Gli "eroici
furori" di Elio Vittorini, scrittore magico e realista, né rosso, né
nero. Né con Croce, né con Lukacs. NO alla cultura politicizzata, no al
sovietismo zdanoviano. Sì , a una politica culturale liberale, aperta
alle suggestioni della complessità della società capitalista, e ,
"proletaria" , insieme, emancipatrice delle classi più umili e
disperate. Spirito polemico, intellettuale inquieto, moderno, e antico,
rondista, e illuminista impenitente sempre; tanto realista e
prammatico, quanto utopista inquieto, di inesausta ancestrale "tensione
messianica", Vittorini scrisse, e si contraddisse, senza mai tradire la
sua idea-guida di una letteratura imbevuta di forte impegno sociale
politico culturale, risentito, battagliero, serio e critico. Per il
resto, - come capita a tutti - , anche Vittorini ha preso degli
abbagli. Non poteva non prenderne, visti i tempi difficili in cui si
trovò a vivere, e considerati i suoi "astratti furori", gli eroici suoi
furori culturali di critico e il romanziere che, inguaribile moralista,
credeva di potere cambiare il mondo, senza "suonare il piffero".
Nuccio Palumbo