Un esercito
di docenti che mettono a disposizione delle scuole il proprio impegno
lavorativo e che, con la loro presenza, garantiscono il normale
svolgimento delle lezioni. Spesso lontani da casa e dai propri affetti,
con l’aggiunta delle spese a carico. La maggior parte arriva dal
meridione, diretti al nord, dove spera di poter svolgere la propria
professione. Quelli di terza fascia, vengono dopo la prima e la seconda
fascia e dopo quelli della lista salva precari e alla fine, se rimane
qualcosa, arriva la tanto desiderata chiamata. Insegnanti che non hanno
certezze per il futuro e che ad ogni autunno rivivono l'angoscia
dell'attesa. Scuole che per risparmiare sui costi interrompono il
contratto per non pagare le festività e lo riprendono subito dopo,
altre che, addirittura, non riescono nemmeno a pagare lo stipendio dei
supplenti.
Ma questi, nel frattempo, devono pur vivere, pagare l'affitto e le
spese varie per sopravvivere e si ritrovano a fine a mese a farsi
mandare i soldi da parenti o amici.
Gente che, silenziosamente, si adatta ad ogni circostanza, spesso con
il sorriso sulle labbra, ma con la sofferenza nel cuore.
Docenti che lavorano con lo stesso impegno e la stessa professionalità
degli altri, quelli di ruolo, che molto spesso li guardano senza
considerarli, anche se, come loro, sono “insegnanti” e dichiarati
idonei allo svolgimento della professione. Ma per tanti insegnati di
ruolo, alunni, genitori e, persino, per lo Stato, “rimangono docenti
invisibili”, sono solo dei “supplenti”. Quegli stessi che, però,
maturano anni di esperienza, spesso tutta una vita, e che ci mettono
l'anima e il cuore, nello svolgimento della professione.
Diventano insegnanti a tutti gli effetti per i doveri, devono fare
scrutini, firmare le schede, partecipare agli incontri, anche se,
spesso, se ne stanno là senza nessuna voce in capitolo, tanto sono solo
supplenti e se poi fanno sostegno…diventano ancora più trasparenti.
Non ci sono diritti per questo “popolo di invisibili”, non possono far
parte neppure delle liste “salva precari”, pur avendone maturato i
requisiti come quelli di prima e seconda fascia, se si ammalano vengono
pagati al 50 per cento e non hanno diritto al pagamento delle vacanze
estive, anche se hanno maturato molti anni di servizi.
In passato lavoravano nella speranza di un concorso abilitante, e
nell’attesa che, accumulando punteggio, potevano realizzare il loro
sogno, quello di diventare insegnanti. Adesso sono senza speranza, in
attesa che, se esce il corso abilitante e se va bene, passano dalla
terza alla seconda fascia. Una meta ambita, per dei professionisti che
hanno alle spalle anche venti anni di attività e che diventerebbe pari
livello di un giovane neolaureato senza nessuna esperienza!
Già, dimenticavo! Ambire “al posto fisso”, dopo anni di sacrificio è
noioso, meglio cambiare casa e paese tutti gli anni, ritornare nella
propria regione per le vacanze e vivere la famiglia fra una vacanza e
l'altra e non avere certezze per il futuro. Insomma, proprio una vita
da sballo!
I loro diritti saranno mai tutelati in questa povera Italia dove,
ormai, non esistono certezze?
Pensare che l'ADIDA ne stima dai 30 a 40 mila, insegnanti a tutti gli
effetti, assunti attraverso graduatorie ministeriali. Ma riusciranno
mai ad acquistare visibilità nella realtà scolastica del nostro paese?
Secondo me, invece, sarebbe così semplice! Basterebbe permettere agli
insegnati di ruolo che avessero maturato i giusti requisiti di servizio
di andare in pensione, per dare la possibilità di lavoro ad altri; è
assurdo costringerli a lavorare oltre il limite della sopportazione, il
mondo della scuola è difficile, i ragazzi mettono continuamente a dura
prova la capacità di chi li segue e dopo una vita passata ad insegnare,
spesso non si è più in grado di “gestire” le normali attività
didattiche. Bisogna capire che si lavora su “materiale umano”, non si è
a contatto con macchine, la pazienza, la voglia di vivere, la costanza,
la determinazione sono elementi alla base dell'insegnamento, non basta
solo la conoscenza. Pensate una maestra di 60 anni con dei bambini
della scuola materna: non vi sembra innaturale!?
Conosco la storia di insegnanti morti dopo aver prestato servizio per
40 anni di seguito, sognando di poter andare in pensione, per
poter vivere in tranquillità gli ultimi anni della loro vita, ma che
grazie alla nuova normativa, che ritarda ulteriormente l'età
pensionistica, non hanno potuto realizzarlo. Bisognerà reincarnarsi per
poter esaudire questo sogno?
E cosa dire della disperazione di insegnanti che, ormai anziani e con
diversi problemi di salute, sono costretti a stringere i denti e
continuare a lavorare per non perdere quei diritti che tanto
faticosamente hanno conquistato!? Tutto ciò è profondamente ingiusto,
sia per loro che per i ragazzi che vengono privati della possibilità di
avere accanto docenti carichi di energia e di voglia di dare.
Rivalutare la posizione degli insegnanti di terza fascia deve diventare
un obbligo morale per il nuovo ministro dell'Istruzione, per dare a
questo “popolo di invisibili” dignità e decoro.
Ins. Natalia
Rizza