Con il primo
settembre parte il convoglio ferroviario della scuola con i suoi vagoni
di circa mille scuole, e le classi affollate da numerosi
passeggeri: alunni, docenti e personale ATA
Mentre è ancora in forse l’approvazione dell’alta velocità per la
tratta Berlino-Palermo, che si realizzerà tra vent’anni, il
“trenino” della scuola siciliana parte sbuffando e alla guida
della locomotiva ci sarà quest’anno il nuovo direttore regionale:
la dott.ssa Maria Luisa Altomonte, la quale porta la ricca esperienza
delle scuole dell’Emilia Romagna,ove, grazie ad un’illuminata e
saggia politica scolastica, sono stati conseguiti traguardi di
eccellenza.
La metafora manzoniana che vede la scuola come un vaso di creta,
costretto a viaggiare tra i vasi di ferro nel vagone dell’economia
nazionale, agganciata al treno internazionale e mondiale, descrive in
maniera essenziale il momento storico che sta vivendo la scuola
italiana, incardinata nel tessuto e nelle problematiche nazionali e
internazionali.
La scuola è fragile, debole, per alcuni erroneamente “improduttiva”, ma
nello stesso tempo è presente, è essenziale, è vitale allo sviluppo e
alla crescita della società.
Sono pochi coloro che lo comprendono e si pongono il problema sul come
fare per migliorare la scuola, dato che le apparenti riforme e
innovazioni dai frutti che si evidenziano sembrano apportare soltanto
svantaggi e non certamente la tanto attesa qualità dell’istruzione e
della formazione del cittadino.
Come la giara di Pirandello, la scuola è stata rattoppata alla meno
peggio e sono ben visibili i ganci ed i fori delle connessioni spesso
mal fatte, degli accomodamenti tampone e non sempre funzionali.
Chi c’è dentro non può uscire… “ci fa i vermi” diceva il buon Zi’ Dima
ed il prolungamento degli anni di servizio costringe tanti, desiderosi
di andare in pensione, a restare nel fondo della giara.
Chi vuole entrare non ha alcuna immediata prospettiva, perché la
bocca della giara è stretta, e c’è inoltre il doppio collare del
precariato da sgonfiare. Si dovrà attendere fino al 2018 per rinnovare
le risorse vitali della giara e rilanciare la scuola verso nuovi lidi.
Intanto l’anno scolastico inizia, gli alunni vengono a scuola e
chiedono cultura e formazione, i genitori, che pagano le tasse, hanno
il diritto di reclamare per i loro figli servizi scolastici efficienti
e produttivi e invece… ci saranno (speriamo soltanto) per i primi
giorni dell’anno classi senza docenti, aule senza banchi, scuole non
pulite e poco accoglienti, carenti nei servizi di sicurezza e di
prevenzione.
Il nuovo assetto del dimensionamento scolastico, secondo le indicazioni
della legge n.111 del 15 luglio 2011, prevede che scuole con meno di
500 alunni siano date in reggenza e per l’anno successivo saranno
accorpate ad altre istituzioni viciniori al fine di ottenere scuole
autonome con mille alunni. In Sicilia si prevedono 931 istituzioni
scolastiche autonome, invece delle attuali 1.156 scuole e si
perdono 225 posti direttivi (presidi e direttori dei servizi
amministrativi).
Al nuovo direttore non possiamo neanche assicurare le mille scuole, con
altrettanti mille presidi per una nuova spedizione liberatoria e di
autonomia.
Alla politica nazionale dei tagli di risorse, riduzione delle ore per
alcune materie con diminuzione di cattedre e posti di lavoro anche per
il personale ausiliario e di segreteria, si aggiunge anche la riduzione
delle risorse regionali e dei servizi di competenza degli Enti Locali:
i Comuni per le scuole del primo grado e le Province per le scuole del
secondo grado.
Quando le Province scompariranno chi provvederà ai servizi della scuola
secondaria di secondo grado? Sono interrogativi che offuscano
ancor più la già nera coltre di fumo che circonda il mondo della
scuola.
A causa delle carenti strutture e limitati servizi sono poche le scuole
nelle quali si attua il tempo pieno ed il tempo prolungato. A Catania
le classi a tempo pieno partono, ma con un organico ridotto,
utilizzando i residui orari delle risorse interne.
Il nuovo anno scolastico, che annuncia già due giornate di sciopero nei
primi giorni di settembre, si prevede “caldo” e carico di tensioni e ne
subiranno le conseguenze anche gli studenti che dovrebbero
essenzialmente pensare a studiare.
L’attenzione ai giovani, la centralità dell’alunno-persona a scuola è
un valore che nessun riordino ordina mentale dovrà scalfire e l’ha
ribadito il Presidente Giorgio Napolitano, assegnando alla scuola il
compito di dare certezze e praticare la sussidiarietà.
Spesso il mondo della scuola ha identificato nell'incertezza il metodo
dell'insegnamento considerando buon insegnante chi non comunica
certezze. Il Presidente della Repubblica ha avvertito che è la certezza
che educa, che fa crescere, che fa diventare grandi. La scuola,
infatti, apre gli occhi al vero e aiuta a scoprire la dimensione dei
valori e dell’Assoluto.
L’educatore che teorizza l'incertezza indebolisce i giovani, li
mantiene fragili, mentre la società di oggi reclama persone forti e
decise. La scuola, “palestra di vita” ha questo compito ineludibile.
La Costituzione italiana ha disegnato una scuola libera e autonoma,
invece nell’attuazione pratica si è radicato sempre più lo
statalismo centralista, che mortifica di fatto l’autonomia e la
parità.
Ritornare alle radici e recuperare il senso genuino dell’autonomia e
della parità anche attraverso
il cammino di sussidiarietà e di cooperazione tra la scuole e le
altre istituzioni è il assegnato dal Presidente della Repubblica
alla scuola italiana per il nuovo anno scolastico, che si preannuncia
con molte ombre e tante difficoltà.
Giuseppe Adernò
giuseppeaderno@gmail.com