Certo gli
"anti" spesso sono funzionali ai "pro" se non sostanziati da programmi
di vita e stili di comportamento che ne segnano in modo evidente e
visibile le azioni e gli effetti che ne derivano da esse.
La lotta di liberazione, è stato un progetto, una sperimentazione, una
battaglia per la vita, per ridare senso e significato ai valori
fondanti della convivenza sociale, diritti, giustizia, dignità,
tolleranza e soprattutto partecipazione e responsabilità.
L'unione delle forze che hanno prodotto il ribaltamento e la sconfitta
di un potere politico, il fascismo, è stata possibile solo perché ad un
potere costituito si è organizzato un contropotere dai contorni
ideologici chiari ed inequivocabili: l'antifascismo.
Ed è questa la traccia indelebile che ha lasciato la lotta partigiana,
la creazione di un organo di potere organizzato ed efficiente, reattivo
ed omogeneo, diffuso e partecipato.
I combattenti per la lotta di liberazione coltivavano degli ideali,
avevano un'impostazione ideologica scaturita da un percorso storico e
di pensiero, che ne definiva le linee progettuali di sovversione di un
potere costituito.
Loro hanno messo a disposizione di questo progetto i loro tempi di
vita, i loro affetti, le loro emozioni, i loro mestieri, le loro
abililità e le loro intelligenze.
Loro, i combattenti per la liberazione, hanno dato delle risposte
importanti agli stereotipi sociali più diffusi, all'apatia politica, al
menefreghismo, al qualunquismo, al malaffare istituzionale, dimostrando
che è possibile abbattere un regime politico, è possibile sovvertire il
potere costituito, è possibile produrre cambiamento.
E le azioni di contrasto e di arroccamento dei regime nei momenti di
conflitto tendono inevitabilmente ad essere tanto più violente ed
aggressive quanto se ne percepisce un logoramento delle strutture
che lo sorreggono.
E qui la lotta, come fu la lotta partigiana, non poté non essere
altrettanto forte ed organizzata, saltò qualsiasi forma di mediazione,
di trattativa, di accordo, lo scenario del conflitto tra un
potere ed un contro potere divenne visibile e tangibile, divenne
pubblico, divenne, citando A. Camus, "Un uomo in rivolta":
"Cominciare a donare se stessi significa condannarsi a non dare mai
abbastanza anche quando si da tutto. E non si da mai tutto".
Nel ricordare le tante donne ed uomini combattenti per la lotta di
liberazione contro il regime nazifascista non possiamo non apprezzarne
la loro bellezza politica e sociale per riportarli costantemente alle
nostre memorie come simboli e guide di saggezza per le nostre scelte
politiche e collettive.
Oggi, da quell'esperienza politica e di lotta popolare, impariamo che è
possibile aprire nuovi orizzonti ed è necessario avere una valida
organizzazione politica ed è indispensabile non abbassare mai la
guardia sul controllo sociale dei nostri rappresentanti nelle
istituzioni, ed è fondamentale essere cittadini attivi e partecipi
affinchè non cadiamo nel baratro del fatalismo "gattopardiano".
Musarra Pasquale