La scuola è
il luogo più sicuro al mondo. Ma non per i banchi monoposto, per le
mascherine monouso, per il distanziamento d’un metro, per la didattica
a distanza. No di certo! Ma perché la scuola è sedimento di memoria, di
cultura, di saperi. Perché è luogo deputato alla conservazione del
bello e del buono, del giusto e del vero, del pulito e del possibile,
dell’utile e del geniale. Di più. Perché la scuola è palestra di vita e
d’affetti, d’amicizia e d’allegria, d’esperienza e di ricordi, di
crescita umana e di maturazione. Di più. Katòs kài agathòs. Pathos ed
ethos. La scuola ci conduce per mano in mondi lontani e meravigliosi,
ci apre varchi impensati e inattesi, ci trasporta in fantastiche
avventure. In poche parole, ci apre alla vita.
Fateci caso, alla fine nessuno si ricorderà della “regola di Ruffini” o
della “terza legge di Keplero”, ma della “compagna del primo banco”,
delle passeggiate durante la ricreazione e del largo sorriso della prof
del mattino. Perché gli insegnanti si ricordano soltanto per le cose
belle che hanno donato, per le cose che vale la pena ricordare, per la
fiducia e il coraggio che hanno profuso, per il rispetto che hanno
dato, per i saperi che hanno trasmesso. E i giorni di scuola sono
veramente fatti “della stessa sostanza dei sogni”, sono scrigni di
ricordi incontaminati, forzieri di memoria da custodire negli angoli
più segreti della nostra mente, archivi di sogni di gioventù, di
speranza coccolate, di progetti desiderati.
La scuola è l’ultimo bastione prima del naufragio, l’ultimo margine
prima della resa, il nostro ultimo rostro per battere il “nemico”. La
nostra ultima speranza. Dopo c’è solamente “cemento e maleducazione”.
Angelo Battiato