L'istruzione pubblica durante il Decennio francese (1806 - 1815)
Di certo la scuola in Italia non è iniziata con la Gelmini o con i tanti ministri democristiani della prima Repubblica. E, ne siamo sicuri, non finirà con Maria Star. Ma, allora, quando è nata l’istruzione pubblica in Italia? E com’era la scuola prima dell’Unità? Quale è stata l’evoluzione dell’ordinamento scolastico nei vari Stati della penisola italica e, in particolare, nel Regno delle due Sicilie? Quali sono stati i primi provvedimenti? E quali risultati sono stati conseguiti?Iniziamo un interessante excursus storico – politico della scuola pubblica in Italia, dai tempi di Napoleone ai nostri giorni.
Uno dei primi atti che attesta la nascita della scuola pubblica in Italia, risale ad un importante provvedimenti adottato nel breve periodo del regno napoleonico dell’Italia insulare, prima con Giuseppe Bonaparte (1806 – 1808) e poi con Gioacchino Murat (1808 – 1815), il Decreto del 15 agosto 1806, con il quale si rendeva obbligatoria l'istruzione elementare, facendo carico ai Comuni di tenere un maestro e una maestra: la norma, però, non trovò facile ed integrale applicazione per difficoltà di vario genere, prima fra tutte quella di natura finanziaria e per mancanza di personale idoneo; infatti, in molti Comuni, alla fine del 1808, mancavano ancora le scuole primarie; pur tuttavia la bontà della direttiva napoleonica apparve innegabile, nonostante i tempi e le condizioni in cui era destinata ad operare, infatti, la norma rimase sostanzialmente immutata anche dopo la restaurazione borbonica. Inoltre, si provvide all'istruzione secondaria con la legge del 30 maggio 1807, n. 140, con la quale vennero istituiti in ogni provincia i Reali Collegi con a capo dei Rettori con una discreta autonomia finanziaria. Solamente la provincia di Napoli aveva due Collegi.
Per ogni Collegio c’erano sette professori che insegnavano le seguenti materie: italiano, latino e greco, retorica e archeologia greco – latina, scienze matematiche, logica, metafisica ed etica, geografia e cronologia, elementi di fisica e cinque maestri esterni per: francese, calligrafia, disegno, scherma, ballo.
Le città più importanti, che non erano capoluogo di Provincia, non avevano diritto ad un Collegio; per loro furono istituite le cosiddette "Scuole secondarie" con minore materie d’insegnamento rispetto ai Collegi. Tali scuole, che non dovevano essere convertite in Licei, costituivano il primo grado delle scuole secondarie e ad esse erano uguagliati i seminari diocesani che continuavano a dipendere dall'autorità religiosa. In queste “scuole secondarie” dovevano esserci, almeno, quattro professori, due di grammatica, uno di retorica e uno di filosofia e matematiche.
Con il "Decreto organico per l'Istruzione pubblica" del 29 novembre 1811, n.° 1146, il governo napoleonico attuò una vera riorganizzazione degli studi. Il decreto era diviso in sei titoli e dettava le norme per la istituzione dei Reali Licei, posti sotto la direzione di Rettori, nominati con decreto reale.
In ciascun Liceo vigevano gli insegnamenti di grammatica; umanità; retorica e poesia; filosofia; matematiche pure e miste; inoltre, con una particolare innovazione, la legge aggiungeva, alle predette materie, uno dei seguenti "rami di istruzione" (facoltà): Lettere, Scienze matematiche e fisiche, Medicina, Giurisprudenza, con professori aggiunti a quelli delle discipline comuni; ogni Istituto aveva così, una caratteristica speciale, venendo a costituire una scuola di primo grado universitario, corrispondente a una delle quattro facoltà dell'Università, ad eccezione della teologica.
Ciascuna delle Regioni del Regno aveva un raggruppamento di quattro licei, ciascuno con i quattro citati "rami di istruzione" che erano così strutturati: il ramo delle Lettere comprendeva le seguenti discipline: antichità greche e latine, storia e geografia; il ramo delle Scienze matematiche e fisiche comprendeva: matematica sublime; fisica sperimentale e chimica, storia naturale; il ramo della Medicina comprendeva: anatomia e fisiologia, patologia e nosologia, chirurgia teorica e pratica; clinica, storia naturale e chimica; il ramo della Giurisprudenza aveva: diritto romano, codice napoleonico, procedura civile e criminale.
I Reali Collegi e Licei esplicarono, nel corso del tempo, una funzione estremamente utile per la formazione del ceto dirigente meridionale, ebbero spesso docenti di valore e furono un vivaio di ingegni fecondi e capaci in stridente contrasto con la generale ignoranza dell’epoca. (...continua)
Angelo Battiato (inviato speciale a Brescia)
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