Su quest’ultimo punto, onestamente, dissentiamo dal lucido articolista: ci sono stati scioperi e varie iniziative di massa, in questi ultimi 15 anni, piuttosto partecipati; così come sono state innumerevoli le occasioni di pubblico dibattito in cui il mondo della scuola (docenti, studenti, famiglie) è riuscito ad accendere i riflettori sullo stato inadeguato del nostro sistema educativo. Ci sembrano poi ingenerose le accuse, formulate nell’articolo, di “pochezza politica“, “paura“, “individualismo“, viste come “ataviche debolezze del corpo docente italiano“.
E’ però pur vero,
che con la sua ultima proposta, il ministro ed il governo ci
hanno stretti all’angolo: ancora una volta! E qui ha
ragione pienamente l’articolista del Manifesto quando afferma:
“Non voler passare da 18 a 24 ore settimanali, se non si
spiega bene, rischia difficile da comprendere da un’opinione pubblica
addestrata per anni da media e politici all’esercizio della
denigrazione della scuola pubblica e dei suoi docenti“.
Che fare, dunque? Certo non limitarsi a macchiarsi le mani d’inchiostro, firmando solo petizioni e scrivendo lettere infuocate. Ma, a nostro avviso, non ha neppure senso l’ennesimo sciopero, sia pur generale, già indetto dai sindacati – al quale, ovviamente, parteciperemo anche noi. Si dirà che c’è da dare subito una risposta ferma, uno stop all’incredibile proposta governativa: da qui, lo sciopero. Forse è vero, se non altro per affermare alcuni principi di diritto: i contratti non sono carta straccia, il lavoro si paga! E tuttavia, a nostro avviso, è ancora un combattere stretti nell’angolo.
Perché il vero problema,
come ha affermato il noto pedagogista Benedetto
Vertecchi (non a caso, inascoltato da un ventennio…), è
fare capire all’opinione pubblica, che “se manca un progetto è
inutile cambiare orario“! Ecco il problema: qual è il progetto educativo
per cui si battono i docenti italiani? Diciamocelo
onestamente: la lotta politica e sindacale degli ultimi 15 anni, dalla
Moratti in giù, è sempre stata di “controbattuta”, perché dettata
dall’agenda governativa. E del resto, nessuna forza politica
d’opposizione ha mai formalizzato un credibile e complessivo progetto,
capace di superare l’attuale stato di cose.
Ne è derivata una
battaglia di conservazione, di difesa addirittura dello status quo
e come tale, purtroppo, continua ad essere vista dall’opinione
pubblica, nel momento in cui l’intero mondo del lavoro viene messo in
scacco dalla crisi e dalle misure governative escogitate per fare
subito cassa.
Allo sciopero si andrà, sicuramente, sarà molto partecipato e probabilmente si riuscirà a bloccare la proposta dell’aumento gratuito dell’orario di lavoro. Ma si tratterà solo di un breve respiro, in attesta del prossimo pugno in faccia. Le forze politiche che saranno capaci di bloccare l’assurda proposta governativa, passeranno a riscuotere il loro credito alle prossime elezioni, ma di un piano educativo per il nostro paese non si parlerà nemmeno!
Ecco allora come sporcarsi per bene le mani:
elaborare un progetto
educativo nazionale, nuovo, che guardi al futuro, senza
paura e che rinnovi, assicurandone l’affermazione, l’idea stessa di
scuola pubblica. I
docenti escano dall’angolo e incalzino i loro partiti o movimenti di
riferimento a darsi da fare: il paese ha bisogno di una
scuola migliore e non può più attendere!
Lascuolaiblea.com