La musica del trailer
è quella tipica dei thriller. Un folto gruppo di scienziati ha speso 2
miliardi e mezzo di dollari per un esperimento che, in teoria, potrebbe
cambiare la nostra visione del mondo. Ma c'è un problema. Basta un
errore, un solo piccolo errore - nelle strumentazioni, come nelle
500mila righe di codice informatico che pilotano l'operazione – e quel
gigantesco gruzzolo di dollari andrà in fumo in un istante. Un istante
nel corso di sette drammatici minuti di buio, durante i quali al Centro
di controllo nessuno sa ancora cos'è successo. «Sette minuti di
terrore» non è un film di Hollywood. Ma un giocoso filmato di cinque
minuti prodotto al Jet Propulsion Laboratory, che sta di casa nelle
vicinanze: a Pasadena, alle porte di Los Angeles. Un filmato che
racconta una storia vera carica di suspense: fra le 10:24 e le 10:31
del 5 agosto, ora di Los Angeles (in Italia saranno le 6 e mezza del
mattino seguente) il rover Curiosity della Nasa atterrerà in un cratere
del pianeta rosso. «Dall'impatto con l'atmosfera di Marte, che è mille
volte più rarefatta di quella della Terra, all'atterraggio – racconta
Adam Seltzner del Jet Propulsion Lab – ci vogliono solo sette minuti.
Ma siccome ce ne vogliono 14, perché i segnali radio arrivino fino a
noi, quando sapremo che Curiosity ha toccato l'atmosfera, in realtà lui
sarà già arrivato sul suolo di Marte. Per sette minuti però, non
sapremo se sarà vivo o morto». Dimentichiamo per un attimo i due primi
rover – veicoli a ruote per l'esplorazione spaziale – spediti dall'uomo
su Marte: Opportunity e Spirit. Quelli pesavano 185 chili. Curiosity ne
pesa 900, è grande come un'automobile e porta con se il più grande
carico di strumenti scientifici mai spedito nello spazio. Obiettivo
finale: verificare l'ipotesi che su Marte ci fosse un tempo l'acqua.
Cercare tracce biologiche, ovvero indizi di vita di un remoto passato.
Infine, studiare l'ambiente marziano – quantità e qualità delle
radiazioni cosmiche, ad esempio – in preparazione della prima,
futuribile esplorazione umana del pianeta. Quindi, se Curiosity sarà
«vivo o morto» al momento dell'atterraggio, farà una bella differenza,
per l'affollata congrega scientifica radunata dalla Nasa – università,
aziende e le agenzie spaziali di Russia e Canada – in questa
operazione. Non solo per i contribuenti americani che hanno pagato il
monumentale esperimento. Il guaio è che Curiosity pesa troppo. Così,
alla Nasa si sono dovuti inventare una serie di nuove tecnologie. Nelle
operazioni di atterraggio, il veicolo spaziale avrà sei configurazioni
diverse, con 76 dispositivi pirotecnici e il più grande paracadute
supersonico mai costruito. In poche parole, il Rover affronterà la
rarefatta atmosfera marziana racchiuso dentro al suo guscio, dove in
quattro minuti la velocità passerà da 5,7 a 0,4 chilometri al secondo.
A quel punto, potrà entrare in funzione il paracadute, rallentando
ancora il proiettile terrestre da 10 chilometri d'altezza fino a 3,7:
dopodiché, guscio e paracadute si staccano. L'ultima fase di frenata
tocca ai quattro razzi laterali. Fino all'ultimo capolavoro mai tentato
prima: il sistema-motore si stacca, lasciando appeso Curiosity a una
specie di cordone ombelicale che lo appoggia per terra. Due secondi
dopo, il rover conferma l'atterraggio e scoppiano le ultime cariche
esplosive per far volare via la struttura superiore e il cordone. Se le
cose andranno veramente così, Curiosity – il cui nome ufficiale è Mars
Science Laboratory – raggiungerà Marte in grado di tramettere alla
Terra tutto quello che avete sempre voluto sapere sul pianeta rosso.
Viceversa, sarà il silenzio assoluto. Quei sette lunghi minuti, prima
di ricevere il segnale radio che dice «sono vivo», sono un capolavoro
drammaturgico. Hollywood non avrebbe saputo fare di meglio.
Marco Magrini
www.ilsole24ore.com