Un’altra
conferma della ecatombe di cattedre nel mezzogiorno arriva da Italia
Oggi.
Per il prossimo anno viale Trastevere ha già fatto i conti ed ha
disegnato la mappa delle riduzioni di organico regione per regione con
il relativo decreto e circolare del 13 aprile scorso (si vedano le
anticipazioni di ItaliaOggi di martedì scorso). A guidare la classifica è la Campania che
perderà 3.686 cattedre, seguita a ruota dalla Sicilia che dovrà
rinunciare a 3.325 insegnanti. La Lombardia perderà invece 2.760
posti e la Puglia 2.535. Nel Lazio la scure del governo taglierà 1.830
cattedre, mentre in Piemonte l'organico sarà ridotto di 1.639 unità e
in Veneto la riduzione sarà di 1.634 posti. Seguirà la Calabria con
1.522 cattedre in meno. (Di Carlo Forte da Italia Oggi)
Redazione
(Di Carlo Forte da Italia Oggi)
Il prossimo anno scolastico inzierà con 25.558 cattedre in meno
rispetto all'anno precedente. È la seconda tranche dei tagli previsti
dal piano programmatico previsto dall'articolo 64 della legge 133/2008.
Che nel trascorso anno scolastico ha già cancellato circa 42mila
cattedre. E la scure dei tagli non si arresterà nemmeno nel 2011,
perchè tra due anni è previsto un ulteriore taglio di 19.700 cattedre.
Insomma, secondo quanto previsto dalle disposizioni, dal 1° settembre
2011 le cattedre in meno, rispetto al 2009, dovrebbero essere circa
80mila. Per il prossimo anno viale Trastevere ha già fatto i conti ed
ha disegnato la mappa delle riduzioni di organico regione per regione
con il relativo decreto e circolare del 13 aprile scorso (si vedano le
anticipazioni di ItaliaOggi di martedì scorso). A guidare la classifica
è la Campania che perderà 3.686 cattedre, seguita a ruota dalla Sicilia
che dovrà rinunciare a 3.325 insegnanti. La Lombardia perderà invece
2.760 posti e la Puglia 2.535. Nel Lazio la scure del governo taglierà
1.830 cattedre, mentre in Piemonte l'organico sarà ridotto di 1.639
unità e in Veneto la riduzione sarà di 1.634 posti. Seguirà la Calabria
con 1.522 cattedre in meno, L'Emilia – Romagna a quota -1.193, la
Toscana a -1.121 e la Sardegna, che perderà 1.037 insegnanti. A guidare
la classifica delle regioni al di sotto della «quota mille» sono le
Marche, che dovranno rassegnarsi a fare a meno di 795 docenti, seguita
dall'Abruzzo, che perderà 679 docenti e dalla Liguria che dovrà dire
addio a 491 cattedre. La Basilicata subirà un taglio di 425 posti,
mentre il Friuli ne perderà 378 e l'Umbria 313. Fanalino di coda, il
Molise, che dovrà rinunciare a 195 docenti. Fin qui i tagli in valori
assoluti. La classica cambia se si guardano i valori percentuali. A
salire sul podio, questa volta, sono le 4 regioni del Sud che vantano
tagli nell'ordine di un punto percentuale in più rispetto alla media
nazionale. Il primo posto spetta alla Calabria che perderà il 5,38 %
dell'organico, tallonata dalla Basilicata che, a fronte di appena
590mila abitanti , sparsi in una miriade di piccoli paesi,
prevalentemente di montagna, perderà il 5,18% dei docenti. Stessa
percentuale per la Sardegna, che si piazza al secondo posto ex aequo
nella classifica dei tagli. Il terzo posto spetta, invece, alla
Sicilia, il cui organico subirà una decurtazione di posti nell'ordine
del 5,06%. Il Molise perderà il 4,98%, la Pugliail 4,93%, e la Campania
il 4,69%. Fin qui i tagli al Sud e nelle isole. Nelle altre regioni
solo le Marche e l'Abruzzo segnano percentuali di tagli superiori al
4%, rispettivamente nell'ordine del 4,63% e 4,47%. Tutte le altre si
collocano al di sotto di questa soglia. Il Piemonte perderà il 3,68%
dell'organico, la Liguria il 3,49%, il Veneto il 3,39%, l'Umbria il
3,28%, il Lazio il 3,09%. Emilia, Friuli, Lombardia e Toscana, invece,
dovranno dire addio solo al 3% dell'organico dei docenti. Dal quadro
dei tagli distribuiti dal ministero dell'istruzione emerge una
percentuale nazionale del 3,96%, che però non sintentizza le diversità
effettivamente presenti su tutto il territorio. Nel Sud, infatti, la
percentuale media si attesta sul 5%, mentre nel resto d'Italia non si
va oltre il 3,5%. Ciò comporterà intevitabilmente forti flussi
migratori di docenti precari, anche anziani (dunque con punteggi alti)
da Sud a Nord, alla riapertura della graduatorie a esaurimeno prevista
per il 2011. Perchè con queste prospettive la probabilità di continuare
a lavorare con le supplenze nelle regioni meridionali diventerà un dato
molto aleatorio.