Il Ministro Gelmini e
il Governo vendono fumo mentre la condizione della scuola pubblica
e dei precari è drammatica.
Si procede con atti unilaterali senza alcun confronto con le
organizzazioni sindacali. Tutto viene deciso in stanze chiuse, con
l'obiettivo di vanificare i diritti dei precari.
Occorre perciò che rapidamente venga attivato un tavolo di confronto
tra il Governo e tutte le organizzazioni sindacali che affronti in
maniera trasparente il numero delle immissioni in ruolo, le modalità di
definizione degli organici, le nuove norme sul reclutamento e la
gestione delle graduatorie nel rispetto della sentenza della Corte
Costituzionale.
La FLC CGIL rivendica da mesi un piano pluriennale di immissioni
in ruolo per il personale precario docente e ATA che da tantissimi
anni continua a garantire la qualità dell'offerta formativa nelle
nostre scuole. Secondo i nostri calcoli è possibile l'immediata
stabilizzazione di almeno centomila precari tra docenti e ATA, coprendo
tutti posti vacanti (70.000) e stabilizzando tutti i posti
di sostegno per gli alunni disabili e gli spezzoni orari
(ulteriori 30.000 posti).
Al contrario le uniche preoccupazioni del Governo sono quelle di
ridurre al massimo le immissioni in ruolo e negare diritti ai
lavoratori precari.
Non permetteremo che attraverso atti legislativi, venga aggirata
la normativa europea e venga cancellato, per i soli lavoratori della
scuola, il limite del triennio come vincolo delle stabilizzazioni dei
contratti di lavoro a termine. Se si persegue questa strada, si
intende stabilire il principio, in aperta violazione del diritto
comunitario, che nella scuola si potrà rimanere a vita precari. Siamo
pronti ad intraprendere tutte le azioni politiche e legali per fermare
un provvedimento fortemente penalizzante per i lavoratori e le
lavoratrici.
Il Governo vuole demolire la scuola pubblica e continua a prevedere nei
prossimi anni ulteriori tagli.
Lo sciopero generale del 6 maggio sarà la risposta necessaria ad un
Governo che considera l'istruzione pubblica un lusso riservato a pochi
e il lavoro semplicemente una merce. (da Flc-Cgil)
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