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Precariato: I prof in piazza a Catania: «No ai 700 tagli» «Posti per il precariato storico, riconoscimento di carriera e norme sulla formazione delle classi"

Rassegna stampa

I professori protestano: «Perché la scuola non è più espressione di qualità». In una giornata di gran caldo, dinnanzi la Prefettura di Catania, un gruppo di insegnanti, armati di bandiere sindacali, reclamano il rispetto per gli impegni sull’immissione in ruolo del precariato storico, il riconoscimento di carriera e la normativa sulla formazione delle classi per evitare il taglio di altri 700 posti, solo in provincia di Catania. E c’è chi con amarezza esclama: «Siamo tutti sulla stessa barca, il nostro motore è la rabbia ». Si intrecciano tante storie tra chi attende per strada l’esito dell’incontro con il prefetto, Giovanni Finazzo. Storie diverse, eppure tutte simili tra loro.

Antonio Morabito, 41 anni, insegnante di sostegno nella scuola secondaria all’Istituto Enrico Fermi, è stanco e mal cela la sua aggressività, contro tutti e tutto. «Sarà perché tra quattro giorni mi scade il contratto», scatta nervosamente. Morabito, sposato con una figlia piccola, guarda al futuro con timore, ma per nulla al mondo cambierebbe la sua professione con un’altra. «Tra qualche giorno sarò disoccupato - afferma - ma chi sceglie di seguire la carriera dell’insegnante lo fa perché mosso da una grande convinzione: che l’insegnamento sia una missione». Morabito, laureato in Scienze politiche, si racconta: «L’idea dell’insegnamento è venuta maturando col tempo - spiega - da 7 anni sono insegnante di sostegno e questo lavoro mi regala tante soddisfazioni, andrò avanti nonostante le difficoltà. Mi auguro che le cose però cambino; vorrei che ci fosse maggiore equità, anche nell’assegnazione delle cattedre».

«Quella dell’insegnante è una professione stupenda, che ti relaziona al prossimo», afferma in tono pacato Salvo Prestigiacomo, 50 anni, insegnate di scuola primaria. «E’ la precarietà che vi ruota attorno che distrugge tutto. Prestigiacomo, tiene la bandiera arrotolata in mano, mentre parla si guarda attorno, scorge alcuni colleghi precari e precisa: «Sono laureato in pedagogia ed insegno da circa 30 anni e sono stato fortunato: ho vinto un concorso nell’80 e la mia carriera scolastica è sempre stata molto soddisfacente. Sono qui per diverse ragioni: a difesa dei colleghi precari che non hanno la possibilità come me di essere immessi in ruolo; perché sogno una scuola buona con strutture efficienti; e perché ho un figlio di 19 anni con la passione per l’insegnamento e spero che per lui il cammino non diventi un percorso ad ostacoli».

Già, i figli che decidono di diventare insegnati a loro volta. Gisella Zerbo, 52 anni, insegnate alla scuola primaria Filippo Corridoni, vive con amarezza la separazione dalla figlia che per poter insegnare - come fanno tanti giovani - ha dovuto scegliere una scuola al nord Italia. «Mia figlia ha 30 anni ed ha vinto un concorso per la scuola materna in Sicilia, ma non riusciva a sistemarsi nemmeno con le supplenze temporanee, perché i dirigenti utilizzano noi insegnanti di ruolo. Per fare delle supplenze giornaliere, è andata a lavorare a Venezia e quando è fortunata lavora 15 giorni consecutivi. Ha dovuto lasciare anche l’università perché iscritta col vecchio ordinamento; in questo momento - conclude - sta lavorando per prendere punteggio, ma in realtà stiamo pagando solo tasse e affitto».

Tante ore di supplenza e tanta voglia di stabilità, Rossella Distefano, 33 anni, insegnate di lettere e latino al liceo scientifico di Paternò, spera di potersi stabilizzare nel lavoro per poi coronare il suo sogno: sposarsi. «Una laurea e 5 abilitazioni e nonostante questi traguardi non sono riuscita ad essere immessa in ruolo. Ho fatto di tutto, supplenze a Bronte e a Gela senza stipendio o per guadagnare 100 euro al mese.

Sarei disposta ad andare a lavorare anche in altre città, ma spesso sono stata scavalcata nelle graduatorie e questo mi demoralizza parecchio. Il mio sogno? Avere un posto stabile e uno stipendio più consono alle esigenze di oggi». «Lo stipendio!», ritorna indietro Gisella Zerbo che ridendo dice di voler aggiungere qualcosa: «Ho partecipato ad un campus internazionale per scoprire che un tempo la scuola italiana che figurava la prima in Europa adesso è ultima, anche per lo stipendio, il più basso con maggior numero di ore. Il mio? E’ di 1.150 euro al mese».

