Sono le nove in punto quando gli studenti di Bronte, dalla testa del corteo non ancora partito, visitano gli stands delle associazioni promotrici, per munirsi di bandiere e materiali di approfondimento. Ne emerge un imperativo corale e di coscienza fatto di slogan, musica, striscioni lungo chilometri.
Un interminabile rosario di nomi, poi, accoglie la scolaresca nei pressi della Cattedrale, assediata da decine di migliaia di giovani. Don Luigi Ciotti, dal palco, incoraggia a tenere alto il testimone e ricorda gli studenti Erasmus, vittime della recente tragedia. Nel suo intervento non fa sconti e vira contro menzogna e nuove ingiustizie sociali.
Il movimento delle statue, dentro un rauco campanile, intima che è già mezzogiorno. Il tempo di stringersi tutti idealmente a Vincenzo Agostino, padre di Nino, barbaramente ucciso da "cosa nostra" insieme alla moglie e al figlio che portava in grembo. Un padre coraggio che non ha mai smesso di cercare giustizia e verità, simbolo di tutti i familiari delle vittime innocenti.
Intanto (dopo un pasto frugale) lasciamo piazza Duomo, mentre la RAI prosegue nella diretta con interviste, per raggiungere Palazzo Zanca dove si tiene il gremitissimo seminario "L’Italia sotto tiro", che annovera le vibranti testimonianze di Renato Accorinti, sindaco simbolo del riscatto della città dello Stretto e di Michele Albanese, giornalista che vive sotto scorta, per aver fatto della sua professione energica denunzia della 'ndrangheta e del silenzio connivente. Poi si fa sera, tempo di riprendere l’autobus, stanchi, soddisfatti e sempre più caparbi sulla strada dell’impegno.
Dunque per il "Radice" una giornata divenuta ormai tradizione, a coronamento del calendario di incontri redatto con passione da Venera Sgroi, referente del progetto "Pace, legalità e cittadinanza" dell'Istituto etneo, che ha ospitato lo scorso 17 marzo - tra l'altro - un incontro con Dario Montana, fratello di Beppe, il commissario della squadra mobile di Palermo ucciso nel 1985.
Nell'occasione sono stati presentati i lavori condotti nelle classi su Vincenzo Mulè, vittima quindicenne delle faida, testimone “adottato” dalla scuola per quest’anno.
Placido Antonio Sangiorgio
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