“E’ urgente
rivedere il sistema dei test di ingresso per l’iscrizione ai corsi di
laurea.” – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti. Da sempre
siamo stati contrari a questo sistema, in quanto rappresenta un
ostacolo (non sempre giustificato) all’accesso agli studi: una logica
che assomiglia molto a quella degli ordini professionali, che si
configurano come vere e proprie “caste”. Addirittura questo sistema
rischia di trasformarsi in un meccanismo adottato dagli atenei per fare
cassa (dal momento che ogni singolo test può costare anche oltre 100
Euro). Anche laddove sia necessario predisporre il numero chiuso per
motivazioni oggettive (laboratori, aule, ecc.) bisogna utilizzare
questo strumento con estrema attenzione e correttezza, disponendo
quesiti attinenti e criteri di valutazione equi, certi ed attendibili.
Meglio ancora sarebbe svolgere un migliore orientamento, magari
somministrando dei test indicativi agli studenti del 5° anno delle
superiori, per aiutarli e consigliarli nella scelta della facoltà più
appropriata, piuttosto che negare loro l’accesso.
Troviamo assurdo, inoltre, adottare il numero chiuso “preventivamente”:
per quei corsi di laurea in cui si effettuano laboratori solo al 2° o
al 3° anno, si prevedano piuttosto dei sistemi di turnazione o, al
massimo, un meccanismo di “sbarramento” con dei test e delle prove
strettamente attinenti al corso di laurea per l’accesso agli anni
successivi, lasciando invece libera la frequenza del primo anno.
Laddove si verifichino irregolarità o “casi sospetti”, in ogni caso, le
nostre Associazioni sono a disposizione degli studenti che vorranno
fare ricorso per far valere il proprio diritto allo studio.
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