LUCY GULLOTTA (da www.lasicilia.it)

 

 

Allarme dei sindacati: «Siamo al limite, non si può più attendere. Ora bisogna correre ai ripari con urgenza»

 

Il sit-in organizzato da FLC- Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda davanti la prefettura di Catania tutto sommato secondo le organizzazioni sindacali della scuola è stato positivo. Infatti, i segretari provinciali di detti sindacati sono stati ricevuti dal vice prefetto Galiani, che ha assicurato il suo intervento presso il Governo nazionale. Si è parlato dei tagli di cattedre, della carente edilizia scolastica, del numero esiguo di insegnanti di sostegno, della sicurezza degli edifici scolastici e di tanti altri problemi della scuola. Le organizzazioni sindacali, prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, hanno programmato a livello territoriale delle iniziative per sensibilizzare i politici sulla crisi della scuola che, a loro avviso, considerati i tanti tagli comprometterà irreparabilmente la qualità del servizio pubblico scolastico e dell’offerta formativa; inoltre, non vi è ancora una legge organica sul diritto allo studio. «Siamo giunti ormai ai limiti, sostengono i segretari provinciali della scuola Fasciana (Cgil), Fisichella (Cisl) Uil (Zammataro), Snals (Tempera), Gilda (Cavallaro), bisognerà correre ai ripari e con urgenza dal momento che ormai i tempi sono limitati».

 I tagli previsti. Secondo le organizzazioni sindacali, a livello siciliano, è previsto un taglio di 740 posti che si aggiungono ai 1744 già effettuati nell’organico di diritto per l’anno 2008-2009. Anche nelle scuole di Catania ai 390 posti sottratti in organico di diritto se ne assommeranno prevedibilmente altri 150. Si prevedono, sempre a Catania, la formazione di classi con oltre trenta alunni, basti pensare che il rapporto alunni-classe è del 22,06 nella scuola secondaria di secondo grado e del 21,26 nella scuola secondaria di primo grado. Per esempio, rilevano le organizzazioni sindacali in un comunicato, che per carenze di aule nel liceo scientifico «Galilei» alcune classi saranno costituite da 30-32 alunni superando il limite indicato dalle norme ministeriali (25), inoltre nel liceo scientifico «Majorana» di S. Giovanni La Punta vi sono 68 classi distribuite su 4 plessi con due soli assistenti tecnici, per cui molti laboratori (in un liceo scientifico!) rimarranno chiusi.

 I dubbi sul futuro. Problematiche, queste, già a conoscenza del nuovo presidente della Regione Raffaele Lombardo, per cui si spera di un concreto intervento prima della stesura degli organici di fatto. E’ abbastanza noto che nella nostra provincia vi sono alcuni istituti superiori con circa 2.000 frequentanti, per cui non vi saranno aule sufficienti per formare classi con 25 alunni. A loro avviso non si tiene conto che la Sicilia ha il più alto tasso di dispersione scolastica, inadeguata scolarizzazione, analfabetismo di ritorno, bassa percentuale di diplomati, bassissima di laureati. «Tra l’altro, rilevano i sindacati della scuola nel loro comunicato, rispetto alla riduzione dell’offerta formativa non è indifferente la perdita di posti di lavoro per il personale precario, che dopo avere assicurato per tanti anni il corretto funzionamento del servizio scolastico non vedrà realizzate le giuste aspettative di stabilizzazione».

 Le richieste dei sindacati. Per risolvere i tanti problemi della scuola e, soprattutto, per ridurre il precariato, i sindacati chiedono: l’eliminazione dei tagli di 8 miliardi previsti per i prossimi tre anni nella manovra finanziaria; il ripristino dell’organico funzionale; il rispetto del piano di assunzioni di 50.000 docenti e 10.000 Ata per gli anni scolastici 2008-2009 e 2009-2010; un piano di investimenti che colmi il gap esistenti con gli altri paesi europei al fine di assicurare stardard formativi di qualità.

 La questione precari. Intanto, gli oltre quattromila precari della nostra provincia attendono il contingente di immissioni nei ruoli per il prossimo anno scolastico, mentre coloro che non matureranno il diritto di entrare in pianta stabile nella scuola, possano avere la riconferma dell’incarico annuale. Ci risulta che la schiera dei non di ruolo affolla tutti i giorni le segreterie dei sindacati della scuola per avere notizie sul loro futuro. Un’attesa che ogni estate è veramente snervante. E a ciò si aggiunge l’annuncio di un taglio di posti che, qualora fosse confermato, si abbatterebbe, con effetti drammatici sull’occupazione, sul funzionamento delle scuole e sulla qualità dell’azione didattica.

MARIO CASTRO (da www.lasicilia.it)









Postato il Sabato, 28 giugno 2008 ore 01:37:54 CEST di Renato Bonaccorso
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