L'abbandono scolastico e le bocciature costituiscono un grave peso anche economico per la scuola che non riesce a decollare e a "volare in alto". Secondo una recente indagine, ripresa da Francesca Borgonovi, analista Ocse, su "Gente", un alunno bocciato costa 36.700 euro. Il calcolo di tale spesa deriva anche dal fatto che i ragazzi che abbandonano gli studi senza diploma avranno redditi inferiori alla media nazionale. Il costo della bocciatura rappresenta il 6,7% della spesa annua per l'istruzione.
Mentre secondo la media OCSE gli alunni bocciati in Italia corrispondono al 12% in Finlandia la media dei bocciati è ridotta al 5% ed i ragazzi ricevono supporto e sostegno che consente lo sviluppo delle competenze. "Negli ultimi 15 anni quasi 3 milioni di ragazzi italiani iscritti alle scuole superiori statali non hanno completato il corso di studi.
Sono cifre "da guerra mondiale". Si legge su "Tuttoscuola" E' una shoah sociale, un'emorragia che ogni anno indebolisce il corpo sociale del paese e ne riduce la capacità di competere".
Nel corso del recente convegno ospitato dal Miur sulla dispersione scolastica, l'ex-sottosegretario all'istruzione Marco Rossi Doria ha proposto che per l'anagrafe dello studente vengano acquisiti anche i dati del titolo di studio e della professione dei genitori.
L'accertamento quali "evasori dall'obbligo scolastico" di 136 alunni della provincia di Catania e la denuncia di 232 genitori di due scuole dell'obbligo di Santa Maria di Licodia (Catania)per inosservanza continuata dell'obbligo d'istruzione di minorenni confermano come proprio i livelli culturali delle famiglie sembrano essere alla base del triste fenomeno.
Il genitore 'tipo' denunciato dai carabinieri della compagnia di Paternò nell'ambito dell'indagine ci dà: età media 35 anni, ceto medio basso, con al massimo una licenza di scuola media e con un disagio familiare evidente.
La condizione sociale e culturale è certamente la causa e il contesto in cui matura maggiormente si consolida la dispersione scolastica, ma accanto a questi fattori esterni ci sono anche quelli interni di una rigidità didattica che poco si presta al processo innovativo alla "Don Milani", capace di rivolgere particolare attenzioni alla persona e costruisce positive relazioni educative con gli studenti, i quali hanno bisogno di una scuola "diversa" e non della scuola modello "spiegazione, interrogazione, compiti, voti".
Eventuali modifiche dell'offerta formativa della scuola al fine di aiutare a prevenire gli abbandoni e a contrastarli, dovrebbero essere gli itinerari operativi per una concreta risposta al fenomeno che permane come macigno nella scuola italiana.
Anche le "fughe" verso le scuole paritarie da parte di alcuni studenti "bocciati" con l'intenzione di recuperare gli anni perduti, non sempre trovano riscontro nel processo di effettivo recupero.
L'innalzamento dell'obbligo scolastico, il passaggio verso il settore della formazione professionale, la carenza in Sicilia di tale percorso formativo, a causa dei mancati finanziamenti dei corsi regionali di formazione professionale, e quindi "sospesi". Tale vuoto organizzativo del servizio scolastico ha ulteriormente incentivato l'abbandono scolastico.
Gli anni del primo biennio di scuola secondaria superiore, non adeguatamente attrezzata alla gestione dell'obbligo scolastico, bensì proiettata verso un approfondimento dei contenuti disciplinari, disegnano un contrasto con le norme vincolanti calate dall'alto. L'estensione dell'obbligo scolastico è stata, infatti, imposta senza i necessari passaggi di preparazione e di modifiche al sistema e all'apparato scolastico.
Dare ad un ragazzo, che non ha altri stimoli a casa e vive in un contesto sociale di disagio, motivazione allo studio, desiderio di scuola, progetto di futuro, resta per sempre un impegno, un traguardo, una meta da conseguire.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it