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Natura e Co-Scienza: Il suolo, ciclicità della vita e l'immortalità

Redazione
"Il suolo è la sorgente della vita;
solo l’inettitudine umana può inaridirla."
P. Principi
Il suolo, costituito per circa l’80% da minerali silicati, deriva dalla disgregazione delle rocce (eruttive, sedimentarie, metamorfiche), che avviene in generale con due differenti tipi di alterazioni, quella fisico-meccanica (interazione dovuta a forze di massa o di volume) con la quale si ottengono i frammenti più grossolani (regolite) a cui segue quella chimico-organogena (interazione dovuta a forze di superficie). Il passaggio dalla prima alla seconda modalità di alterazione si ha con l’idoneo aumento della superficie specifica (Sp= S/M), che si verifica al diminuire delle dimensioni delle particelle o dei granuli del suolo. Difatti un cubo di 1 m di lato ha una superficie complessiva di 6 m2 e se venisse tagliato a metà attraverso le sue facce ne risulterebbero 8 piccoli cubi dalla superficie di 12 m2  (1 g di argilla, dalle dimensioni ridottissime Ø ≤ 0,002 mm, arriva a sviluppare circa 800 m2 di superficie).  L’aumento della superficie specifica dei granuli innesca quindi le reazioni chimiche ed organiche, che consentono la formazione delle particelle di terreno più minute come i colloidi minerali (argilla) ed organici.
La successione culmina, con l’intervento degli agenti esogeni terrestri, con le fasi di trasporto e deposito dei granuli terrosi e con la fusione armoniosa dei vari e numerosi componenti minerali ed organici di diverse dimensioni derivati dalla disgregazione della roccia, i quali si stratificano e si strutturano in vario modo per essere progressivamente trasformati con varie reazioni.  Tali componenti sono poi assorbiti dalle piante e da altri organismi viventi e continuamente inseriti nei cicli geologici e biogeochimici, sedimentari e gassosi, che avvengono tra la Terra e il Cielo.
Il tutto è regolato dalle piante e dalla divina proporzione espressa dal numero d’oro 1,618 - 0,618.
Ne deriva che l’impoverimento della vegetazione e la disarmonia che ne consegue provoca inevitabilmente l’alterazione dei cicli terrestri e il consumo di suolo, da cui si ha l’inquinamento con effetti negativi per la Terra e per tutti gli esseri viventi.
Il suolo e le piante sono quindi alla base della vita e dell’evoluzione terrestre.
In particolare le piante affondano nel terreno le proprie radici in tutte le direzioni per formare un’estesissima rete che assomiglia molto a quella che i neuroni formano nel cervello animale, tant’è che le molecole neuroattive e i neurotrasmettitori degli animali si ritrovano anche nei tessuti vegetali e che perfino la stessa auxina, ormone vegetale per eccellenza, è simile a tali molecole.          Le piante sono dunque organismi speciali che hanno tra l’altro una struttura modulare, grazie alla quale possono privarsi anche di ampie parti per darle come cibo ad altri viventi, senza avere alcun pregiudizio per la loro vita.  Esse sono il cuore e la mente del suolo e della Terra, che probabilmente col cervello formato dalle radici, in grado di trasmettere l’informazione similneurale con potenziali di azione, guidano l’intera evoluzione terrestre e  il nostro destino insieme a quello di tutti gli altri viventi.      
E pensare che molti di noi nutrono una scarsa considerazione per le piante e il suolo che si crede sia inerte ed inanimato o al più una cosa da possedere e da scambiare in cambio di moneta.
Ma il suolo è un grande e complesso organismo vivente, che è parte integrale della Natura e di noi stessi e di sicuro non è un capitale né potrà mai esserlo.
