L'attuale classe
politica conosce la scuola per sentito dire: assume
decisioni irrazionali e non capitalizza il vissuto dell'istituzione. La
responsabile scuola del PD, sintetizzando un caposaldo della legge 107,
ha affermato; "Non abbiamo bisogno di sceriffi o manager, ma di 'motori
di cambiamento': per questo abbiamo fornito nuovi strumenti ai
dirigenti scolastici".
Una proposizione irrazionale perché l'organizzazione scientifica ha da
anni abbandonato il modello gerarchico: strutture in grado di
autoregolarsi sono state introdotte. Evoluzione accolta dal nostro
sistema normativo che ha "rafforzato il principio di distinzione tra le
funzioni di indirizzo e controllo spettanti agli organi di governo e le
funzioni di gestione amministrativa spettanti alla dirigenza" [D.lgs.
27/10/2009 - n° 150].
Una proposizione che valorizza i presidi, indipendentemente dalla loro
oggettiva responsabilità dell'odierno stato del servizio scolastico
[CFR in rete "Il Miur naviga a vista"].
Una proposizione la cui validità si frantuma se immersa nel caso delle
lezioni private.
Le ripetizioni sono un inequivocabile sintomo del malgoverno delle
scuole la cui finalità è lo sviluppo delle capacità e delle competenze
degli studenti, traguardo comune a tutti gli insegnamenti. Il relativo
coordinamento è la chiave di volta dei processi educativi. Le materie
forniscono gli "strumenti e le occasioni" per la progettazione
collegiale.
La condizione necessaria per l'efficacia d'interventi di recupero
esterno è l'ancoraggio alla parcellizzazione della società dei primi
decenni del secolo scorso, in cui la cultura sistemica era assente.
Enrico Maranzana
zanarico@yahoo.it