GLI ALUNNI, LA COSA MIGLIORE CHE C’E’
Devo dire che, alla lettura dello scritto della prof.ssa di Gianfranco, povero ragazzo che ha lottato vanamente tra la vita e la morte dopo un grave incidente per cinquanta giorni, assistito amorevolmente dai suoi cari, dai suoi compagni e amici, mi sono commossa. Sarà perché sono un’insegnante anch’io e qualche volta mi capita di tornare a casa seccata, stanca, quasi nauseata da certi comportamenti immaturi, irriverenti, sfrontati degli alunni; ma sarà più veritieramente perché la lettera della collega, mi conferma quel che in fondo sapevo già: che, malgrado tutto, loro, i ragazzi, sono la cosa migliore che c’è. Perché hanno ancora cuore ed entusiasmo, sono capaci, come di gioia, anche di dolore puro, distillato di sentimenti intatti. E poi raramente pronunciano la parola calcolo. Sono buoni, in fondo, i nostri giovani. In una società dominata da cattivissimi esempi, freneticamente persa dietro al miraggio di guadagno e potere, dove la politica si è ridotta a un lucroso affare personale e i rapporti umani a un triste gioco del dare e dell’avere, loro resistono. Gli adulti spesso, con il loro cinismo e la loro insensibilità, li diseducano, ma loro sanno ancora piangere e ridere d’istinto, senza chiedersi perché. Perché provano dei moti interiori e sperano nel domani. Sono buoni i nostri giovani, davvero. C’è molta tenerezza in loro, nascosta sotto quell’apparente spavalderia che rivela solo la loro grande fragilità. E hanno grande bisogno degli adulti, anche se non lo dimostrano, sono sempre all’ansiosa ricerca di validi punti di riferimento, che spieghino loro il confine tra bene e male, e a quali valori ispirare la loro vita. Ma si guardano intorno e vedono, spesso, il vuoto.
Allora si affidano al loro animo. E seguono, inconsciamente, l’insegnamento del Piccolo principe di Saint Exupery: “ Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.” E hanno vegliato costantemente il loro caro amico in queste calde sere d'estate, rinunciando a balli, uscite e divertimenti. Ecco sono soprattutto così i nostri alunni. Davvero, in tanta desolazione, la cosa migliore che c’è.
Silvana La Porta
Devo dire che, alla lettura dello scritto della prof.ssa di Gianfranco, povero ragazzo che ha lottato vanamente tra la vita e la morte dopo un grave incidente per cinquanta giorni, assistito amorevolmente dai suoi cari, dai suoi compagni e amici, mi sono commossa. Sarà perché sono un’insegnante anch’io e qualche volta mi capita di tornare a casa seccata, stanca, quasi nauseata da certi comportamenti immaturi, irriverenti, sfrontati degli alunni; ma sarà più veritieramente perché la lettera della collega, mi conferma quel che in fondo sapevo già: che, malgrado tutto, loro, i ragazzi, sono la cosa migliore che c’è. Perché hanno ancora cuore ed entusiasmo, sono capaci, come di gioia, anche di dolore puro, distillato di sentimenti intatti. E poi raramente pronunciano la parola calcolo. Sono buoni, in fondo, i nostri giovani. In una società dominata da cattivissimi esempi, freneticamente persa dietro al miraggio di guadagno e potere, dove la politica si è ridotta a un lucroso affare personale e i rapporti umani a un triste gioco del dare e dell’avere, loro resistono. Gli adulti spesso, con il loro cinismo e la loro insensibilità, li diseducano, ma loro sanno ancora piangere e ridere d’istinto, senza chiedersi perché. Perché provano dei moti interiori e sperano nel domani. Sono buoni i nostri giovani, davvero. C’è molta tenerezza in loro, nascosta sotto quell’apparente spavalderia che rivela solo la loro grande fragilità. E hanno grande bisogno degli adulti, anche se non lo dimostrano, sono sempre all’ansiosa ricerca di validi punti di riferimento, che spieghino loro il confine tra bene e male, e a quali valori ispirare la loro vita. Ma si guardano intorno e vedono, spesso, il vuoto.
Allora si affidano al loro animo. E seguono, inconsciamente, l’insegnamento del Piccolo principe di Saint Exupery: “ Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.” E hanno vegliato costantemente il loro caro amico in queste calde sere d'estate, rinunciando a balli, uscite e divertimenti. Ecco sono soprattutto così i nostri alunni. Davvero, in tanta desolazione, la cosa migliore che c’è.
Silvana La Porta