Gentile prof.
Pascuzzi
Grazie per i suoi commenti interessanti, anche se critici, al mio
articolo sul Sole24ore del 25 giugno 2011. Non so dove il suo articolo
di risposta sia uscito, ma la prego di voler affiancare al suo articolo
la mia risposta che riporto qui sotto. Questo il link del testo di Pascuzzi:
http://www.aetnanet.org/catania-scuola-notizie-242772.html
Qualunque scienziato sa che ogni "strumento di misura" non è identico a
se stesso in istanti diversi: anche il termometro. Il problema è
disporre di strumenti che minimizzino gli errori e le distorsioni
sistematiche dovute al tempo e allo spazio, e mettano in piena luce le
grandezze che invece ci interessano. E per valutare la bontà di questi
strumenti, l'unico metro rilevante sono le alternative disponibili.
Vincenzo Pascuzzi dice che i test Invalsi sono "non tarati e non
riproducibili" e, a differenza del termometro, non sono vincolati da
criteri precisi per la loro costruzione e taratura. Queste affermazioni
non corrispondono al vero: esiste una letteratura scientifica
internazionale sconfinata su come costruire questi test e l'Invalsi li
produce anche sulla base di un'esperienza pluriennale di altri paesi,
volta proprio ad assicurare la taratura che consente la confrontabilità
nel tempo e nello spazio. Non è facile ma è esattamente quello che
l'Invalsi sta cercando di fare. Tanto è vero che in prospettiva i test
verranno utilizzati per calcolare il valore aggiunto negli
apprendimenti (ossia la differenza tra i risultati in test successivi
nel tempo) e non solo per confrontare i livelli in uno stesso anno.
Pascuzzi, inoltre evita di ammettere (come mai?) che almeno all'interno
di uno stesso anno i test invalsi consentono una comparazione tra
studenti diversi, che i voti tradizionali impediscono.
Ovviamente, come nel caso del termometro, rimangono distorsioni in
funzione del tempo e del luogo in cui la misurazione avviene. Ma la
scienza statistica ha disegnato modi proprio per epurare i dati da
queste distorsioni. Pensiamo ad esempio a come valutare la capacità
della scuola Italiana di integrare gli stranieri, problema a cui facevo
riferimento nel mio articolo sul Sole24ore (e su cui Pascuzzi trascura
di commentare). Supponiamo che i test di prima e terza media abbiano
ciascuno il suo elemento di distorsione. Sotto l'ipotesi che la
distorsione sia identica in ciascun anno tra nativi e immigrati,
ipotesi standard in questo tipo di studi statistici, l'effetto della
distorsione si cancella nella differenza tra le performance dei due
gruppi. E quindi possiamo usare questa differenza per valutare se
l'integrazione è migliorata o peggiorata tra prima e terza media.
Chiedo a Vincenzo Pascuzzi di spiegarmi come potrebbe ottenere
un'informazione ugualmente attendibile usando i voti e le valutazioni
fatte dai singoli insegnanti sulla base di prove diverse e valutate con
metri diversi.
Quindi la critica di Pascuzzi, riguardante la prima buccia di banana,
non tiene. I test invalsi non sono la perfezione, ma sono certamente
studiati da persone competenti e scientificamente aggiornate ai
migliori standard internazionali. Lo strumento di misura che ci
offrono, per quanto imperfetto, è meglio delle alternative disponibili.
Ma anche la critica riguardante la seconda buccia non tiene. Sarei più
che felice di essere smentito da Vincenzo Pascuzzi, ma io in internet
non ho trovato un metodo alternativo ugualmente convincente. Se me lo
vuole indicare gli sarò grato. E questo non perché debba essere lui a
risolvere il problema mio o del Miur. Gli usi possibili dei risultati
dei test sono molteplici, ma tutti di interesse generale e comune: sono
una infrastruttura di cui il Paese ha bisogno, che poi può essere usata
in modo diverso così come un'autostrada ha due sensi di marcia. Opporsi
alla costruzione di un autostrada solo perché qualcuno la può usare in
direzione opposta a quella in cui dobbiamo andare noi è miope!
Ad esempio il problema della integrazione degli stranieri è un problema
di tutti, così come quello della valutazione degli studenti per
l'ammissione all'università o la valutazione delle scuole e degli
insegnanti. E se gli insegnanti si oppongono ai test invalsi perché
potrebbero anche essere usati per la valutazione delle scuole, e quindi
per questo invitano gli studenti a copiare ... beh allora c'è davvero
da chiedersi se sia il caso di affidare loro i nostri figli.
Da ultimo fa tristezza l'uso di tutta questa storia in chiave Anti
Gelmini. Fa tristezza perché in questo paese non è possibile fare una
discussione di natura tecnica senza che immediatamente diventi una
questione politica su cui discutere con i paraocchi dell'ideologia.
L'Invalsi esiste da ben prima della Gelmini e ha ricevuto grande
impulso proprio dal Ministro Fioroni se non vado errato. Test
standardizzati di questo tipo esistono in moltissimi paesi avanzati e
non, e vengono spesso usati anche e proprio per valutare i risultati
delle riforme governative. Come dicevo nel mio articolo, Pascuzzi
potrebbe usarli appunto per dimostrare quanto male ha fatto la Gelmini
alla scuola italiana (se male ha fatto).
Quello che è certo, se mai, è che la Gelmini e il MIUR fino ad ora
hanno fatto ben poco per l'Invalsi, lasciandolo con pochissimi fondi e
risorse. Se l'Invalsi ne avesse ricevuti di più, probabilmente anche i
problemi tecnici che si sono verificati quest'anno avrebbero potuto
essere evitati.
Andrea Ichino
andrea.ichino@unibo.it