( Shakespeare, Romeo e Giulietta, scena
II, ed.Sansoni,1970)
Amore e Principio di realtà
Nel suo saggio “Frammento di una gnoseologia dell’amore”, il filosofo dell’attualismo, Giovanni Gentile, scrive che : “ amare è volere”. Ma volere che cosa? Volere a ogni costo” idealizzare” la persona amata; il volere costruirla, cioè, a nostro piacimento, ignorando, infatuati come siamo, la realtà che si presenta oggettivamente davanti ai nostri occhi. L’amata che vogliamo, che desideriamo, deve essere quella, e solo quella, ri-creata per volere del nostro amore . Chi ama vuole idealizzare l’amata fino al punto da farne l’immagine di un’altra persona, di un’ idea viva solo nella sua fantasia, diversa da quella offerta dalla realtà. La persona amata è - ribadisce Gentile- “quella ricreata dal nostro amore. E' ricreata immediatamente e mediatamente: essa, cioè, è un nuovo essere per noi fin da quando prendiamo ad amarla; ma si fa realmente un essere sempre nuovo, si trasforma, continuamente in conseguenza del nostro amore, che agisce su di essa, conformandola a grado a grado sempre più energicamente al nostro ideale. Insomma, l'oggetto dell'amore, qualunque esso sia, non preesiste all'amore, ma è da questo creato”. Chi ama, dunque, in tal senso, è cieco? Assolutamente, sì!, proprio perché, idealizzando la persona amata, non si riesce a vederla così com’è, ma come si vuole che sia ; non si riescono a vedere dell’amata che solo i pregi, e mai i difetti . E questo succede perché l’amore “ vuole” che la fantasia intervenga a fare dell’amata idealizzata qualcosa per noi di unico, di imparagonabile! Insomma, all’innamorato fa difetto- come si dice in psicoanalisi- il “principio di realtà”. All’ innamorato manca quel sano realismo che gli permetta di fare “di sue cose stima al vero uguale”. E questo non gli si può perdonare, perché lo rende come un bambino: la sua idealizzazione della persona amata somiglia a una forma di regressione infantile, come quella di chi trasferisce nella figura genitoriale quell’unicità assoluta che lo garantisce da ogni forma di pericolo, che lo fa sentire sicuro. Ma, si sa, l’incantesimo non può durare a lungo! Se l’innamorato persiste nel suo stato infantile, chiudendo gli occhi di fronte alla realtà, allora significa che è un immaturo! In tal caso, bisogna che stia attento, perché più alta è la cima della sua idealizzazione e più pericolosi possono rivelarsi per lui i precipizi! Cadere da così alte illusioni può risultare fatale; è difficile sopravvivere alla depressione. Quindi, stiamo attenti e non esageriamo nel deificare l’amata; se vogliamo difenderci dalla delusione siamo cauti nell’idealizzazione, non perdiamo di vista la valutazione accurata del reale. Questa è l’oggettività. Essa sola può difenderci dalla disillusione.
Nuccio Palumbo
antonino11palumbo@gmail.com