Il suolo è un mondo dove vive una miriade di organismi animali e vegetali ed è ancora tutto da scoprire.  Vive, respira e trasforma continuamente i materiali e i corpi esanimi per inserire nuovamente nel ciclo della vita ogni loro e più minuto costituente, che così riprende ad una nuova vita e funzione. Tutti gli organismi viventi compreso ogni uomo compartecipano dinamicamente ai cicli terrestri in un continuo divenire, dove ogni spoglia mortale si reinserisce e rivive nuovamente in ciò che germina e spunta dal terreno.       È una magia stupefacente che immersi come siamo nell’attuale società ancora lontana dall’umanizzazione, non ci accorgiamo del suo eterno ed invitto manifestarsi e divenire ora nel  visibile e ora nell’invisibile.         Il suolo è un aldilà, che tanti cercano chissà in quale sconosciuto e remoto luogo, da cui sorge l’aldiqua cioè il mondo della vita che conosciamo e vediamo, che però verosimilmente sono un tutt’uno perché considerando la ciclicità e l’integralità della vita non esiste propriamente un aldilà e un aldiqua.
La morte allora è una illusione seppur potente che ogni uomo non dovrebbe temere.
E basta osservare con attenzione il suolo e quanto accade e vive in esso e le cicliche trasformazioni che avvengono per giungere alla comprensione che la morte, nel senso del significato che di solito attribuiamo al termine, non esiste ed è piuttosto una transizione, un mutamento e che il concetto della filosofia orientale del samsara, ovvero della ciclicità della vita e delle esistenze, trova il riscontro più immediato e diretto proprio nel suolo in cui ogni componente, anche se appartenuto in precedenza ad altri viventi o ad altre cose compreso ciò che a noi pare detestabile, non muore e non cessa di vivere inserito com’è nel continuo ed incessante divenire ciclico della vita e semmai cambia ed è così nuovamente nella vita e in un’altra forma.
Se osserviamo il ciclo vitale di una pianta troveremo delle conferme sorprendenti e stupefacenti di ciò.
La pianta nasce, si sviluppa e cresce sostenuta e nutrita dal suolo, dall’aria e dalla luce ed eleva al Cielo ciò che è in basso,  poi alla fine del suo ciclo vitale rinsecchisce per restituire alle fonti quanto ha preso e riservare le sue ultime energie per formare il seme.  
Il seme è sintesi divina e racchiude in miniatura la pianta per intero e fedelmente.
Esso una volta interrato nel suolo con delle trasformazioni mirabili delle varie sostanze in esso contenute (proteine, grassi, zuccheri, vitamine e minerali, etc.) da parte degli enzimi e con le condizioni ambientali, idriche e di temperatura favorevoli,  permette la rinascita della pianta ad una nuova vita.
Ogni germinazione è un evento strabiliante che trasforma la vita latente in vita manifesta.
È  una trasmutazione che si compie sotto i nostri occhi, che dovrebbe in noi suscitare meraviglia ma a cui sovente e per abitudine non prestiamo molta attenzione.
Una semplice erba, un arbusto e perfino un albero che giunge all’altezza di oltre 100 m e che riesce a vivere anche per migliaia di anni all’inizio non è che un semplice e talvolta minuscolo seme in cui è sopita ogni manifestazione di vita, che però una volta caduto ed interrato nel suolo con l’acqua, le varie sostanze e l’energia del Sole e della Natura prorompe magnificamente a nuova vita.              Anche le spoglie degli animali e degli uomini che cessano di vivere o meglio dire che trapassano e che sono esanimi al suolo si decompongono e si rinsecchiscono come le piante, e siamo certi che, rispetto ad esse, non vi sia la formazione di alcun seme.    
Ma il seme, in questo caso, non potrebbe formarsi lo stesso anche se ad un livello che per noi è rimasto finora sconosciuto ed invisibile, proprio perché  tale è  il pensiero e la mente che permeano la materia e il mondo che osserviamo ?
E il riferimento non è all’anima o allo spirito separati dal corpo, che è un concetto abbastanza fuorviante, ma piuttosto ad un tutt’uno di materia, pensiero, emozioni, sentimenti, percezioni, sensazioni, perfettamente organico e funzionale in cui ogni parte non è affatto separata dalle altre ma piuttosto cambia e si tramuta per divenire altro pur nell’essenza e nel principio rimanendo se stessa.    Ciò, al di fuori di ogni credo o contesto religioso, è più di una possibilità e sicuramente un’ipotesi affascinante che confermerebbe, se avvalorata, il fenomeno della rinascita o della reincarnazione di ogni essere vivente, che avverrebbe quando il particolare seme, formato con le precedenti esperienze di vita, ritrova il terreno e le condizioni favorevoli per germogliare nuovamente ad una nuova vita, sebbene in un suolo diverso e particolare.
