La sentenza
della Corte Costituzionale n.41/2011, che ha dichiarato
l’incostituzionalità delle “code” nelle Graduatorie ad Esaurimento, e
l’emendamento del senatore leghista Pittoni, che mira ad arginare
l’effetto della sentenza stessa, stanno facendo scoppiare, tra i
precari della scuola, una vera e propria “guerra tra poveri”. Queste
contrapposizioni rischiano di far passare in secondo piano la terza
trance di tagli previsti dalla Tremonti/Gelmini (altre 19.700 cattedre
e 14.167 posti coperti da personale Ata), completando così il taglio di
132mila posti di lavoro nel triennio, secondo quanto previsto
dall’articolo 64 della legge 133.
Tutto nacque dall’ex ministro della P.I. Fioroni che, nella legge
Finanziaria del 2007, trasformò le Graduatorie Permanenti Provinciali
in Graduatorie ad Esaurimento. Le GaE furono “blindate”: vietato
trasferirsi di provincia a meno di finire in fondo alle graduatorie, a
differenza di quanto – e giustamente – si poteva fare fino ad allora.
In poche settimane decine di migliaia di precari dovettero decidere in
quale provincia iscriversi.
Fioroni giustificò il tutto con il fatto che, nella stessa legge
finanziaria, era previsto un piano di fattibilità – una promessa quindi
– per l’assunzione di 150mila docenti e 20mila ATA in tre anni. Come
sappiamo, poi il piano non è stato attuato e sono state effettuate solo
in parte le assunzioni. Con il governo Berlusconi sono continuati e
sono stati moltiplicati i tagli che anche il governo Prodi aveva
effettuato nella scuola e pure la Gelmini ci ha messo del suo nel
manomettere le GaE, dando la possibilità di iscriversi in tre province
aggiuntive, oltre la propria, sempre però in coda.
Come era prevedibile, furono migliaia i ricorsi al TAR del Lazio contro
la disposizione, palesemente anticostituzionale tra l’altro, che chi si
fosse spostato di provincia sarebbe stato messo in coda e non “a
pettine” con il proprio punteggio. Altrettante migliaia furono i
controricorsi di chi, se fossero state abolite le “code”, si sarebbe
trovato scavalcato in graduatoria dai ricorrenti.
Per dare una giustificazione legislativa all’inserimento in coda, il
parlamento approvò, all’interno della legge 24 Novembre 2009
(cosiddetta “salvaprecari”), un articolo che ribadiva tale
disposizione, fino ad allora stabilita soltanto da decreti
ministeriali. Qualche giorno fa, la Corte Costituzionale ha dichiarato
l’incostituzionalità di tale provvedimento.
L’emendamento, introdotto nel decreto mille proroghe dal senatore
leghista Pittoni per arginare le conseguenze della sentenza della
Corte, prevede – in attesa di un nuovo sistema di reclutamento - il
blocco delle GaE fino al 31 agosto 2012, “fatti salvi gli adempimenti
conseguenti alla declaratoria di illegittimità costituzionale”.
Spetterà al Miur valutare come adempiere alla sentenza della Consulta.
Da quanto dichiarato da alcuni dirigenti del ministero, pare che i
circa 15mila ricorrenti contro le code saranno inseriti a “pettine”,
probabilmente in tutte le tre province in cui erano in “coda”, mentre
tutti gli altri staranno in un’unica provincia senza la possibilità di
spostarsi. Nessuno potrà aggiornare il proprio punteggio.
Si prevede inoltre l’odioso divieto, essendo nelle GaE di una
provincia, di potersi iscrivere, come è sempre avvenuto, nelle
Graduatorie d’Istituto di altra provincia per le supplenze temporanee.
Si tratta di un ulteriore provvedimento che scatenerà ancora una volta
precari contro precari.
Il vero obbiettivo dei provvedimenti di Pittoni e della Lega
è congelare le graduatorie provinciali per questo anno per
poi cancellarle definitivamente il prossimo anno con la loro
sostituzione con gli albi regionali. E se le graduatorie
provinciale non verranno più riaperte vi saranno
nuove forme di reclutamento dove punteggi, formazione e titoli
accumulati in anni di servizio conteranno ben poco e tutti
i precari saranno costretti a sostenere nuovi concorsi insieme ai
neo-laureati o agli abilitati del nuovo Tirocinio.
