Precario: parola derivata dal latino precarium che significa…sentite un
po’…ottenuto con preghiere!
Ebbene sì:l’origine della parola è proprio prex, l’inutile preghiera di
tantissimi docenti che, pur avendo diritto, dopo anni e anni di
incertezze, a un’occupazione stabile nel mondo della scuola, sono
costretti a mendicare, a elemosinare una cattedra, di anno in anno
diversa, in sedi disagiate, senza garanzia di continuità e decoro
professionale.
Il Ministero dell’istruzione ha i suoi servi della gleba annuali, altri
addirittura mensili e settimanali: migliaia di insegnanti che vivono il
primo giorno di scuola come un incubo, fissano il telefono angosciati,
attendono, ansiosi, quotidianamente, l’arrivo del postino con un
telegramma, la loro speranza, una piccola convocazione,anche all’altro
capo della provincia, purchè qualcosa si muova e la scuola inizi anche
per loro…
E, nella migliore delle ipotesi, ottengono un incarico annuale, magari
su una classe di concorso che poco li interessa…ma si sa, l’importante
è lavorare…l’importante è lavorare…quante volte ho sentito questa
frase, mi ha nauseato ormai, come se i precari fossero sprovveduti,
gente senza nessuna competenza che deve ringraziare chissà chi, se
presta la sua opera!
Non parliamo poi delle supplenze brevi, quelle che alla fine
dell’anno lasciano loro in testa una girandola di volti di
alunni che non sanno più in quale scuola hanno avuto, e i mille volti
dei colleghi, e quel programma senza senso che hanno svolto, un giorno
qui, un giorno lì, come tappabuchi miserandi.
Ministro, ma non aveva promesso 21000 assunzioni nel novembre 2000? Ma
lo sa che la situazione della gestione delle scuole si aggraverà
ulteriormente dal 1 settembre 2003, allorquando 17000 docenti andranno
in quiescenza e il numero complessivo dei posti vacanti supererà le
100000 unità?
Ma perché non attuare subito le immissioni in ruolo, con un’immediata
positiva ricaduta sulla tanto decantata continuità didattica, e di
conseguenza sulla qualità dell’offerta educativa e formativa della
scuola statale? D’altronde è stato dimostrato che la spesa per il
personale supplente annuale, necessario comunque per coprire i posti
vacanti, sarebbe la stessa che si dovrebbe sostenere per assumere nuovo
personale a tempo indeterminato.
Perché nulla si muove? Semplice: gli insegnanti sono già troppi, lo
stato è in deficit, del diritto allo studio tanto sbandierato non
interessa niente a nessuno, conviene andare avanti così, maltrattando
tutti, senza ritegno.
E allora, rispettando peraltro l’etimologia della parola precario, non
resta altro che pregare, pregare finchè la preghiera, prima o poi, come
succede sempre nelle situazioni di esasperazione, si trasformerà in
urlo sonoro contro cotanto disdoro…
Silvana La Porta