Nella giornata di ieri è
stato approvato dal Governo il decreto che assegna le risorse
sequestrate alla mafia e i proventi derivanti dai beni confiscati al
Fondo Unico Giustizia (FUG). Con la ripartizione, il 49% del
“tesoretto” affluisce al ministero dell’Interno, l’altro 49% al
ministero della Giustizia, mentre il 2% va all’entrata del Bilancio
dello Stato.
Le risorse saranno impiegate per soddisfare le esigenze di sicurezza e
di giustizia sia sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata
che per la funzionalità degli Uffici giudiziari.
Sul Fondo unico giustizia al 31 ottobre 2010 erano depositati 2
miliardi e 259 milioni.
Nel mese di settembre 2010 il Ministro Maroni sosteneva che
“l’obiettivo è arrivare a 2 miliardi e mezzo entro la fine del 2010 per
ripianare, con i soldi in contanti sequestrati alla mafia e alle altre
organizzazioni criminali e custoditi nel Fondo Unico di giustizia, i
tagli subiti dal ministero dell’Interno”.
Questo era l’obiettivo dichiarato dal ministro dell’Interno
Roberto Maroni nel rispondere ad una interpellanza urgente
alla Camera dei deputati presentata dai deputati Lo Presti e Bocchino.
«Nel Fondo – ha dichiarato Maroni – confluiscono le somme e i titoli
che vengono sequestrati nel corso delle operazioni contro la
criminalità organizzata. Al primo settembre di quest’anno risultano
intestate al Fondo risorse per un valore di 2 miliardi e 200 milioni di
euro. Soldi che sono stati recuperati e che possono essere
immediatamente riutilizzati. Quanto ai titoli sequestrati, la legge di
recente approvata in Parlamento, ci permette di venderli» e di
monetizzare il ricavato.
«La legge – ha spiegato Maroni – prevede anche le procedure di
assegnazione di questo tesoro. Confido che, grazie a questo
provvedimento, sia possibile ripianare le riduzioni di bilancio che
sono state fatte anche al ministero dell’Interno. Sono risorse
straordinarie che noi abbiamo tolto alla mafia. Spero che entro la fine
dell’anno – ha concluso il ministro – queste risorse possano arrivare a
2 miliardi e mezzo in modo da compensare le riduzioni e aumentare la
disponibilità dei finanziamenti da mettere a disposizione delle Forze
dell’ordine».
Nel suo intervento Maroni ha ricordato che dall’insediamento del
governo Berlusconi al 31 agosto di quest’anno, sono stati sequestrati
oltre 28.000 beni alle organizzazioni criminali, con un aumento del
300% rispetto al passato.
«In due anni e quattro mesi di vita del governo – ha riferito il
titolare del Viminale – il valore complessivo dei sequestri supera i 13
miliardi di euro, due volte e mezzo in più rispetto al periodo
precedente. Le confische dei beni sono aumentate, raggiungendo un
valore di 3 miliardi circa».
Si parla di cifre enormi, immense.
Una riflessione sul punto è più che dovuta specialmente alla luce della
crisi sociale vigente nonchè lavorativa.
In un passato recentissimo avevo già provveduto a sollevare delle
considerazioni sul punto, cadute, ahimè, nel vuoto.
http://www.gliitaliani.it/2010/09/perche-non-destinare-i-soldi-sequestrati-alla-mafia-alla-scuola-pubblica/
Ovvero perchè non intervenire con una piccola ma incisiva modifica
normativa affinchè una parte di quelle risorse vadano anche al settore
dell’Istruzione?
Con questo non voglio togliere il merito al lavoro svolto dalle forze
dell’ordine che lottano per contrastare la criminalità organizzata, ai
magistrati impegnati in tale lotta ogni giorno a rischio perenne della
propria vita.
Ma perchè insistere solo sul fattore sicurezza preventiva e repressiva?
Perchè insistere solo in un modus operandi che a lungo termine sarà
fallimentare?
Il miglior modo per educare la società ad altro sistema è proprio
quello di intervenire nel stettore educativo, formativo, nel campo
della cultura.
La società presente caratterizzata da un odioso consumismo
materialistico, da una falsa corsa al perbenismo borghese, dal sempre
più teatrale e vivo desiderio di esser costumati e servili
all’apparente morale collettiva, non accompagna certamente l’individuo
verso il senso della riflessione della critica, ma meramente verso la
strada a senso unico diretta in quella distesa limitata e definita
quale il nozionismo superficiale moderno.
La cultura è fondamentale per intervenire e prevenire fattori e
contestuali situazioni che nel tempo annichiliranno l’individuo nei
meandri oscuri dell’assoluto sempre pù divenire imborghesimento
consumistico e capitalistico della società padronale.
Tagliare in fondi alla scuola pubblica, all’università pubblica,
favorire la logica dell’aziendalizzazione della cultura,
dell’esasperazione del profitto figlio della necessaria voluta ed
imposta concorrenza di mera economia di mercato, riservare la
preparazione culturare solo ad un ceto ben definito ed altrettanto
limitato è un dramma vivo che deve essere fermato.
Ed allora se veramente si vuole contrastare la mafia, e con il termine
mafia intendo tutte le mafie esistenti ivi incluse quelle politiche ed
istituzionalizzate nello Stato dallo Stato, basta demagogia.
Vista la enorme quantità di danaro a disposizione del Fondo Unico di
Giustizia, destiniamo una quota all’istruzione pubblica.
Rilancio questo appello, soprattutto oggi dopo l’approvazione alla
Camera della riforma Gelmini in attesa di essere nuovamente
approvata,forse, dal Senato.
Pasolini diceva che ” l’atroce infelicità o aggressività criminale dei
giovani proletari e sottoproletari deriva appunto dallo scompenso tra
cultura e condizione economica: dall’impossibilità di realizzare (se
non mimeticamente) modelli culturali borghesi a causa della persistente
povertà mascherata da un illusorio miglioramento del tenore di vita”.
Questo è quanto scriveva sul Corriere della Sera del 29 ottobre 1975 .
Sono parole più che vive condivisibili ed attuali.(di Marco Barone
http://www.gliitaliani.it/)
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