Ed allora verosimilmente il suolo è da considerare non solo la polvere sotto i nostri piedi ma anche un contenitore speciale, l’intelligenza, il cuore e la memoria dell’intero esistente e il trasmutatore insieme alle piante di tutto ciò che è e trapassa, in modo da comprendere che ogni preesistente materiale ed immateriale che sia e quindi anche  i pensieri, le emozioni, i sentimenti, le sensazioni, le impressioni, i ricordi non cessano veramente, perché sono nel ciclo immortale della vita ovvero dell’Amore (che etimologicamente significa non morte) e continua così a vivere in un’altra forma, situazione e condizione dell’esistente che ci circonda in ogni attimo del presente.
In tal modo ogni cosa ed essere del presente sorprendentemente diventano la coesistenza sincronica ed integrale del passato e del futuro, che non sono affatto separati, distinti e nel nulla come crediamo, ma entrambi vivi e pulsanti e le fonti da cui scaturisce mirabilmente ogni istante.
In questa straordinaria visione della vita, della sua ciclicità ed integralità, del tempo e dello spazio, in ogni uomo ed essere sono dunque vivi, intatti e coesistenti il passato ovvero ciò che crediamo ormai inesistente, il presente ovvero ciò che crediamo esistente e il futuro che crediamo ancora non avverato o nel divenire. Così nella ciclicità e nell’integralità dell’esistenza niente e nessuno muore realmente. Il passato è vivo e semmai cambia aspetto, perché trasformato in ogni istante dal presente e poi dal divenire. L’infanzia e la giovinezza coesistono con la vecchiaia. E così e paradossalmente il giovane o il bambino che osserviamo sono anche il vecchio che è nel divenire e viceversa, anche se tutto questo può sembrare incredibile ed eccentrico. In modo straordinario alla nostra comprensione il vivo è pure il morto e viceversa, ed entrambi più propriamente sono gli aspetti complementari di un’unica cosa che è la vita.
Non può essere altrimenti.
Ciò che di solito definiamo opposti sono invero complementari e sempre coesistenti e quindi dalla morte germina la vita e viceversa, così come succede nel caso della malattia che è sempre insieme alla salute, perché se così non fosse non si potrebbe avere in alcun modo la guarigione.        
E dire che l’immortalità è già in Natura come è nel caso della medusa immortale o amortale  (Turritopsis nutricula McCrady, 1857 ) e che l’eterna giovinezza è  tutt’altro che una fantasia, poiché potrebbe aversi con la mente adatta al raggiungimento dell’armonia degli opposti, cioè quando gli stessi siano perfettamente regolati dal numero d’oro o divino.    Ovviamente tutto ciò si scontra con il nostro abituale modo di pensare ed è molto difficile da accettare, anche perché la nostra vita quotidiana si svolge talora in un mondo infelice e di necessità continue, che ci impedisce di scorgere orizzonti nuovi e più vasti.  In più le nostre credenze non ci aiutano e le conoscenze sono ancora molto scarse.  In tal modo la nostra percezione è  limitata e ci inganna e quindi è più facile accettare e credere a quello che è d’abitudine ed al tempo lineare, mentre è piuttosto ostico credere anche alla sola possibilità della reale esistenza di un tempo integrale e circolare in cui non si ha l’inizio e la fine, né alcuna estinzione. Difatti la successione degli eventi che diamo per certa e vera è quella lineare che va dal passato, al presente sino al futuro.  Tuttavia essa potrebbe essere falsa ed illusoria, perché probabilmente gli eventi accadono nella circolarità e sono il risultato di eventi sincronici ed integrali, senza alcuna loro separazione ed estinzione.     
È sufficiente in proposito riflettere su alcuni aspetti.
Una persona che dice di avere 20 anni non sta di sicuro riferendosi al tempo ma allo spazio, perché il riferimento è alle 20 rivoluzioni o ai giri fatti insieme alla Terra attorno al Sole e quindi ciò è relativo allo spazio percorso e non certamente al tempo.
