Sulla scuola si gioca un’idea di società e di futuro. Lo sanno bene i
molti insegnanti che, nonostante tutto, ogni giorno danno vita alle
tante buone pratiche, che oggi vengono profondamente umiliate dai tagli
micidiali e dalla manovra finanziaria. Una manovra che va a colpire
pesantemente i lavoratori del comparto pubblico e la loro
professionalità, così come la qualità dello stato sociale che abbiamo
fino a oggi conosciuto in Europa e in Italia. Una politica capace di
guardare lontano, una politica di progetto e di tensione ideale,
dovrebbe essere in grado di comprendere che la scuola, la formazione
lungo tutto l’arco della vita, la conoscenza sono delle priorità
strategiche per il nostro Paese, soprattutto in una fase di grave crisi
economica e sociale. Invece la riproposizione delle fallimentari
strategie neo-liberiste vorrebbe ridurre anche la formazione e gli
stessi diritti civili e sociali a una merce che sottostà alle regole
del mercato e della concorrenza tra pubblico e privato. Contro questa
riduzione di tutto a merce, noi opponiamo una concezione alta, secondo
la quale la cultura e il sapere sono dei beni comuni e perciò non
mercificabili e non alienabili, come l’acqua, l’aria, la salute, la
terra, la biodiversità e la vita stessa. In questo senso la cultura e
il sapere sono un diritto universale e non un privilegio di pochi. La
cultura e la conoscenza possono essere uno strumento di riscatto
sociale, che permette di capire la nostra storia e di dialogare con
quella degli altri, di capire il passato e di costruire il futuro per
sé e con gli altri. Pertanto rifiutiamo concezioni e pratiche
discriminatorie nei confronti di studenti che provengono da altri
Paesi, in quanto la scuola è il luogo per eccellenza di incontro tra
storie e culture diverse e come tale non può che essere il luogo
dell’accoglienza e dell’integrazione reciproche. Per queste ragioni
continuiamo a sostenere che la scuola della Costituzione è una
frontiera strategica per la democrazia, un presidio di partecipazione,
di collegialità e di sapere critico. È un laboratorio di democrazia e
di formazione della cittadinanza attiva e consapevole. Così la vollero
i nostri padri costituenti. Così noi oggi dobbiamo vivificarla, secondo
una nuova concezione della stessa cittadinanza che si basi sullo ius
soli e non sullo ius sanguinis. Ed è per questi motivi che la scuola
pubblica va sostenuta, qualificata e non smantellata. Di fronte a
questa vera e propria deriva culturale e sociale che degrada la qualità
della scuola pubblica italiana, a partire dai suoi livelli di
eccellenza - come il tempo pieno della scuola primaria, occorre
domandarsi se il disegno strategico dell’attuale Governo sia solo
quello delle ragioni economiche e finanziarie, oppure se ci sia un
progetto reazionario ben più pericoloso, che va indagato:
1) La scuola torna a essere il luogo della separazione sociale,
violando i principi e i valori della nostra Costituzione, svilendo la
professionalità dei docenti e licenziando migliaia di precari con 16
anni di lavoro in media alle spalle, il più grande licenziamento di
massa che la storia del nostro Paese ricordi.
2) Si parte dalla scuola per ridefinire le gerarchie sociali,
stabilendo: a) un percorso formativo per le future classi dirigenti
(liceizzazione); b) un altro per le figure tecnico-specialistiche
(istituti tecnici); c) un terzo che conduce direttamente al lavoro –
addirittura con lo scandalo dell’assolvimento a 15 anni dell’obbligo
scolastico nell’apprendistato. Pertanto questa Controriforma non ha
nulla di epocale, se non i tagli devastanti. Ripropone, cioè, il
modello rigido di tipo gentiliano, cosiddetto “a canne d’organo”, con
la classica tripartizione tanto cara a certa imprenditoria, che
impedisce ogni elasticità nel passaggio da un canale all’altro,
stroncando definitivamente il “Biennio Unitario” e riproponendo la
divisione tra il sapere e il saper fare.
