Cari
colleghi,
la
nostra precarietà non è più un fenomeno marginale e transitorio ma una
condizione generale che indica il sinonimo stesso
della forma contemporanea di sfruttamento.
E’
ormai da un cospicuo numero di anni che i precari ATA della Scuola subiscono
l’incertezza del futuro, l’instabilità delle posizioni acquisite, dei
diritti e persino delle abitudini, nonché la poca chiarezza nell’attribuzione
di competenze e mansioni. Le
ultime statistiche parlano di 200.000
unità di precari nella Scuola su 900.000 addetti e 76.000
unità circa sono costituite da personale ATA: una quantità ragguardevole, anzi un vero e proprio esercito di persone
che vive quotidianamente nell’insicurezza legata sia alla disponibilità dei
posti sia alle contraddizioni politiche, talvolta piegate all’autoconservazione
di vecchie forme organizzative e strutture di potere.
Il
nostro è un problema reale, è una condizione materiale vissuta quotidianamente
sulla nostra pelle, irrisolta, nonostante se ne parli frequentemente nei salotti
della televisione e della politica.
Nelle
Istituzioni Scolastiche, con l’attuale situazione di precariato, si stanno
riducendo al minimo le garanzie e i diritti, e accentuando la condizione per
cui, invece di rendere più efficiente ed economica la Pubblica Amministrazione,
si rende solo più ricattabile la sua forza lavoro, con la conseguente
impossibilità per noi precari di fare progetti anche a breve termine.
Il
dilagare di questa protesta è motivo di impoverimento e di dequalificazione
delle istituzioni stesse oltre che rappresentare una violazione dei diritti dei
lavoratori, perché come ben sapete chi è titolare di un contratto di lavoro a
tempo determinato non ha la progressione economica per anzianità, non ha la
sicurezza del posto di lavoro e, purtroppo, pur possedendo doti e potenzialità,
spesso resta ai margini delle dinamiche lavorative della Scuola.
I
Sindacati, dal canto loro, si stanno dimostrando incapaci di difendere almeno le
conquiste storiche dei lavoratori che ci hanno preceduto, oltre che aver deluso
le legittime aspettative di vita stabile dei lavoratori precari.
CHE FARE ?????????? Noi, come ANAAM, per correggere queste disparità e per offrire a tutti le stesse opportunità, ci appelliamo all’art. 3 della Costituzione Italiana, che afferma il principio dell’uguaglianza dei cittadini, uguaglianza anche sul lavoro.
Non
si può, a nostro avviso, firmare un accordo economico riguardante una categoria
di lavoratori e ignorare più di un terzo del personale che attualmente svolge
le stesse mansioni…. ha frequentato gli stessi corsi di formazione….ha avuto
incarichi specifici…..ha sostituito Direttori SGA…..soltanto perché…..è
precario !!!!!!!
E’ UNA VERGOGNA!!!!!!!
In
conclusione, cari colleghi (…ancora precari…) l’invito è a non
autoescluderci dai benefici economici dell’art. 7: presentiamo anche noi
la nostra domanda presso la Segreteria della Scuola dove prestiamo
servizio entro il 7 Giugno 2006.
Non
abbiamo paura di dimostrare la nostra serietà e le nostre competenze!!!!!
Cordialmente.
Il
Presidente Nazionale ANAAM
Giuseppe
Mancuso