"La valutazione
si dispiega nello spazio aperto tra dubbio e certezza
dalla volontà di esercitare un'influenza sul corso delle cose, di
gestire dei sistemi in evoluzione. (...) E' lo strumento utile
dell'ambizione tipicamente umana di pesare il presente per pesare sul
futuro"( Ch.Hadji). L'essenziale della valutazione si realizza nella
costituzione del rapporto tra una realtà e un modello ideale, tra ciò
che esiste e ciò che si attende.
Valutare si fa, a prescindere, in ogni azione, in ogni scelta che si
deve compiere, in ogni genere di rapporto umano e in modo particolare
nel rapporto educativo. Valutare significa formulare giudizi di valore
sulla realtà sulla quale siamo tenuti a interrogarci e a intervenire.
La scuola nel suo insieme e le sue attività sono un ambito necessario
dei processi di valutazione pubblica per i legami che esse
hanno col destino dei giovani e con gli interessi
dell'intera società.
Quando si parla di valutazione del sistema di istruzione,
necessariamente devono essere presi in considerazine i suoi
aspetti sociali e pubblicistici. Con la scuola di massa e la crescita
esponenziale della spesa pubblica per l'istruzione sono sorti nuovi
bisogni di informazione sul funzionamento dei sistemi scolastici al
fine di individuare l'efficacia e l'efficienza degli investimenti
pubblici destinati ad essi e anche la qualità del servizio che viene
erogato.
Ogni nazione ha tutto il diritto di chiedersi se e come funziona il
sistema di istruzione e quale contributo dia oggi allo sviluppo e alla
costruzione della società della conoscenza. La scuola non può restare
una scatola nera: il principio di rendicontazione non è una minaccia
alla libertà e alla dignità del personale della scuola; è un atto di
responsabilità nei confronti degli alunni, delle famiglie e delle
istituzioni. Bisogna vedere come si realizza.
In quanto giudizio di valore, il giudizio di valutazione è problematico
per costituzione, nel senso che non può arrogarsi la facoltà di dire
qualcosa con certezza o come verità incontrovertibile
sull'oggetto delle sue considerazioni. Questo va detto senza nulla
togliere all'importanza crescente che la valutazione assume nel
momento, in cui si procede a costruire curricoli fondati sui risultati
di apprendimento e ad organizzare il sistema di istruzione come rete di
istituzioni scolastiche autonome.
Il problema è valutare bene e per quel che riguarda il sistema
scolastico questo significa che se nessun reparto possa mettersi al
riparo da questa responsabilità; è necessario che chi, in prima o in
ultima istanza, deve essere valutato (alunni, docenti, personale
scolastico, dirigenti scolastici) sia coinvolto in prima persona
nell'identificazione degli obiettivi e sia riconosciuto come
interlocutore: se così non fosse, si passerebbe da una logica di
miglioramento e di sostegno, come si predica, a quella facile del
controllo e della sanzione, come spesso si minaccia.
La buona valutazione è quella che suscita la motivazione ad andare
avanti; è quella che valorizza l'impegno a superare le difficoltà; è
quella che dà opportunità di rimediare ai ritardi; è quella che non
tende a individuare le mancanze e a cogliere in fallo; è quella che si
inscrive in una prospettiva di regolazione del sistema complessivo
dell'istruzione e dà le maggiori garanzie sulla qualità dei processi di
insegnamento/apprendimento.
Per avere una buona valutazione bisogna diradare i sospetti,
giustificati, che vengono spontaneamente a costituirsi appena si
comincia a parlarne, perchè sono molte le scorie che ancora la rendono
inadatta a migliorare la scuola e il suo personale.
Per tenere fede a tutte le promesse di rinnovamento della scuola, per
fare della scuola una vera questione nazionale, criteri,
obiettivi, e risultati della valutazione dell'insieme delle attività
scolastiche devono essere pubblicamente dibattuti
nella sede del Parlamento e non possono essere considerati
riserva intoccabile del Ministero o delle strutture tecnocratiche
e del personale ispettivo, a cui è stato delegato il compito materiale
di governare il Sistema Nazionale di Valutazione.
E' stata emanata la direttiva ministeriale che indica le priorità
strategiche del Sistema di Valutazione per i prossimi tre anni,
ma devono ancora essere definite le linee guida con le quali il
meccanismo dovrebbe incominciare a funzionare. E'opportuno capire,
allora, come funzionerà e se può funzionare bene.
La macchina di un sistema di valutazione è in sè dispendiosa di uomini
e mezzi:può essere il grande fratello, l'occhio vigile che porta tutto
sotto controllo, per ridurlo nelle dimensioni facili da trattare e
dominare; può essere una struttura di pronto soccorso facilemente
raggiungibile in caso di bisogno.
Nei sistemi di valutazione è nascosto un principio di uniformità, che
prima o poi, se non si è vigili, si afferma; passare dalla pluralità
dei percorsi di efficacia e di efficienza ad un solo e prescritto
paradigma di scuola buona è abbastanza facile.
Il sistema di valutazione che è stato disegnato col Regolamento si
regge su due sostegni: L'autovalutazione interna e la valutazione
esterna; prevede istanze di controllo, momenti di socializzazione dei
risultati e pratiche di miglioramento. A colpo d'occhio sembra pensato
per valutare i singoli istituti e i loro dirigenti; sono esclusi in
questa fase i docenti e per gli alunni vige ancora un regolamento, di
cui non c'è motivo di rallegrarsi.
La valutazione, che verrà attuata attraverso le procedure e gli
strumenti previsti nel Regolamento, è finalizzata al miglioramento
dell'offerta formativa e degli apprendimenti ed è indirizzata
alla riduzione della dispersione scolastica e delle differenze
tra scuole e aree geografiche nei livelli di apprendimento e inoltre al
rafforzamento delle competenze di base rispetto ai livelli di
partenza e alla valorizzazione degli esiti a distanza (università
e lavoro).
