Sveltire
i tempi e garantire massima professionalità. Ecco le due ragioni, che
unitamente, hanno portato il ministro dell’istruzione Francesco Profumo
e il Presidente del Consiglio Mario Monti ad incorporare nel maxi
decreto “cresci Italia” anche l’università, modificando la regolamentazione dei
tirocini per l’accesso alle professioni.
Dal testo si evince come la durata del tirocinio per l’accesso alle
professioni regolamentate non potrà essere superiore ai 18 mesi, e per
i primi sei potrà essere svolto durante il corso di studio per il
conseguimento della laurea di primo livello, magistrale o
specialistica. L’iter verrà
disciplinato mediante apposite convenzioni quadro stipulate tra i
Consigli Nazionali degli Ordini e il Ministro dell’Istruzione Profumo,
università e ricerca. Unica eccezione per le professioni
sanitarie, per le quali il tirocinio non prevede restrizioni di
tempo.
Queste novità, entrate automaticamente in vigore con l’approvazione del
decreto “Cresci Italia”, messo a punto allo scopo di inaugurare la
seconda fase del governo Monti, all’insegna
delle liberalizzazioni e più in generale della ripresa del Paese
attraverso la crescita, ambiscono a diminuire i tempi per accedere alle
professioni senza ledere la preparazione dei professionisti.
Un intervento mirato ai tirocini, che già dai primi dell’anno
calamitano proteste e interesse, perché un nodo di fondo è anche
quantificare, bilanciare l’opportunità alla necessità. Dilemma alla
base della bufera scoppiata meno di un mese fa, quando è stato bloccato
il decreto riguardante 23 mila tirocini abilitanti all’insegnamento.
I tfa, tirocini formativi attivi promossi dalle università, costituisco
una risorsa per l’ingresso nel mondo del lavoro per i futuri insegnanti
e, secondo quanto sostiene la Pubblica funzione, i 23 mila tirocini
incorporati nel decreto collidono con il reale fabbisogno, costituendo
quasi il triplo del necessario.
Nonostante ciò, il Ministro Profumo, afferma di deciso a voler andare
incontro ai giovani offrendo loro la possibilità di diventare
insegnanti, piuttosto che favorire i precari, in un’intervista
rilasciata al Messaggero, promette
che a ottobre si faranno i concorsi tfa per diventare docenti, il che
sta a significare che a breve verranno avviati i tirocini.
Certo le modalità restano poco chiare
e le proteste non si attenuano, nella speranza che le aspettative non
vadano deluse.
L’insorgere delle difficoltà nel trovare un rimedio utile per i
tirocini, le novità del decreto Monti e i rallentamenti per i tfa,
rappresentano un ulteriore allarme tangibile dell’incomunicabilità tra
le università e il mondo del lavoro.
Maria Grazia Lisi(da http://www.controcampus.it)
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