3) Secondo i Ministri Tremonti e Gelmini, la scuola deve tornare a
essere autoritaria e repressiva, con il solo effetto di aumentare la
dispersione e l’abbandono scolastico e cioè penalizzando quegli
studenti che hanno un ben preciso retroterra culturale e sociale. “Ma
se si perde loro – la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i
sani e respinge i malati” (Don Milani). Infine non possiamo non
sottolineare, con il massimo della preoccupazione, la pericolosità di
un disegno lucido che vorrebbe smantellare “quell’organo
costituzionale” di cui ci parlava Calamandrei, ovvero la scuola
pubblica, statale. Si vorrebbe, cioè, trasferire a livello nazionale il
“Modello Lombardo” dei “Bonus” alle famiglie che mandano i figli alle
scuole private (famiglie benestanti fino a 200.000 €), mettendo sullo
stesso piano settore pubblico e settore privato, in regime di
concorrenza tra loro, come è avvenuto per la sanità lombarda. Insomma
“mandando in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle
scuole private” (Calamandrei). Pertanto, le Associazioni aderenti al
presente APPELLO, pienamente consapevoli del disegno che questo Governo
sta portando avanti nella direzione dello smantellamento della scuola
pubblica statale, si propongono di dare vita alla più ampia opposizione
sociale e culturale unitariamente a tutti quei movimenti,
organizzazioni sindacali e forze politiche che vorranno sostenere
questa battaglia per il futuro del nostro Paese e della nostra
democrazia.
Questo APPELLO lo rivolgiamo anche a tutti i lavoratori della scuola, a
tutti gli studenti e ai genitori affinché alta si alzi la voce di chi
la scuola contribuisce a farla e a costruirla ogni giorno. Le ragioni
per una scuola pubblica di qualità e per uno stato sociale degno di
questo nome, le ragioni della buona scuola e di tante buone pratiche,
sono di gran lunga superiori alla miseria di chi vorrebbe ridurre
questo Paese all’ ignoranza. Noi non ci stiamo. E per questo sosterremo
tutte le mobilitazioni di protesta e autoconvocate in difesa dei
principi alla base del presente APPELLO, compreso lo sciopero generale
del 25 giugno.
IL NOSTRO APPELLO E’ STATO RILANCIATO ANCHE DA RETE SCUOLE. Ecco il
link: http://www.retescuole.net/contenuto?id=20100616210135
Primi firmatari dell’appello:
NonUnoDiMeno-
Per il Gruppo ONG lombarde “Portare il mondo a scuola”: Sofia Borri.
Alessandra Botta. Carlo Capello. Gabriela Cattaneo. Silvana Citterio.
Christian Elevati. Valeria Emmi. Massimiliano Lepratti. Marina Medi.
Chiara Paganuzzi. Giacomo Petitti. Manuela Pursumal. Mariangela Querin.
Marilena Salvarezza. Pina Sardella. Cinzia Turla. Patrizia Minella.
e le Associazioni, i Coordinamenti, i Centri Studi e di Ricerca:
Direttivo dell’ Associazione EducaCi
CESPI (Centro Studi Problemi Internazionali)
ICEI ( Istituto Economico Cooperazione Internazionale )
AsPem
CRES (Centro Ricerca Educazione allo Sviluppo)
Gruppo “Educazione allo Sviluppo” di CoLomba (Cooperazione Lombardia)
AceA Onlus ( Associazione per i consumi etici e gli stili di vita
solidali )
Intervita Onlus
Mani Tese•
Rete Ellis (Educazioni, Letterature e Musiche, Lingue, Scienze storiche
e geografiche)
SIEM (Società Italiana Educazione Musicale) di Milano
MCE Nazionale (Movimento Cooperazione Educativa)
CGD Lombardia (Coordinamento Genitori Democratici della Lombardia)
CMA (Comitato Milanese per l’ Acqua)
Fondazione Roberto Franceschi Onlus
Associazione Luca Rossi ( Educazione alla Pace e all’Amicizia fra i
Popoli)
Per aderire: info@nonunodimeno.net