La
logica dei tagli contrae gli organici, riduce i posti di lavoro e
arreca danno alla didattica.
Da alcuni anni al Ministero sembra che non sappiano contare le classi a
tempo pieno in quanto ogni anno si ripropone il problema della
riconferma delle classi dell’anno precedente, senza contare che
per la scuola primaria, ove il tempo pieno non è attivo in tutte
le classi occorre sempre aggiungere le nuove classi che
sistematicamente non vengono autorizzate in ossequio alla logica del
risparmio.
Ecco quindi che a Catania si inventa uno stratagemma artificioso:
avviare le classi prime a tempo pieno utilizzando le risorse ancora
disponibili nelle scuole, utilizzando gli eventuali residui o spezzoni
di cattedra, in modo tale che il prossimo anno le classi, entrate
a regime, figurano nell’organico per il rinnovo e la
conferma automatica.
Questa soluzione “salomonica” e machiavellica tampona un problema
emergente, ma il danno ricade sempre sulla didattica che si
presenta frammentaria e poco organica.
Nelle classi a tempo pieno sono previsti due docenti per classe
con un carico di 38 ore più due ore di religione . Le
docenti assegnate alle classi a tempo pieno hanno un carico orario di
22 ore ciascuno e le quattro ore residue delle quaranta vengono
utilizzate per la refezione e per attività di contemporaneità utili e
funzionali all’apprendimento (lezioni di recupero, esercitazioni
aggiuntive , attività didattiche con le LIM).
Adottando il sistema dei “ritagli” e degli “spezzoni di ore” risulta
che nella classe a tempo pieno, pensata bene con la positiva
organizzazione del maggior tempo da dedicare ai bambini con il
doppio delle ore delle “educazioni” mentre nelle classi a 30 ore le ore
delle educazioni sono di un’ora soltanto, si verrà ad instaurare
un impianto didattico intrecciato con una pluralità di presenze
professionali non sempre efficaci per la didattica del primo anno di
scuola primaria.
Occorrerà stringere i denti con la speranza che, una volta attivata la
classe a tempo pieno l’anno successivo si possa assicurare una maggiore
stabilità di docenti.
La soluzione “strategica” proposta e adottata nelle 24 scuole della
provincia di Catania nelle quali il tempo pieno, richiesto come
un’esigenza di servizio per i genitori che lavorano e riconosciuto
come segno di maggiore qualità didattica che si sviluppa in un
tempo scuola prolungato, va in controtendenza con la riduzione del
tempo didattico che in diverse scuole primarie nelle quali si
adottava un’organizzazione oraria a 30 ore adesso risulta
ridotta a 27 ore ed in alcuni casi persino a 25 ore , così
articolate: 22 ore il maestro unico, due ore di religione ed un’ora di
inglese.
La progressiva scomparsa dei docenti specialisti di lingua inglese,
sostituiti dai docenti curriculari i quali, con un corso di poche ore
conseguono il titolo per insegnare anche la lingua inglese, ma non
sempre con adeguata competenza, determina un’ulteriore diminuzione di
cattedre.
Così facendo il tempo pieno diventa quasi vuoto e la qualità
dell’insegnamento resta un miraggio. L’importante è dichiararla
nelle intenzionalità dei piani programmatici !
Giuseppe Adernò