Il preside boccia
il look dei professori
"Vestitevi come si deve, non siete ragazzini"
PIERO DADONE
CUNEO
Meno jeans e camicie improbabili. Dovete essere più eleganti e, se possibile, sorridenti». L’invito di Franco Russo, preside del Liceo classico «Silvio Pellico» di Cuneo non è rivolto agli studenti, ma agli insegnanti. Lo ha scritto nella circolare n° 9 consegnata ai docenti il primo aprile. Ma non si tratta del tradizionale «pesce». Anzi. «La coincidenza della data - dice il professor Russo - è servita ad affrontare l’argomento in modo non burocratico. Ma sono cose in cui credo e ho voluto invitare gli insegnanti a rifletterci su». Il preside si è affidato ai verbali delle assemblee studentesche che «durante le vacanze pasquali ho provato a leggere». Sostiene: «Agli occhi degli studenti il nostro abbigliamento è caratterizzato da un eccesso di giovanilismo: jeans, magliette colorate, felpe, camicie improbabili, tute da teenagers». E, mentre viene loro chiesto di vestirsi più «da professori», gli studenti contesterebbero un atteggiamento «spesso troppo serioso, incapaci di ridere e, forse, neppure di sorridere». Di qui l’invito: cercare di sfoggiare ottimismo e sorrisi durante le ore di lezione, possibilmente indossando tailleur e doppiopetti.
Sarà per effetto della circolare, ma ieri nella sala professori del «Pellico» il look di ogni docente era più che professionale: al massimo qualche maglione al posto della giacca, niente minigonne e «magliette fine». Intanto i ragazzi, conciati come i loro coetanei del resto d’Italia, durante l’intervallo non azzardavano a scambiarsi baci o tenerezze tipiche degli innamorati: per non contravvenire a una precedente disposizione del preside, che vieta effusioni amorose fra le mura scolastiche.
Ma qual è l’abbigliamento scolasticamente corretto? «Nessuno in particolare - risponde il preside -, ma è facilmente intuibile quale sia quello sconveniente. Io, ad esempio, ho l’abitudine di venire in ufficio in giacca e cravatta. Quando fa caldo magari mi sfilo la giacca, ma se vado nelle classi la rimetto». Aggiunge: «Con la circolare non intendevo bacchettare i comportamenti di nessuno, soltanto invitare a riflettere sull’immagine che offriamo ai nostri allievi».
Il corpo docente non l’ha presa troppo male. «Sono tranquillo - dice il professor Claudio Casasso, da quasi trent’anni nel liceo -, anche oggi indosso giacca e cravatta: in uniforme ma con il volto umano». «La forma è importante», aggiunge Candida Rabbia, docente di Storia dell’Arte.
«Oggi non ho la cravatta, spero vada bene lo stesso - sorride l’insegnante di latino e greco Riccardo Pezzano, in elegante completo scuro -. Quella circolare mi fa tornare alla mente il libro di un collega edito da Longanesi: vi sono riportati i componimenti che ogni anno faceva svolgere agli allievi sul tema: “Perché non farei mai l’insegnante”. Molti rispondevano: “Li ha mai visti come sono vestiti?”».
il look dei professori
"Vestitevi come si deve, non siete ragazzini"
PIERO DADONE
CUNEO
Meno jeans e camicie improbabili. Dovete essere più eleganti e, se possibile, sorridenti». L’invito di Franco Russo, preside del Liceo classico «Silvio Pellico» di Cuneo non è rivolto agli studenti, ma agli insegnanti. Lo ha scritto nella circolare n° 9 consegnata ai docenti il primo aprile. Ma non si tratta del tradizionale «pesce». Anzi. «La coincidenza della data - dice il professor Russo - è servita ad affrontare l’argomento in modo non burocratico. Ma sono cose in cui credo e ho voluto invitare gli insegnanti a rifletterci su». Il preside si è affidato ai verbali delle assemblee studentesche che «durante le vacanze pasquali ho provato a leggere». Sostiene: «Agli occhi degli studenti il nostro abbigliamento è caratterizzato da un eccesso di giovanilismo: jeans, magliette colorate, felpe, camicie improbabili, tute da teenagers». E, mentre viene loro chiesto di vestirsi più «da professori», gli studenti contesterebbero un atteggiamento «spesso troppo serioso, incapaci di ridere e, forse, neppure di sorridere». Di qui l’invito: cercare di sfoggiare ottimismo e sorrisi durante le ore di lezione, possibilmente indossando tailleur e doppiopetti.
Sarà per effetto della circolare, ma ieri nella sala professori del «Pellico» il look di ogni docente era più che professionale: al massimo qualche maglione al posto della giacca, niente minigonne e «magliette fine». Intanto i ragazzi, conciati come i loro coetanei del resto d’Italia, durante l’intervallo non azzardavano a scambiarsi baci o tenerezze tipiche degli innamorati: per non contravvenire a una precedente disposizione del preside, che vieta effusioni amorose fra le mura scolastiche.
Ma qual è l’abbigliamento scolasticamente corretto? «Nessuno in particolare - risponde il preside -, ma è facilmente intuibile quale sia quello sconveniente. Io, ad esempio, ho l’abitudine di venire in ufficio in giacca e cravatta. Quando fa caldo magari mi sfilo la giacca, ma se vado nelle classi la rimetto». Aggiunge: «Con la circolare non intendevo bacchettare i comportamenti di nessuno, soltanto invitare a riflettere sull’immagine che offriamo ai nostri allievi».
Il corpo docente non l’ha presa troppo male. «Sono tranquillo - dice il professor Claudio Casasso, da quasi trent’anni nel liceo -, anche oggi indosso giacca e cravatta: in uniforme ma con il volto umano». «La forma è importante», aggiunge Candida Rabbia, docente di Storia dell’Arte.
«Oggi non ho la cravatta, spero vada bene lo stesso - sorride l’insegnante di latino e greco Riccardo Pezzano, in elegante completo scuro -. Quella circolare mi fa tornare alla mente il libro di un collega edito da Longanesi: vi sono riportati i componimenti che ogni anno faceva svolgere agli allievi sul tema: “Perché non farei mai l’insegnante”. Molti rispondevano: “Li ha mai visti come sono vestiti?”».