Nei libri di fisica per la legge del moto si ritrova la formula:  s = (f)t    (spazio  uguale alla funzione tempo), cioè lo spazio e il tempo sono un tutt’uno e che il tempo inteso come divisione e frammentazione non esiste affatto.
Il monismo e il paradigma olistico dell’integralità della vita dunque non sono una religione, una filosofia o una dottrina ma il modello che più si accosta alla realtà e ai fenomeni che osserviamo attorno a noi. Inserito in tale contesto, ovvero nella ciclicità della vita, il suolo più propriamente è un organismo vivo e complesso e non è di certo un capitale così come non lo è la vita o qualsiasi essere vivente. I tentativi umani di monetizzare o di attribuire un valore monetario al suolo ed ai beni ambientali e naturali o meglio comuni sono, da questo punto di vista, poco aderenti alla realtà, fuorvianti ed artificiosi. I sistemi economici dovrebbero invece trasformarsi in modo che le risorse finanziarie siano disponibili per tutelare il suolo, le piante e in generale l’ambiente e non il contrario cioè per sfruttarli e degradarli per il proprio profitto e a discapito della vita, perché se continuiamo così e a distruggere il suolo, le piante e l’ambiente, la vita su questo pianeta non sarà più possibile per nessun uomo. Il suolo non dovrebbe essere trasformato in una superficie ricoperta da rifiuti o da cemento e venire sfruttato e rovinato irrimediabilmente e a vari scopi, se davvero non vogliamo compromettere definitivamente la nostra sopravvivenza su questo pianeta e continuare ad assistere ad ogni evento meteorico alla distruzione di ampie zone del nostro territorio.      A tal fine e per la protezione del suolo sono indispensabili le piante in quanto oltre agli effetti benefici per l’ambiente e l’uomo (rilascio in atmosfera d’ossigeno, produzione della materia organica, miglioramento del clima, disinquinamento, effetti positivi psicobiofisici per l’irradiazione della frequenza di armonia, etc.), con le foglie riducono drasticamente la forza della pioggia che cade impedendo così l’asportazione dei granuli del terreno, mentre con le radici assorbono l’acqua e trattengono le particelle del terreno annullando quasi del tutto l’erosione.
L’agricoltura stessa dovrebbe trasformarsi per essere più in sintonia con l’ambiente e il paesaggio ed abbandonare l’obiettivo della massima resa e del massimo profitto, poiché ciò nel tempo riduce la stessa produttività vegetale. Le tecniche agricole in armonia con l’ambiente abbinate soprattutto alla non lavorazione del terreno, sono quelle da adottare sia per la resa e sia per la difesa del suolo.    Purtroppo la perdurante convinzione della divisione e della frammentazione, quali caratteristiche peculiari del mondo osservato, ci impedisce ancora di tutelare adeguatamente l’ambiente, il suolo e le piante e di accettare la vera natura integrale della vita, ma è proprio questo mancato riconoscimento e questa scarsa consapevolezza che sono alla base dell’attuale drammatica situazione e condizione umana,  dei problemi terrestri e dello stadio evolutivo non progredito e scarsamente umanizzato in cui tutti ci ritroviamo nostro malgrado.

Marcello Castroreale
mcastroreale@alice.it

Colline con calanchi originati dalla gully erosion - Alveo torrente Cubba – Misterbianco (CT) - anno 2012
Il suolo con scarsa copertura vegetale soprattutto arborea provoca l’alterazione dei cicli biogeochimici ed è lentamente consumato dall’erosione e perduto irrimediabilmente per sempre a discapito nostro e delle future generazioni. Le piante, cuore e mente della Terra, sono la parte complementare del suolo  in grado di difenderlo efficacemente dall’erosione e dall’inquinamento. (Colline con calanchi originati dalla gully erosion - Alveo torrente Cubba - Misterbianco (CT) - anno 2012)
"I vegetali sono l’anello primo della vita;
coltivarli con cura significa
salvaguardare la vita"
    Carlo Linneo





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Postato il Martedì, 15 ottobre 2013 ore 07:00:00 CEST di Michelangelo Nicotra
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