Adoro la
generazione di mio padre, che, tra l’altro, oggi, 15 ottobre, compie
ben 91 anni! Una generazione che ha dato tanto a tutti, senza aver
ricevuto un’adeguata ricompensa. Ha subito il fascismo, il nazismo, il
comunismo, la guerra, la fame, l’emigrazione; è stata protagonista, nel
dopoguerra, della rinascita civile, morale e materiale
dell’Italia; è stata artefice, negli anni ’50 e ’60, del “boom
economico”, del “miracolo italiano”, che ha stupito il mondo, con il
poderoso sviluppo della produzione industriale e del made in Italy; ha
subito le bombe e la partitocrazia, la corruzione e la collusione. Ha
combattuto lo sfascio dell’Italia, andando a lavorare, ogni mattina,
come mio padre, senza domenica e senza malattie, senza ferie e senza
festivi. «La
vera festa è il lunedì mattina, – ama ripetere mio padre – quando
ognuno ritorna al “lavoro usato”, nelle campagne, nelle fabbriche,
nelle botteghe, negli uffici, a scuola». E lì che si “celebra”
il lavoro, la sacralità del lavoro, la dignità del lavoro. Perché il
lavoro, veramente, ci rende liberi e felici, perché, attraverso il
lavoro, diventiamo co-creatori della natura, e co-responsabili della
crescita della società. Anche, e soprattutto, noi insegnanti. Per cui,
dobbiamo dirlo ad alta voce: non ci spaventa il lavoro, non abbiamo
paura del lavoro. Dovremmo gridarlo forte, ai nostri governanti e
all’intera nazione: non
temiamo di dover lavorare diciotto o ventiquattro ore alla settimana.
Il problema è un altro!!! La proposta del ministro “tecnico”, Profumo,
di portare da diciotto a ventiquattro le ore di insegnamento per i
docenti delle scuole secondarie superiori, non nasce da un problema di
organizzazione del lavoro scolastico, non nasce da un’impellente
esigenza didattica ed educativa, non nasce da uno specifico progetto
pedagogico per la crescita culturale della scuola, e, quindi, dei
ragazzi, non nasce da un’esigenza delle famiglie o degli alunni, di
aver a disposizione maggiori ore di insegnamento, non nasce da
un’inderogabile motivazione etica o culturale di fornire maggiori
informazioni delle singole materie, non nasce per motivi disciplinari o
cognitivi, non nasce per combattere la piaga della dispersione
scolastica, non nasce per avere più scuola, più studio, più
apprendimento! Niente di tutto questo!!!
Nasce solo, ed esclusivamente, per
motivi economici, per fare cassa, per tagliare cattedre, per far
risparmiare “euri” allo Stato!!!
E le sei ore in più, ebbene che si
sappia, equivarranno a tante lacrime versate da migliaia di colleghi
che non entreranno più a scuola. Questo è il vero dramma! Una tragedia
politica, culturale e morale di enormi proporzioni, di cui hanno
un’immensa responsabilità le classi dirigenti, i partiti (tutti), il
parlamento e il governo di questa nazione!
Questo bisognerebbe dire, forte e chiaro, al di là delle lettere di
protesta, raccolta di firme, ricorsi, scioperi, manifestazioni che ci
saranno, e che spero, i sindacati (tutti), organizzeranno. Sei ore in
più… per una manciata di euro!!! Tutto per questioni di soldi! Bastava
dirlo! Anche per questo, la nostra rabbia e la nostra protesta,
stavolta, saranno più furiose!
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it