Venite
al tempio sacro delle vergini
dove più grato è il bosco e sulle are
fuma l'incenso.
Qui fresca l'acqua mormora tra i rami
dei meli: il luogo è all'ombra di roseti,
dallo stormire delle foglie nasce
profonda quiete.
I versi di Saffo ci introducono a un tema frequentatissimo dalla poesia
di ogni luogo e di ogni tempo: il paesaggio.dove più grato è il bosco e sulle are
fuma l'incenso.
Qui fresca l'acqua mormora tra i rami
dei meli: il luogo è all'ombra di roseti,
dallo stormire delle foglie nasce
profonda quiete.
Rilke nel suo “Lettere a un giovane poeta” così scrive: “Se voi vi aggrappate alla natura, a quanto c'è di semplice in lei, di piccino, a quello cui non bada quasi nessuno, che d'improvviso diventa l'infinitamente grande, l'incommensurabile, se voi estendete il vostro amore a tutto quello che è, se molto umilmente cercate di meritare da servo la fiducia di quel che sembra miserabile, allora tutto diventerà per voi più facile, vi sembrerà più armonioso e direi quasi più conciliante. La vostra comprensione, forse, rimarrà indietro sorpesa, ma la vostra coscienza più profonda si sveglierà e saprà.”
La natura dunque è funzionale alla poesia, la ispira, risveglia la coscienza più profonda, ma un poeta non solo si accorge della natura, non solo in qualche modo la “usa” per la sua poesia, va ben oltre, va oltre l'antropocentrismo che ci ingabbia tutti.
Quasi tutti, ecco infatti cosa scrive la poetessa polacca Wislawa Szymborska:
Vista con granello di sabbia
Lo chiamiamo granello di sabbia.
Ma lui non chiama se stesso né granello, né sabbia.
Fa a meno di nome
generale, individuale,
instabile, stabile,
scorretto o corretto.
Non gli importa del nostro sguardo, del tocco
Non si sente guardato e toccato.
E che sia caduto sul davanzale
è solo un'avventura nostra, non sua.
Per lui è come cadere su una cosa qualunque,
senza la certezza di essere già caduto
o di cadere ancora.
Dalla finestra c'è una bella vista sul lago,
ma quella vista, lei, non si vede.
Senza colore e senza forma,
senza voce, senza odore e dolore
è il suo stare in questo mondo.
Senza fondo lo stare del fondo del lago
e senza sponde quello delle sponde.
Né bagnato né asciutto quello della sua acqua.
Né al singolare né al plurale quello delle onde,
che mormorano sorde al proprio mormorio
intorno a pietre non piccole, non grandi.
E il tutto sotto un cielo per natura senza cielo,
dove il sole tramonta non tramontando affatto
e si nasconde non nascondendosi dietro una nuvola ignara.
Il vento la scompiglia senza altri motivi
se non quello di soffiare.
Passa un secondo.
Un altro secondo.
Un terzo secondo.
Ma sono solo tre secondi nostri.
Il tempo passò come un messo con una notizia urgente.
Ma è solo un paragone nostro.
Inventato il personaggio, insinuata la fretta,
e la notizia inumana.
Lo chiamiamo granello di sabbia.
Ma lui non chiama se stesso né granello, né sabbia.
Fa a meno di nome
generale, individuale,
instabile, stabile,
scorretto o corretto.
Non gli importa del nostro sguardo, del tocco
Non si sente guardato e toccato.
E che sia caduto sul davanzale
è solo un'avventura nostra, non sua.
Per lui è come cadere su una cosa qualunque,
senza la certezza di essere già caduto
o di cadere ancora.
Dalla finestra c'è una bella vista sul lago,
ma quella vista, lei, non si vede.
Senza colore e senza forma,
senza voce, senza odore e dolore
è il suo stare in questo mondo.
Senza fondo lo stare del fondo del lago
e senza sponde quello delle sponde.
Né bagnato né asciutto quello della sua acqua.
Né al singolare né al plurale quello delle onde,
che mormorano sorde al proprio mormorio
intorno a pietre non piccole, non grandi.
E il tutto sotto un cielo per natura senza cielo,
dove il sole tramonta non tramontando affatto
e si nasconde non nascondendosi dietro una nuvola ignara.
Il vento la scompiglia senza altri motivi
se non quello di soffiare.
Passa un secondo.
Un altro secondo.
Un terzo secondo.
Ma sono solo tre secondi nostri.
Il tempo passò come un messo con una notizia urgente.
Ma è solo un paragone nostro.
Inventato il personaggio, insinuata la fretta,
e la notizia inumana.
Il poeta, che nutre se stesso e la sua poesia del paesaggio, dunque è capace anche di sentire i palpiti e i timori della natura, ne sente, ne vive più intensamente lo scempio perpetrato ai suoi danni dall'essere umano “economico” e arma la sua poesia e la sua parola per protestare contro chi in nome del denaro e di un progresso solo presunto distrugge la sua terra. È il caso di Zanzotto che a lungo si battè a favore del rispetto del paesaggio, del suo paesaggio veneto.
Non so dire se fu una battaglia vinta o persa, certo fu giusta e la battaglia continua, credo infatti che Zanzotto sarebbe stato molto contento di sapere che è nato a Pisogne, sul lago d'Iseo in provincia di Brescia un festival di Poesia e Paesaggio. Vi si parlerà anche di Zanzotto.
L'ha organizzato Anastasia Guerinoni, bibliotecaria, amante della poesia e grande organizzatrice di eventi importanti, insieme al Comune di Pisogne e all'Associaiozne Culturale Molecole. Si parlerà del paesaggio attraverso la poesia e si vedrà un paesaggio poetico. Quando? Il 5 e il 6 luglio: sabato e domenica.
Ci saranno poeti e artisti importanti, ci saranno anche poeti molto meno noti, come la sottoscritta.
Il programma e tutte le infomazioni sono qui: http://www.visitvallecamonica.it/archives/2523