''Occorre
proseguire nella riforma del nostro sistema di istruzione, gia' in
parte avviata, con l'obiettivo di innalzare i livelli di apprendimento,
che sono tra i piu' bassi nel mondo occidentale anche a parita' di
spesa per studente''.
''Troppo ampi restano i divari interni al Paese: tra Sud e Nord, tra
scuole della stessa area, anche nella scuola dell'obbligo.
Nell'universita' e' desiderabile una maggiore concorrenza fra atenei,
che porti a poli di eccellenza in grado di competere nel mondo; e'
ancora basso nel confronto internazionale il numero complessivo di
laureati''. Lo ha detto il governatore della Banca d'Italia Mario
Draghi, nelle sue ultime Considerazioni Finali a Palazzo Koch.
Secondo valutazioni dell'Ocse - ha rilevato - il distacco del
sistema educativo italiano dalle migliori pratiche mondiali potrebbe
implicare a lungo andare un minor tasso di crescita del pil fino a un
punto percentuale. Draghi si e' anche soffermato sul problema delle
infrastrutture.
'' L'Italia - afferma - e' indietro nella dotazione di infrastrutture
rispetto agli altri principali paesi europei, pur con una spesa
pubblica che dagli anni ottanta al 2008 e' stata maggiore in rapporto
al pil. I programmi del governo prevedono che l'incidenza della spesa
scenda all'1,6 per cento nel 2012, dal 2,5 del 2009; nella media
dell'area dell'euro la spesa programmata per il 2012 e' del 2,2 per
cento del pil, dal 2,8 del 2009. Incertezza dei programmi, carenze
nella valutazione dei progetti e nella selezione delle opere,
frammentazione e sovrapposizione di competenze, inadeguatezza delle
norme sull'affidamento dei lavori e delle verifiche degli avanzamenti
producono da noi - osserva il governatore - opere meno utili e piu'
costose che altrove''.
E anche per quanto riguarda i progetti finanziati dal Fondo europeo di
sviluppo regionale - osserva - vengono eseguiti in tempi quasi doppi
rispetto a quelli programmati, contro ritardi medi di un quarto in
Europa, e i costi eccedono i preventivi del 40 % contro il 20% nel
resto d'Europa.
Nell'alta velocita' ferroviaria e nelle autostrade i costi medi per
chilometro e i tempi di realizzazione sono superiori a quelli di
Francia e Spagna, in una misura solo in parte giustificata dalle
diverse condizioni orografiche''. Per tutto cio', e' ''necessario
recuperare efficienza nella spesa, anche per sfruttare appieno le
risorse dei concessionari privati e quelle comunitarie, che non pesano
sui conti pubblici'', sottolinea il governatore.
Draghi poi si sofferma sui temi delle opere pubbliche. ''A oggi -
spiega - sono stati completati poco piu' del 60% degli ampliamenti
concordati nel 1997 tra l'Anas e la principale concessionaria
autostradale e meno del 30% di quelli decisi nel programma del 2004; il
programma piu' recente, del 2008, e' ancora in fase di studio. Le opere
da realizzare valgono circa 15 miliardi. I fondi strutturali comunitari
attualmente a nostra disposizione sono stati spesi solo per il 15% :
quelli non spesi ammontano a 23 miliardi, a cui va associato il
relativo cofinanziamento nazionale''.
Bisogna ''accelerare tutti questi interventi'' perche' questo ''darebbe
un forte impulso all'attivita' economica''.
Sul fronte del lavoro poi dice che ''la diffusione nell'ultimo
quindicennio dei contratti di lavoro a tempo determinato e parziale ha
contribuito a innalzare il tasso di occupazione, ma al costo di
introdurre nel mercato un pronunciato dualismo: da un lato i lavoratori
in attivita' a tempo indeterminato, maggiormente tutelati; dall'altro
una vasta sacca di precariato, soprattutto giovanile, con scarse tutele
e retribuzioni'' Adesso per Draghi, bisogna ''riequilibrare la
flessibilita' del mercato del lavoro, oggi quasi tutta concentrata
nelle modalita' d'ingresso, migliorerebbe le aspirazioni di vita dei
giovani; spronerebbe le unita' produttive a investire di piu' nella
formazione delle risorse umane, a inserirle nei processi produttivi, a
dare loro prospettive di carriera''. Draghi interviene anche sulle
relazioni industriali e afferma che ''devono favorire l'ammodernamento
e la competitivita' del sistema produttivo, nell'interesse di tutte le
parti. Sono stati compiuti passi per rafforzare il ruolo della
contrattazione aziendale, ma la prevalenza di quella nazionale,
l'assenza di regole certe nella rappresentanza sindacale - osserva -
ancora limitano la possibilita' per i lavoratori di assumere impegni
nei confronti dell'azienda di appartenenza; ne attenuano la capacita'
di influire sulle loro stesse prospettive di reddito e di
occupazione''. Infine, il lavoro delle donne: ''la scarsa
partecipazione femminile al mercato del lavoro - afferma aocnra il
governatore - e' un fattore cruciale di debolezza del sistema. Oggi il
60 % dei laureati e' formato da giovani donne: conseguono il titolo in
minor tempo dei loro colleghi maschi, con risultati in media migliori,
sempre meno nelle tradizionali discipline umanistiche. Eppure in Italia
l'occupazione femminile e' ferma al 46% della popolazione in eta' da
lavoro, venti punti meno di quella maschile, e' piu' bassa che in quasi
tutti i paesi europei soprattutto nelle posizioni piu' elevate e per le
donne con figli; le retribuzioni sono, a parita' di istruzione ed
esperienza, inferiori del 10 per cento a quelle maschili. Il tempo di
cura della casa e della famiglia a carico delle donne resta in Italia
molto maggiore che negli altri paesi: aiuterebbero maggiori servizi e
una organizzazione del lavoro volti a consentire una migliore
conciliazione tra vita e lavoro, una riduzione dei disincentivi
impliciti nel regime fiscale''. In ultimo, nella Relazione del
governatore un accenno anche al sistema di protezione sociale, che
''deve essere posto in grado di offrire, a chi perde definitivamente il
lavoro e ne cerca attivamente un altro, un sostegno sufficiente - dice
- occorre che la sorte di chi lavora in aziende che non hanno piu'
prospettive di mercato sia resa meno drammatica, anche per non
ostacolare il fisiologico ricambio delle imprese''. (ASCA)
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