I docenti calabresi
di Crotone difendono il bonus del leghista e padano Pittoni. Dopo
giorni di attacchi contro il suo emendamento che secondo molti
sarebbe razzista, antimeridionalista e anticostituzionale, scende in
campo con rabbia il Comitato precari scuola di Crotone per dire: “Non è
vero”. Con la riapertura delle graduatorie ad esaurimento “grazie
al ricorso di pochi che hanno voluto la riapertura di queste, sebbene
si chiamino ad esaurimento – sostengono i docenti calabresi – ben
presto una marea di persone subirà prevaricazione”.
Se si facesse un'indagine, insiste la professoressa Rosanna Basso,
referente del comitato calabrese, “si scoprirebbe che solo una minima
parte di noi precari condivide la riapertura delle graduatorie. In
nome “e a diritto del Dio fama e visibilità” di certi sindacati,
sostiene il comitato, “si fa passare la riapertura della graduatoria
appellandosi ad un falso diritto dei meridionali. Pare che siano i
meridionali a volersi spostare mentre al Nord non vorrebbero una
probabile orda sudista”. E questo non è vero? “Non e’ vero!”, ribatte
il comitato, “noi del Sud, vogliamo restare nelle nostre province e
vorremmo avere solo il diritto di rimanere nelle suddette graduatorie
senza perdere i sacrifici di questi ultimi anni. Finiamola di
cavalcare l’onda del meridionalismo. Quando abbiamo scelto nel 2007,
sapevamo che sarebbe stato per sempre, fino all’immissione in ruolo.
Oggi, purtroppo, gli interessi di pochi lederanno i diritti di tanti
che nel 2007 hanno fatto scelte di vita, accollandosi spese, prestiti,
mutui, fidandosi di una possibile certezza. Chi garantirà i diritti dei
molti? Che fine faranno questi precari e le loro famiglie?”. Con
l’apertura delle graduatorie a esaurimento, prosegue il comitato, “un
lavoro precario incerto è reso ancora più precario da certe
strumentalizzazioni, a spese di centinaia di migliaia di famiglie”.
L’uscita pubblica del Comitato calabrese in favore dell’emendamento
padano esautora l’accusa di razzismo di gran parte della propria
legittimazione, anche se sono tante e altrettanto significative e
giustificate le lamentele della parte avversa. Il diritto di lavorare è
sacrosanto e trasferirsi dove si lavora è nella natura umana e nulla
può frenarlo. Ma come si fa ora a sostenere che la pretesa
(giustificata, ingiustificata, legittima, incostituzionale che sia) di
bloccare le graduatorie così come erano state concepite nel 2007 dal
governo Prodi sia frutto di una ideologia anti Sud e non più
semplicemente del principio “mors tua, vita mea”? Non che Pittoni non
pensi agli interessi del popolo del Nord, anzi lo fa spudoratamente, ma
illudersi che quell’esigenza sia sentita solo al Nord è solo frutto
della censura delle notizie che invece arrivano da ogni parte d’Italia.
