Ancora sul baratto. L’invito di Libero Tassella ai colleghi affinché aprano gli occhi di fronte al baratto in corso tra sindacati e governo in merito al ripristino degli scatti di anzianità ma non alla restituzione dei due miliardi e 350 milioni che avrebbero dovuto servire alla valorizzazione del cosiddetto “merito” dei docenti, cadrà, more solito, nel vuoto, o quasi. I docenti sono scarsamente sensibili ai tradimenti perpetrati ai loro danni come sempre lo sono stati riguardo ai loro diritti di miglioramento salariale e giuridico; una categoria facilmente manipolabile e assoggettabile, sindacalmente poco attrezzata e, di conseguenza, facile vittima di sindacati concertativi. La situazione è ovviamente precipitata in anni nei quali abbiamo assistito allo strapotere di posizioni demagogiche di altre categorie che sono riuscite ad ottenere di tutto e di più; e oggi siamo a piangere sulla distruzione della scuola di Stato, oltre che sulla distruzione della professionalità di una intera categoria. Categoria che comunque annovera tra le sue fila alte professionalità e specchiate moralità. Penso alle competenze espresse dai docenti della scuola primaria, a quelli di certe scuole poste in aree a rischio, a coloro che hanno fornito preparazione tecnica e professionale a ragazzi provenienti da famiglie disagiate, e a coloro infine che, pur tra anacronismi e difetti, hanno valorizzato le eccellenze delle quali l’Italia va giustamente orgogliosa nel mondo. Ma la questione ormai si deve spostare dall’ambito sindacale o professionale a quello politico: cosa vogliamo fare della scuola di Stato? Definitivamente affossarla o conservale dignità e decoro? Serve la scuola all’Italia? O per il mercato globale si vuole solo una scuola dequalificata e mortificata? Vogliamo veramente destrutturarne l’organizzazione complessiva? Diamoci delle risposte e comportiamoci di conseguenza, tutti. (Flora Villani di Professione Insenante))