Ma poi arriva, si che arriva, prima o poi arriva per tutti il gioioso tempo d’andare in pensione. Che bello! E quest’anno poi è arrivato a tanti colleghi, che hanno scavalcato la barricata del tempo per entrare nelle praterie incontaminate del meritato riposo.
Ma cosa succede quando arriva il giorno del pensionamento!?
Cosa pensano gli insegnanti quando vanno in “quiescenza per sopraggiunti limiti d’età”!?
E se poi l’insegnante è anche il vicepreside!?
Com’è che la mattina prima naviga a gonfie vele, sul ponte di comando, a governare il timone in compagnia del comandante, e il giorno dopo si ritrova nel salotto di casa sua, da solo, possibilmente in pantofole, a guardare le lancette che segnano un tempo senza tempo.
Cosa succede dentro!?
Chi ci pensa ai tanti colleghi che hanno dato i migliori anni della loro vita umana e professionale e che vanno, per sempre, a casa!?
Chi ci pensa al vicepreside che ha trascorso un’intera vita nelle aule e negli uffici della sua scuola, tra alunni, circolari, autorizzazioni, orario settimanale, consigli di classe, uscite anticipate, permessi brevi, docenti da sostituire, assemblee sindacali, elezioni degli organi collegiali, sempre dentro le quattro mura del suo angusto ufficio di vicepresidenza, come una trincea, perennemente con la porta aperta, come un porto franco di mare in gran tempesta, senza avere neppure il tempo… di guardare l’orologio.
Chi ci pensa al loro ultimo giorno di scuola, all’ultima lezione, all’ultimo suono della campanella, all’ultima uscita, in disordine e senza speranza, in corridoi che avevano sempre calpestato con “orgogliosa sicurezza”.
Per fortuna la scuola italiana è piena di insegnanti e di vicepresidi che vanno via dalla scuola in punta di piedi, senza concedere (per pudore e per virtù) “l’onore delle armi” alla tanto amata e temuta pensione.
Perché quando un vicepreside va in pensione, se ne va via una parte importante della scuola. Se ne va per sempre il docente che rappresenta, forse più di tutti, gli alunni, i colleghi, persino la dirigenza scolastica. Spesse volte è un confessore, un alleato, altre volte un mediatore, un pacificatore, un arbitro; alcune volte si mette la divisa di kapò (per il bene della scuola, s’intende!), altre volte diventa un buon padre di famiglia, pronto a rimproverare e a perdonare; ma è sempre il collega, l’amico, il conoscitore di ricordi, di gioie, di segreti, di speranze. La memoria storica dell’istituzione scolastica. Così è il prof. arch. Giuseppe Di Giovanni, Docente di Disegno Geometrico e di Laboratorio d’Architettura, e responsabile del plesso di San Giovanni La Punta del Liceo Artistico Statale “Emilio Greco”, che dal prossimo 1° settembre 2021 andrà “in pensione”. Ma il prof. Di Giovanni non è stato solo un insegnante, o il responsabile di plesso. E’ stato di più. Forse perché un vicepreside è più d’un docente, persino più d’un preside.
E’ l’anello d’unione tra la presidenza e le classi, tra la dirigenza e gli alunni e i docenti, tra le “sudate carte” e la vita vissuta. E’ l’anello di congiunzione tra il preside manager e gli insegnanti educatori, tra le circolari e le normative ministeriali e le ore di lezioni scolastiche. Tra gioie, sospiri, assenze e presenze. Tra l’appello e la ritirata.
Questo è il prof. Giuseppe Di Giovanni, soprattutto un maestro, con l’odore dei suoi ragazzi, che conosce e ama, uno ad uno. Sino all’ultimo giorno, quando, come un giocatore nella sua ultima partita di commiato, sul terreno erboso del Polivalente, ha voluto salutare con un lungo e commosso abbraccio, i suoi ragazzi, “protetti come figli”, i suoi colleghi, il personale scolastico, la vicepreside prof.ssa Pina Formica e il Dirigente Scolastico, prof. Antonio Alessandro Massimino, del “suo” liceo artistico “Emilio Greco”. Buona vita da pensionato, prof. Di Giovanni!
prof. Angelo Battiato
Referente Ufficio Stampa del Liceo Artistico “Emilio Greco”, Catania