1. Vediamo le perplessità. Il testo presentato dagli uffici del ministero a febbraio in Consiglio dei Ministri conteneva forti misure di intervento sull’organico del personale (organico funzionale, aumento dell’organico attuale), oltre al tentativo di un energica ripresa di iniziativa in tema di autonomia delle istituzioni scolastiche (autonomia responsabile). Entrambi i tentativi venivano bloccati e ridimensionati da interventi del MEF, andando così ad un testo di puri enunciati di principio.
Evidentemente, sia in qualche ufficio del secondo piano del Miur, sia nelle segreterie sindacali, oltre che nel Pd, il testo che andava in discussione alla Camera dal 5 marzo non bastava. Ecco allora comparire nella Commissione Attività produttive della Camera il 6 marzo due emendamenti (sponsorizzati da questi ambienti?) presentati dal Pd: uno (il 50.10 dell’on. Ghizzoni) che aggiunge 10mila posti all’organico attuale (esattamente nella direzione del testo di febbraio del Miur), l’altro (il 50.01 dell’on. Pelino) per sistemare, con la solita via degli ope legis, alcune fette della dirigenza scolastica che non hanno superato o fatto concorsi.
Per il primo non si trattava di semplice stabilizzazione di una fetta dell’attuale precariato, ma di una vera e propria aggiunta di organico (“ulteriori”) per il calcolo della quale il Mef ha ritenuto assolutamente insufficienti i 350 milioni indicati nel testo. Per il secondo si trattava di immettere nei ruoli della dirigenza docenti che non hanno avuto la nomina in ruolo da precedenti concorsi e gli incaricati di presidenza dal 2008 ad oggi. Un modo per ribadire che i concorsi non contano nulla: vizi noti alle aule parlamentari !
I due emendamenti vengono fermati il 7 marzo in Commissione Bilancio e modificati da un nuovo passaggio nella Commissione Attività produttive dove spariscono i 10mila posti in più e l’immissione nei ruoli della dirigenza. Il Miur non esce bene dalla vicenda.
Cosa resta effettivamente alla scuola? Alcuni principi-guida: l'organico del personale, a partire dal prossimo anno scolastico, verrà fissato ogni tre anni “sulla base della previsione dell'andamento demografico della popolazione in età scolare” e tenendo in considerazione una maggiore destinazione di personale “anche i fini di una estensione del tempo scuola”. Viene inoltre creato “un'organico di rete” tra le istituzioni scolastiche, ma, chissà perché, solo finalizzato a contrastare il fenomeno del bullismo.
Di R.Pellegatta da www.sussidiaro.net