I messinesi sono preoccupati per l’arrivo dei catanesi e viceversa,
così come chi lavora a Verona teme le migrazioni da Vicenza e via
dicendo. Migrazioni che ci sono sempre state, fino al 2007, senza che
nessuno protestasse più di tanto di fronte all’arrivo inaspettato di
colleghi titolari di maggior punteggio che spiazzavano spesso
irrimediabilmente i colleghi, secondo una logica che si poneva in
aperta armonia con i diritti di libertà contenuti nella Costituzione
oltre che nel buon senso. Nessuno ne ha mai tratto motivo per una
vertenza: per un magone sì, per un accesso di collera anche, magari c’è
stata pure rabbia verso il proprio sindacato reo di aver dato
l’imbeccata a un docente proveniente da altre latitudini. Ma non
vertenze, almeno fino al 2007. Non si sa perché (ma il progetto doveva
essere molto preciso), il governo Prodi sparigliò le carte e nel 2007
decise di vietare con una scelta scellerata - che definimmo
subito incostituzionale – il trasferimento dei docenti precari
inducendoli a una scelta definitiva. Molti si sono trasferiti dal Sud
al Nord, molti altri da una provincia a un’altra del Nord, altri ancora
da una provincia all’altra del Sud. Queste persone ora rivendicano il
diritto di non vedersi di nuovo scavalcati con la riapertura delle
graduatorie, decisa dalla Corte Costituzionale. Che si tratti di un
presunto diritto e non di un diritto assoluto è lampante e dunque
spetterà alla sovranità del Parlamento (la cui maggioranza è diventata
maggioranza grazie soprattutto alle popolazioni del Sud che mentre
votavano avevano ben chiaro che stavano votando affinchè la Lega Nord
andasse addirittura al governo) decidere come sanare il conflitto tra
le due esigenze: da un lato quella (di rango costituzionale) protesa
verso il riconoscimento del diritto alla libertà di circolazione e del
merito (sempre che si possa parlare di merito quando si parla di talune
tipologie di punti, quali quelli inventati con il salvaprecari, per
tacer d’altro), dall’altra parte quella protesa verso il
soddisfacimento di una mera aspettativa, che è di rango decisamente
inferiore. Ma visto che i diritti costituzionali citati sono stati
ripristinati con lo scongelamento delle Gae, ora il conflitto si
restringe alla legittimità del bonus di 40 punti in procinto di essere
regalato a chi non si sposta. Come tutti i bonus (si pensi al super
bonus della montagna, anch’esso patrocinato dalla Lega e di cui anche i
meridionali andarono ghiotti senza tante lamentele anti Carroccio e
grazie al quale molti passaron di ruolo disinteressandosi altamente
della depressione e delle cure psichiatriche cui andarono incontro
molti docenti scavalcati con l’altimetro negli anni a seguire il 2004)
anche quello ideato da Pittoni è uno strumento scabroso. Che sarebbe
stato meglio non ci fosse in un contesto come quello del reclutamento
degli insegnanti, ormai più assimilabile a un circo che non a qualcosa
di serio. Ma quel bonus è in discussione, addirittura in Parlamento e
ora rischia di diventare – addirittura – legge se nella propria
autonomia democratica il Potere legislativo deciderà di regolamentare
in siffatta maniera e non in un’altra il conflitto in questione.
Tornando alle inattese proteste meridionali in favore del bonus padano,
il comitato calabrese di Crotone chiede ora “non solo l’attenzione alla
stabilizzazione definitiva ma anche alla momentanea tutela e
salvaguardia delle attuali graduatorie ad esaurimento. Ciò senza
provocare lo sconvolgimento della normativa che, nel 2007, assicurava,
nella totale incertezza, una garanzia alla continuità lavorativa che,
altrimenti, verrebbe a mancare”. Sì al bonus, dunque, dicono i
calabresi che non intendono spostarsi, “facendo attenzione anche agli
spostamenti di fasce, garantendo cioè a chi decide di non trasferirsi,
di non essere scavalcato da eventuali trasferiti da fasce diverse, che
potrebbero, comunque, creare discrepanze e ingiustizie”. Il comitato
allude a ciò che è stato poco dibattuto finora ma che rischia di
esplodere a breve e cioè all’emigrazione di docenti apparteneneti a
fasce superiori delle Gae per cui chi è in prima posizione in terza
fascia potrebbe vedersi scavalcare da colleghi lontani e vicini (al Sud
e al Nord) inseriti in seconda fascia (nelle poche discipline dove
esite la secondafascia) pur se in possesso di un punteggio inferiore.
Il comitato di Crotone dice pure no “a qualsiasi superamento dettato da
falsi miraggi lavorativi che andrebbero a danneggiare altri colleghi e
che non farebbero altro che alimentare guerre tra poveri . E’ da troppi
anni che subiamo soprusi in nome di momenti difficili dello Stato che
vanno a gravare solo ed esclusivamente su una categoria già vessata e
maltrattata da scelte politiche governative errate e indifferenti. Noi
diciamo basta a questi soprusi”. I docenti calabresi evidenziano infine
lo sfruttamento insito nella reiterazione spesso abusiva dei
contratti a termine in violazione delle norme comunitarie e nazionali e
si chiedono: “Perché nessuno lotta per l’abolizione dell’articolo 4
della legge 124/1999 che permette questi abusi?”.
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Vincenzo Brancatisano
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