Ancora mesi prima del varo dei contratti.
Con l’entrata in vigore, arretrati per circa 1.500 netti.
di Stefano Capitani, da Il Messaggero del 30/5/2005
ROMA Avvertenza importante per tutti i dipendenti pubblici: non pensate di trovare l’aumento del 5,01% nella prossima busta paga. L’accordo fra governo e sindacati firmato l’altra notte non è un contratto di lavoro. È soltanto una premessa. Ora si apre la trafila lunghissima che porterà alla firma dei contratti veri e propri, alla loro registrazione e alla loro effettiva applicazione. Ci vorranno mesi. E ci vorrà la legge finanziaria per stanziare le risorse aggiuntive che al momento sono state solo promesse dal governo, sia pure in un documento scritto e firmato. In altre parole i soldi veri si vedranno nel 2006. Naturalmente, con la prima busta paga rivalutata arriveranno pure gli arretrati. Lo ha confermato ieri da Olbia lo stesso premier Silvio Berlusconi che ha colto l’occasione per ribadire che lo stanziamento non intaccherà i tagli Irap e che il ”buco” nei conti lo ha creato il governo del centro-sinistra.
I passaggi tecnici. Del resti l’intesa firmata dal governo e dai sindacati si limita a indicare genericamente a quanto deve ammontare l’aumento medio. Per decidere nel dettaglio come vanno distribuiti i soldi, ci vuole il contratto nazionale. Ogni comparto della pubblica amministrazione ha il suo contratto: c’è il contratto dei ministeri, quello della scuola, delle agenzie fiscali, gli enti locali, la sanità. La scrittura del contratto richiede una nuova trattativa, questa volta condotta non direttamente dal governo bensì dall’Aran (un’agenzia pubblica istituita allo scopo). I passaggi sono molti: prima il governo deve approvare una direttiva all’Aran, poi c’è la trattativa con i sindacati, poi si firma una pre-intesa che deve essere approvata dal Consiglio dei ministri e dalla Corte dei conti, poi si firma il contratto vero e proprio che infine si può pubblicare sulla Gazzetta ufficiale. La stessa trafila va ripetuta dodici volte, una per ogni comparto.
I tempi. Per ciascuno dei passaggi sopra elencati ci vogliono settimane. Si può prevedere che le divisioni fra le varie anime del governo renderanno le procedure ancora più faticose del solito. È probabile, per esempio, che la prima direttiva all’Aran (in genere si comincia con i ministeri) non verrà trasmessa prima di luglio. A quel punto l’Aran potrà convocare i sindacati ma, a ridosso della pausa estiva, ci sarà giusto il tempo di fissare un calendario di incontri che parta da settembre. Per quanto la trattativa possa andare veloce, la pre-intesa potrebbe essere firmata a ottobre. È impossibile pronosticare la durata delle tappe successive, il percorso può bloccarsi in qualsiasi momento. Nella migliore delle ipotesi, per il primo comparto la firma finale del contratto si può aspettare per dicembre. Per tutti gli altri comparti, se ne parla da gennaio in poi.
La Finanziaria. I soldi per gli aumenti non sono ancora stati tutti accantonati nel bilancio dello Stato. La Finanziaria approvata l’anno scorso prevedeva soltanto il 4,31% di aumento. Il restante 0,7% dovrà essere aggiunto con la prossima Finanziaria, quella che sarà approvata alla fine del 2005. In teoria, finché non ci sarà il voto finale del Parlamento non si potrebbe firmare nessun contratto, anzi nessun pre-contratto. Se si rispettasse questo principio, le procedure illustrate finora slitterebbero di qualche altro mese. Per evitare questo ulteriore rinvio, bisognerà adottare qualche espediente. Per esempio, dividere gli aumenti in due.
Il contratto in due tempi. I sindacati potrebbero proporre all’Aran di scrivere un contratto in cui l’aumento si divide in due parti: le risorse previste dalla vecchia Finanziaria si erogano subito, mentre quelle che richiedono uno stanziamento aggiuntivo vengono distribuite dopo l’approvazione della nuova Finanziaria. Non è ancora sicuro però che la formula riceva il beneplacito dell’Aran, del governo e soprattutto della Corte dei conti.
Gli arretrati. La lentezza con cui i contratti entrano in vigore non significa che i dipendenti ci rimetteranno dei soldi, ma solo che li riceveranno in ritardo. Con la prima mensilità di aumenti arriveranno anche gli arretrati, con decorrenza dal 2004 . Supponiamo che, per esempio, il contratto dei ministeri arrivi a destinazione a dicembre: nella busta paga di gennaio 2006 ci saranno, oltre all’aumento relativo a quel mese, gli aumenti delle ventisei mensilità precedenti. Si può calcolare approssimativamente che per il ministeriale medio l’arretrato ammonterebbe a circa mille e 500 euro netti.
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