Le finalità che dovrebbero sostanziare lo slogan rispolverato
della buona scuola di fatto vengono a costituirsi
come i criteri di valutazione delle attività svolte dal sistema
scolastico: formare persone competenti e cittadini responsabili;avere
una scuola che non discrimina e dà a tutti una chance.
La valutazione ( sia quella interna sia quella esterna) delle scuole
verrà fatta principalmente sulla scorta degli apprendimenti degli
alunni, rilevati attraverso le indagini cosiddette censuarie
predisposte dall'Invalsi. I dati di cui dispone ogni singola scuola per
le attività che istituzionalmente è tenuta a fare sono palesemente
integrativi rispetto ai primi "oltre a ulteriori elementi significativi
integrati dalle stesse scuole"( art.6, lettera a del Regolamento).
Che gli apprendimenti degli alunni siano il punto di partenza per
la valutazione di ogni singola scuola e del sistema scolastico
non dovrebbe preoccupare; dovrebbe preoccupare se questi
dovessero essere presi in purezza, privi di quegli elementi di
contesto che fanno la differenza tra dati apparentemente simili e danno
corpo ad una valutazione equa ed onesta. Allo stato attuale
inizia la sua attività un sistema di valutazione senza che si conoscano
criteri e indicatori di efficacia e di efficienza e prospettive di
analisi dei dati che verranno raccolti da tutte le scuole.
Andrebbe considerato un errore fare delle prove d'esame e dei risultati
delle indagini censuarie il dato più significativo da prendere in
considerazione per la valutazione del sistema scolastico. A parte la
delegittimazione delle scuole che ne deriva ,è poco serio non
partire dai dati che ogni scuola è riuscita a ricavare dalle sue
attività.I primi dati rappresentano,con tutto il rispetto
che gli si deve,uno stato momentaneo degli alunni, una
rilevazione a volte casuale del grado di apprendimento posseduto; non
raccontano la storia dell'impegno affrontato, nè quella del percorso
compiuto, nè dei miglioramenti ottenuti come avviene quasi sempre nelle
valutazioni delle singole scuole.
Il lavoro di una scuola va giudicato tenendo presente il contesto in
cui è collocata, prendendo in considerazione i cambiamenti realizzati
in un arco di tempo, a partire da una situazione data e conosciuta; il
rapporto istituito con gli alunni e con le famiglie; la stabilità e la
qualità del personale in servizio; il capitale sociale e
culturale dell'ambiente in cui vivono gli alunni e le loro
famiglie e in cui si trova ogni singola scuola; la disponibilità di
mezzi, di spazi, di servizi di cui gode ogni singola scuola; i processi
di adattamento del curriculum alle esigenze della propria polazione
scolastica messi in atto; le attività di arricchimento e
diversificazione dell'offerta formativa. E' una comoda scorciatoia
partire dai dati Invalsi, appoggiarsi eventualmente sui risultati
delle indagini internazionali, e dargli l'assoluta precedenza.
L'Invalsi nell'architettura e nelle procedure del Sistema di
Valutazione Nazionale ha un ruolo dominante e una collocazione che lo
mette al riparo di qualsiasi discussione: è responsabile
dell'elaborazione delle modalità tecnico-scientifiche delle
operazioni di valutazione, anche se debitrici di
riferimenti e suggerimenti verso i modelli europei in
vigore;predispone il quadro di riferimento con cui procedere
all'autovalutazione di ogni singolo istituto; decide quali scuole
vadano sottoposte a valutazione esterna,secondo propri criteri (per ora
a tutti ignoti); mette sotto tutela gli stessi piani di miglioramento
che in qualche modo vengono sottratti all'autonoma
riflessione e capacità di iniziativa della scuola; andrebbero, infatti,
ridefiniti se non entrano nei parametri procedurali e di
contenuto, stabiliti in altro e più alto loco;elabora un rapporto
annuale sullo stato delle scuole sulla scorta, soprattutto, delle
proprie rilevazioni.
La procedura di lavoro del Sistema Nazionale di Valutazione si
conclude, dopo 3 anni, con la pubblicazione del Rapporto di
rendicontazione sociale elaborato dalle scuole e pubblicato nel portale
"Scuola in chiaro", con cui verrebbero diffusi i risultati raggiunti in
relazione agli obiettivi di miglioramento individuati e perseguiti.
Operazione condotta in una prospettiva di trasparenza, di condivisione
e "di promozione al miglioramento del servizio con la comunità di
appartenenza".
Premesso che la trasparenza non fa male a nessuno, si deve pur dire
che non è per nulla assodato che la pubblicazione di dati come
quelli del rapporto di rendicontazione sociale aiuti a migliorare i
rapporti di una scuola con la comunità di appartenenza; anzi, per una
sua costitutiva e inespressa logica competitiva, rischia di recidere i
legami tra scuola e ambiente e di favorire in certi strati sociali la
corsa verso le scuole "che marciano bene". La concorrenza tra le scuole
non salva, nè migliora quelle che hanno problemi, perchè, comunque,
continuerebbero ad esistere e forse solo per quelli che non sanno
leggere i rapporti di rendicontazione sociale. Questo capolavoro di
mistificazione e di ipocrisia ben sigilla un'impostazione
spiccatamente autoritaria-ispettiva, che incontrerà presto ostacoli e
legittime opposizioni.
Un sistema di valutazione pensato per giudicare scuole e dirigenti
scolastici come potà funzionare con l'attuale stato giuridico e
contrattuale degli insegnanti e del personale non docente?
Prof Raimondo Giunta