Di fronte ad un’altra e sconsiderata “guerra tra poveri” che si è
aperta sulla questione delle “code” e del “pettine” i COBAS intendono
lanciare un forte appello ai precari e a tutti i lavoratori della
scuola:
NO AI CONFLITTI TRA PRECARI. APRIAMO INVECE UNA FORTE CONFLITTUALITA’
CONTRO TREMONTI/GELMINI E CONTRO LA PRECARIETA’.
Ricordiamo che l’essenza della precarietà nel mondo della scuola (uno
su cinque dei docenti è precario, e uno su due del personale Ata ha un
contratto a termine) è dovuta al fatto che un precario costa allo Stato
8/9 mila euro in meno di un lavoratore a tempo indeterminato.
Quindi non è assolutamente una questione di sistema di formazione dei
docenti o di reclutamento degli stessi inefficiente, oppure di
graduatorie che non funzionano, è solo una questione di sfruttamento.
Il problema evidentemente è imporre con la lotta il superamento della
condizione precaria, andare all’origine della questione, abolire con la
lotta le cause della precarietà, cioè il costo del lavoro più basso dei
precari rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato.
1. Immissione in ruolo su tutti i posti vacanti
- automatica immissione
in ruolo sui posti vacanti all’inizio dell’anno scolastico, abrogando
quella norma, inserita nella Legge Finanziaria del 1997 (da un governo
di centrosinistra), che prevede la preventiva autorizzazione mediante
un Decreto Interministeriale, su parere del Ministero dell’Economia. I
posti vacanti devono essere occupati da personale stabile e non con
contratti a termine. Anche ora, nonostante i tagli epocali che stanno
avvenendo, per il progressivo pensionamento del personale, solo i posti
vacanti di organico di diritto del personale docente e ATA sono decine
di migliaia (61mila docenti e 38.300 ATA);
2. A parità di lavoro parità di trattamento: basta con lo sfruttamento
dei precari
- parità di trattamento
economico e normativo per quanto riguarda ferie, malattia, permessi tra
il personale a tempo determinato e indeterminato;
- progressione di
carriera (scatti di anzianità) anche per il personale a tempo
determinato, almeno dopo quattro anni di servizio, com’era per gli
insegnanti di Religione Cattolica prima che una sanatoria li immettesse
scandalosamente in ruolo, lasciando gli altri supplenti a vita.
3. Basta con i tagli agli organici e alle risorse che stanno
impoverendo la scuola
- definizione degli
organici in base alle esigenze dell’istituzione scolastica e del
servizio, degli spazi a disposizione (no alle classi sovraffollate
illegalmente), della necessità di sconfiggere la dispersione scolastica
di migliaia e migliaia di ragazzi;
- superamento della
divisione forzosa tra organico di diritto e organico di fatto,
stabilendo un organico funzionale d’istituto, in base alle esigenze del
servizio scolastico da erogare e non in base ai numeri dettati dal
Ministero dell’Economia e delle Finanze.
4. Libertà di movimento, libertà di graduatoria
- aprire alla sua
naturale scadenza (marzo/aprile 2011) le Graduatorie ad Esaurimento per
l’aggiornamento con i nuovi titoli, a “pettine” con il proprio
punteggio;
- possibilità di
scegliere una provincia, sia per l’eventuale immissione ruolo, sia per
la stipula dei contratti annuali e fino al termine dell’attività
didattica;
- possibilità di
scegliere, con collocazione a “pettine” con il proprio punteggio, solo
per l’eventuale immissione in ruolo, anche una’altra provincia di
eventuale “emigrazione”;
- possibilità di
scegliere una provincia per le graduatorie di istituto diversa da
quelle per le GaE, senza alcuna penalizzazione.
5. Nessun nuovo sistema di reclutamento che non tenga conto dei diritti
acquisiti dai precari in anni ed anni di sfruttamento e che non sia
stato discusso con i precari
Su questi cinque punti irrinunciabili, volti alla fine del precariato
nella scuola, per l’oggi e pure per futuro, non alla stabilizzazione –
pur sacrosanta - di qualche migliaio di precari, dobbiamo sviluppare la
lotta.
Su questi cinque punti volti non alla riforma del reclutamento dei
docenti – sul quale comunque vogliamo discutere – ma alla rimozione
delle cause e delle convenienze per uno Stato sfruttatore ad usare la
precarietà, dobbiamo trovare alleanze, forme di ricomposizione e di
lotta
efficace.
COMITATI DI BASE DELLA SCUOLA