Se fra
organi di alto profilo istituzionale scoppia una rissa in Tv a colpi di
male parole, nulla toglie che similare profilo verbale si possa
ripercuotere a scuola che della società è specchio fedele, sia
relativamente all'utenza e sia agli insegnanti. E non solo. Ma se passa
l'idea della corruttela generale e dello sberleffo delle leggi, non si
capisce il motivo per il quale non si possa pretendere dai professori
l'aggiramento delle regole che ordinano il funzionamento dell'apparato
o quantomeno la loro non strettissima osservanza. Chi dice dunque che a
scuola si deve fare solo didattica, incolpando di possibili deroghe i
professori sessantottini, fra l'altro ormai estinti, sbaglia e di
grosso. Capita allora che, se all'interrogazione o nel compito scritto
metti un brutto voto, possa pure scoppiare la protesta che, se rimane
nei limiti dell'opportuno dialogo, è costruttiva, ma se sfocia
nell'offesa o nell'aggressione si trasforma in altra cosa, molto simile
alla rissa fra politici illustri, con la differenza sostanziale che a
scuola, tra insegnante e alunno, non si è fra pari. Per innalzare tale
essenziale confine si fa allora un bel discutere di autorevolezza del
docente, ma non tutti posseggono tale carisma, tranne che fra i titoli
di accesso all'insegnamento si pretenda anche una specifica
certificazione psichiatrica. In ogni caso, proprio a causa di qualche
brutto voto, alcuni genitori hanno protestato così violentemente da
costringere dei docenti del “Parini” di Milano a chiedere il
trasferimento in altra scuola: “Ci sono madri che vogliono insegnarci
come si fa il nostro mestiere. E se i figli prendono voti bassi ci
aggrediscono”. E un'altra prof. aggiunge: “Oramai ci si pensa due volte
a mettere un brutto voto, c'è troppa paura di ritorsioni da parte dei
genitori”. Pur nella convinzione che in nessun altro liceo questi
docenti troveranno pace, il problema sgorga, sia dalla delicata
funzione giudicante del docente, che però è misconosciuta persino dallo
Stato, e sia da quella formatrice che però si vorrebbe, da parte di
genitori prepotenti, presuntuosi e col senso di colpa, cucita attorno
al figlioletto. La competizione tra l'altro non guerreggia solo fra le
miss e se il prof. sbaglia a centellinare il voto o a declinare qualche
giudizio immediata scatta l'ingiuria, come quella perpetrata contro il
giudice in tribunale o in passerella. Se poi a tutto questo si aggiunge
la campagna inoculata contro i professori: meridionali, ignoranti e
fannulloni, il cerchio si chiude, ma dentro il quale però rimane
compressa l'intera società che è sempre più restia ad accettare non
solo le regole e le leggi, ma anche l'umiltà della proposta educativa o
l'autorità di chi comunque rappresenta lo Stato in una delle sue
funzioni più importanti e delicate per il futuro della nazione.
Pasquale
Almirante - La Sicilia del 27 marzo 2011