiano rappresenti una seconda lingua”.
Sesamo didattica interculturale