In un momento in cui
anche a Ferrara e nella
scuola che è stata di Bassani ferve un dibattito sul futuro
dell’Istruzione Pubblica, sul Diritto allo studio e sulla difesa della
democrazia, ecco le parole pronunciate da Giorgio Bassani il 10 luglio
1955, nella sala del consiglio comunale di Ferrara, con cui descrive
una scuola che non deve ritornare. A renderle attuali è Silvana
Onofri, docente in pensione e membro del comitato scientifico
della Fondazione Giorgio Bassani.
“Come professore vorrei segnalare questa mia esperienza. Ho fatto
il professore per tre anni di seguito, con grave mio disagio perché mi
obbligava ad alzarmi in ore antelucane, viaggiare in autobus, ecc. e
poi insegnare in aule senza riscaldamento. Ho fatto quindi il
professore nella scuola d’ arte di Velletri.
Non vi illuda la parola “scuola d’arte”. In realtà non si insegna
l’arte. Sono ragazzini che sembrano usciti dalle caverne, non parlano
assolutamente l’italiano, parlano un dialetto che è romanesco che sente
già l’influenza del sud, un dialetto barbarissimo, composto di
pochissime parole e lontanissimo dalla lingua nazionale.
Ora io dovevo spiegare – scuola d’arte significa d’arte e mestiere; si
avviano questi poveri ragazzi, loro dicono, a diventare operai
specializzati – io dovevo dunque spiegare la traduzione dell’Odissea
del Pindemonte. Ora la traduzione dell’Odissea del Pindemonte è forse
il testo poetico più difficile della letteratura italiana,
difficile come lingua: Nessuna parola di quel testo, o pochissime,
corrispondono all’italiano parlato correntemente. C’è una deformazione
così manieristica, neoclassica, imposta a tutte le frasi: Ad esempio “
Comangue che lubrico si convolve…” ora questo è un verso di Pindemonte
che io dovevo spiegare a dei ragazzini che non sanno nemmeno che tavolo
in italiano è il tavolo. … E’ una cosa terribile.
Ora, questi ragazzini venivano avviati alla scuola come dei poveri
porcellini, così, sporchi, laceri,senza una penna, senza una gomma,
senza un libro, senza un abbecedario.
Non avevano nemmeno assolutamente la possibilità di comperare questi
libri. La scuola, lo Stato provvedeva però e li riforniva di un
abbecedario, di un sussidiario, di una enciclopedia che stava in un
armadietto di fianco alla cattedra. Non so nemmeno se fosse una
cattedra: era uno sgabello dove io stavo, naturalmente con il paletot.
C’era dunque un armadietto di antologie che venivano distribuite da me
prima della lezione: Non glieli regalava nemmeno lo stato a questi
ragazzini, non lo regalava nemmeno: ed era, vi garantisco, il più
scalcinato, inverosimile, il più pascoliano di quart’ordine degli
abbecedari che io abbia mai visto … e lo stato non aveva nemmeno il
coraggio, la forza di donare quel simbolo della cultura…
Ora io ho raccontato questo episodio per dire limitatamente, entro
certi campi, io sarei estremamente favorevole ad un intervento dello
stato nella cultura e nelle cose della cultura.
Nella scuola e in questi casi è assolutamente indispensabile che lo
stato e faccia e provveda e regali e butti via i soldi e non dia solo
libri, ma cartelle, e anche scarpe per permettere ai ragazzi di venire
a scuola … l’intervento dello Stato qui è necessario …. Nel campo della
scuola, ad esempio e in queste cose necessarie e fondamentali, ogni
intervento statale, ogni partecipazione della macchina e della
burocrazia dello stato è indispensabile”.
Si comunica che le iniziative previste per domani e venerdì
al Liceo Ariosto relative a “Giorgio Bassani
studente”, settore della mostra dedicata agli anni scolastici del
grande scrittore, slitteranno di una settimana.
La mostra “Giorgio Bassani. Il giardino dei libri” rimarrà aperta, a
Palazzo Turchi di Bagno e al Liceo Ariosto, fino al 17 dicembre 2010.
Il catalogo della mostra è in vendita a Ferrara presso Feltrinelli e
Melbookstore.(da http://www.estense.com/)
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