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Scientifiche: Razzismo, Hrw critica l'Italia: ''Non fa nulla''

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Human Rights Watch denuncia il governo: "Non fa abbastanza per prevenire e punire le aggressioni agli stranieri". Le autorità tendono a sminuire la xenofobia e la violenza a sfondo razziale. La retorica dei politici e i media alimentano l'intolleranza.
In Italia le aggressioni a stranieri, soprattutto se Rom, sono all'ordine del giorno. E il governo, le forze dell'ordine e la magistratura non fanno abbastanza per prevenire e punire la violenza xenofoba. Lo denuncia la Ong Human Rights Watch in un Rapporto diffuso il 21 marzo, in occasione della Giornata mondiale contro il razzismo.
Il Rapporto, "L'intolleranza quotidiana: la violenza razzista e xenofoba in Italia", raccoglie decine di casi di violenza a sfondo razzista avvenuti in Italia, parla di veri e propri "attacchi brutali" e impiuta alle autorità inquirenti il fatto di non aver quasi mai contestato l'aggravante razzista nelle azioni penali contro violenze e aggressioni.
Human Rights Watch denuncia apertamente le "mancanze dello Stato italiano nel prendere misure efficaci contro i crimini imputabili a odio discriminatorio". "Le autorità italiane – secondo la Ong - tendono a sminuire la portata del problema e non condannano con la necessaria forza gli attacchi". Hrw critica il governo, molto più attento "a incolpare i migranti e i Rom dei problemi che attanagliano l'Italia" di quanto non sia concentrato nel "fermare gli attacchi violenti contro di loro". "La retorica dei politici, le misure del governo e la cronaca mediatica – si legge nel Rapporto - collegano gli immigrati e i Rom alla criminalità e contribuiscono ad alimentare un clima di intolleranza".

Secondo il rapporto, inoltre, forze dell'ordine e inquirenti non sono formati in modo adeguato e raccolgono i dati in modo incompleto. "Le dichiarazioni allarmiste del governo su una invasione di 'proporzioni bibliche' dal Nord Africa è solo l'ultimo esempio di retorica irresponsabile. I funzionari dovrebbero proteggere i migranti e i Rom dalle aggressioni", ha detto Judith Sunderland, ricercatrice senior per l'Europa occidentale di Human Rights Watch.

In tutta Italia vi sono stati attacchi e violenze da parte di individui e bande contro immigrati, Rom e italiani di origine straniera, come le folle che hanno attaccato insediamenti rom a Napoli nel maggio 2008, quelle che hanno aggredito i lavoratori stagionali immigrati dall'Africa a Rosarno, in Calabria, nel gennaio 2010, o come il gruppo di almeno 15 uomini che ha attaccato un bar bengalese a Roma nel marzo 2010.

Le autorità hanno registrato 142 crimini imputabili a odio discriminatorio nei primi nove mesi del 2009, ma in un periodo pressappoco uguale esaminando le notizie pubblicate sulla stampa una organizzazione italiana anti-razzista ha registrato 398 di questi crimini, fra cui 186 aggressioni fisiche (18 delle quali hanno portato alla morte dell'aggredito).

 
Esempi di casi di attacchi individuali includono l'omicidio di Abdoul Guiebre, un italiano originario del Burkina Faso ucciso a sprangate in strada a Milano nel settembre 2008, dopo un piccolo furto in un bar; il brutale pestaggio di un uomo cinese mentre aspettava un autobus avvenuto a Roma nell'ottobre 2008, e l'attacco nel febbraio del 2009 subito da un cittadino indiano in una cittadina fuori Roma, in cui fu picchiato, cosparso di benzina e dato alle fiamme.

Human Rights Watch ha anche documentato preoccupanti casi di maltrattamento contro i Rom da parte delle forze dell'ordine, sia durante le operazioni di sfratto dei campi che nelle stazioni della Polizia di Stato o dei Carabinieri.

La legge italiana prevede delle pene detentive più severe per reati aggravati della motivazione razziale, ma questo strumento non si è ancora dimostrato all'altezza delle sue ambizioni, afferma Human Rights Watch. La cosiddetta Legge Mancino del 1993 è stata spesso interpretata dai pubblici ministeri e dai giudici come applicabile solo ai crimini unicamente motivati dall'odio razziale, lasciando che gravi crimini razzisti venissero perseguiti come se si trattasse di reati comuni. Il pubblico ministero del caso dell'uccisione di Abdoul Guiebre lo ha istruito come un crimine ordinario, per esempio, nonostante gli insulti razzisti scagliatigli contro dai suoi aggressori durante l'attacco. Inoltre, la Legge Mancino non contempla affatto i crimini motivati dall'odio verso l'orientamento sessuale e l'identità di genere delle vittime.

La violenza estrema nel gennaio 2010 a Rosarno, in Calabria, sofferta dai lavoratori stagionali africani che si videro scatenati contro raid e sparatorie partite da macchine in corsa, in tre giorni di violenza di bande che causarono l'ospedalizzazione di almeno 11 migranti con gravi ferite, non ha portato a processi e condanne per crimini motivati dall'aggravante razzista. Solo tre italiani sono stati processati e condannati in connessione con questa violenza, durante la quale anche residenti locali e agenti di polizia hanno subito lesioni, alcune delle quali causate da immigrati durante la loro sommossa in protesta contro gli attacchi subiti dalle folle locali.

Rappresentanti delle autorità italiane hanno ridotto al minimo la dimensione razzista della violenza di Rosarno, in linea con una tendenza generale a chiamare "rari" i crimini a sfondo razzista. Il Governo italiano non raccoglie o pubblica statistiche disaggregate su notizie di reato o di azioni penali intraprese su casi di violenza razzialmente motivati. Le autorità usano i numeri bassi di denunce e di azioni penali per sostenere che la violenza razzista è rara, ignorando l'impatto sui dati della reticenza a denunciarla e della mancanza delle autorità a identificarla correttamente.

"Il Governo italiano vuole far credere che la violenza razzista non accada quasi mai", ha detto Sunderland. "Ma se sei un italiano appartenente a una minoranza etnica o Rom o un migrante, la verità è che essa è fin troppo comune. Riconoscere la portata del problema è una condizione necessaria per farvi fronte". Una conseguenza della mancanza delle autorità nel riconoscere questi crimini d'odio discriminatorio come un problema significativo è che il personale delle forze dell'ordine e i pubblici ministeri non ricevono una formazione specializzata e sistematica per l'individuazione, l'indagine e il perseguimento della violenza razzista.

I Rom, oggi la minoranza più vilipesa in Italia, sono particolarmente a rischio di abusi e maltrattamenti durante gli sfratti dai loro insediamenti e qualora si trovino sotto la custodia di poliziotti o carabinieri, ha riscontrato Human Rights Watch. Vedendo che gravi accuse di maltrattamenti subiti da parte di personale delle forze dell'ordine non vengono indagate, e che permane una virtuale impunità per le violenze scatenate da folle contro i loro campi, molti Rom hanno poca o punto fiducia nelle istituzioni pubbliche. "Molte persone, soprattutto immigrati privi di documenti e Rom, hanno semplicemente troppa paura di andare alla polizia", ha detto Sunderland. "Il governo deve fare molto di più per incoraggiare la segnalazione dei reati e ricostruire la fiducia tra queste comunità particolarmente vulnerabili".
(da http://www.rassegna.it/)

redazione@aetnanet.org








Postato il Lunedì, 21 marzo 2011 ore 20:00:00 CET di Pasquale Almirante
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