DOPO LA PERDITA D’IDENTITA’…ANCHE QUELLA DELLA LEGITTIMA SEDE DI
LAVORO!!! W I PERDENTI POSTO…PERCHE’ GLI ULTIMI SARANNO I PRIMI…
Ancora una volta indignatio facit versus. Siamo alle solite. Marzo è un
mese amaro per tanti insegnanti.D’improvviso, infatti, si vedono
recapitata una breve comunicazione con la quale vengono informati della
loro situazione di soprannumerarietà. Sono altresì costretti a
presentare un’immediata domanda di trasferimento a cui non avevano
nemmeno lontanamente pensato. Ditemi se questo non è un atto d’arbitrio!
Capiamo così di essere un numero, e per giunta superfluo!Accidenti, e
io che credevo di essere un’educatrice!Io che avevo lavorato in
prospettiva triennale, coltivando con amore le menti e gli animi dei
miei alunni.
Il problema è sempre quello. Per il Ministero, l’imperativo categorico
di kantiana memoria è risparmiare! Come se la scuola fosse un ufficio,
nel quale è possibile, con un bel colpo di bacchetta magica,
ridimensionare il personale.
Ma scherziamo. Noi stabiliamo nel tempo un rapporto complesso con i
nostri alunni, quasi simbiotico, noi siamo un po’ loro e loro diventano
un po’ noi.E così perdiamo in un attimo il frutto del nostro lavoro di
anni. Da un giorno all’altro è impensabile costringere un docente,
molti(vergogna!) addirittura quasi prossimi alla pensione, a uno
spostamento umiliante e traumatico. Un insegnante che opera da
decenni nella stessa scuola, bene o male le è affezionato!E i ragazzi?A
loro non pensa nessuno.Certo- mi direte- un insegnante vale un altro,
ma sono convinta che i giovani subiscono ugualmente un trauma che può e
deve essere evitato.
Ma come possiamo lavorare in modo sereno con questa situazione alle
spalle?La scuola è diventata il trionfo della precarietà, da tutti i
punti di vista. Oggi siamo qui, domani chissà… Un bel giorno rischiamo
di perdere l’identità…l’indomani il posto!
La verità è che noi insegnanti siamo dei piccoli eroi.E non dite, vi
prego, che non lavoriamo.Certo non siamo tutti uguali; ma questo vale
per tutte le professioni, non ne facciamo un caso particolare della
scuola.
Insegnare si è tramutato in un piccolo atto di coraggio quotidiano.
Siamo coraggiosi perché un tempo l’insegnante era l’Insegnante, il
punto di riferimento culturale assoluto, oggi spesso è un semplice
accessorio che stenta a tenere il passo con le opportunità offerte
dalle nuove tecnologie. Siamo coraggiosi perché siamo stanchi di vivere
nell’incertezza, tuttavia, pur avviliti da cinquant’anni di
distruzione programmata e premeditata dell’istruzione pubblica,
continuiamo a fare il nostro dovere.
E adesso questa politica di devastazione degli organici ci
offende e ci umilia.
Ma noi continueremo, perché insegnare, oggi più che mai, è un atto di
fede…e noi crediamo ancora…
Silvana La Porta